Diritti umani
Intervista all’Avvocato Gianmarco Cesari, Presidente dell’Osservatorio Vittime

Il processo in Italia è spesso a rischio prescrizione e conseguente impunità dei crimini, a causa dei complessi iter processuali ma anche di evidenti errori tecnici
di Giordana Fauci
I processi in Italia sono troppo lunghi, al punto che molti rischiano la prescrizione. E se non v’è dubbio che le cause devono avere una ragionevole durata, è ancor più vero che spesso sono gli errori tecnici a rendere biblici i tempi della giustizia.
Ma resta il fatto che, al di là delle motivazioni, la prescrizione e la conseguente impunità dei crimini uccidono la giustizia; mentre i cittadini, d’altro canto, hanno diritto a processi più brevi, oltre che alla certezza della pena.
A confermare ciò è l’Avvocato Gianmarco Cesari, Cassazionista, nonché Presidente dell’Osservatorio Vittime e Avvocato AIFVS – Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, oltre che componente del Comitato Centrale della Lidu onlus (Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo), un impegno che va oltre a quello meramente professionale nella tutela dei più fragili.
L’Avvocato Cesari si è soffermato a trattare i tanti e tali errori che hanno caratterizzato il caso conclusosi di recente, dopo quattordici anni, con una sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Taranto e che, evidentemente, ha rischiato la prescrizione.
Gianmarco Cesari è un professionista che ama il suo lavoro e che, dunque, non si limita a svolgerlo al meglio. La sua sensibilità è tale da andare ben oltre, perché non ignora e, quindi, non sottovaluta un aspetto fondamentale: la sofferenza dei parenti delle vittime che, proprio in considerazione dei lunghi ed estenuanti tempi dei processi, non trovano pace.
…Una pace che, del resto, non otterranno mai, visto che, nella maggior parte dei casi, saranno per sempre privati della presenza del loro caro o, laddove più fortunati, soffriranno al suo fianco, a causa della sua sopraggiunta invalidità.
Queste le preziose parole rilasciate dall’Avvocato Gianmarco Cesari, al termine della sua intervista.
Non è la prima volta che un processo rischia la prescrizione. Ci spiega perché si verificano fatti tanto gravi?
“Accade per svariati motivi. Sicuramente per le tante udienze che si succedono e che, di frequente, sono di mero rinvio. Accade, poi, per il lungo tempo che intercorre tra un’udienza e l’altra. O, ancora, per il cambio dei giudici, come pure per l’audizione dei testimoni che, spesso, sono molti. Ma, certamente, accade anche per errori tecnici. Ed è proprio per errori tecnici che questo caso ha rischiato seriamente la prescrizione. L’iter processuale è durato ben 14 anni: 14 lunghi anni per arrivare alla definizione del solo primo grado di giudizio, con sentenza emessa dal Tribunale di Taranto, ad un passo dalla scadenza dei termini di prescrizione… Anni interminabili, pesantissimi per i familiari della vittima, costituitisi parte civile.”
Di cosa tratta la causa?
“Il caso riguarda un incidente stradale verificatosi il 7 luglio dell’anno 2007, a pochi chilometri dall’abitato di Ginosa, sulla via che porta alla vicina Laterza. In quell’incidente ha perso la vita un giovane di nome Carlo Passarelli.”
Quali errori sono stati commessi?
“Non si è trattato del solito ritardo dovuto alle lungaggini della giustizia penale italiana. C’è stato purtroppo qualcosa in più. Ci sono voluti 14 anni perché, in larga parte, il processo è stato caratterizzato da un’interpretazione della realtà a dir poco opinabile, oltre che da errori tecnici.”
Può ricostruirci l’accaduto più nel dettaglio?
“Uno scontro fatale ed un giovane deceduto sul colpo. Questo avveniva durante una tragica notte. La vittima procedeva a bordo di una Fiat Bravo sulla ex 580, quando è avvenuto il tragico impatto con una Opel Astra che proveniva da una strada poderale. Poi un secondo incidente, questa volta frontale, con un’altra vettura.”
Da quanto tempo ha assunto la difesa?
“Ho assunto la difesa nell’anno 2016, momento in cui la vicenda giudiziaria, giunta dopo dieci anni in Corte di Appello, è ritornata al punto iniziale, a causa dell’omessa celebrazione dell’udienza preliminare. In pratica si è verificato una sorta di gioco dell’oca, certamente estenuante per i familiari della vittima, sempre presenti in aula, a differenza dell’imputato… Mai comparso davanti al Giudice.”
Ha parlato di errori tecnici. A cosa si riferisce?
“La vicenda era stata ricostruita su basi che ho dimostrato essere non corrispondenti alla realtà dei fatti. Al momento del sinistro, infatti, i Carabinieri intervenuti sul posto hanno ricostruito una dinamica dell’accaduto secondo cui l’Opel Astra era in fase di sorpasso, al contrario di quanto testimoniato dalle persone che occupavano la Micra che veniva in direzione opposta, per cui il mezzo usciva dalla via secondaria. In quella circostanza inoltre, non sono stati sentiti i tre amici di Passarelli, che viaggiavano nella vettura dietro la sua auto e che si erano fermati per prestare alla vittima immediato soccorso.”
Dunque, si è trattato di un errore commesso dai Carabinieri nella ricostruzione del fatto?
“Non solo. Questa è stata solo una delle tante anomalie a cui sono seguite altre circostanze poco convincenti. Vi è stata, ad esempio, una sentenza che faceva seguito ad un patteggiamento accordato dal PM ma non dal Giudice, che eccepiva la prescrizione del reato di omicidio quando erano stati già raddoppiati i termini di prescrizione. A non voler dimenticare la consulenza tecnica d’ufficio civile, divenuta consulenza tecnica di parte dell’imputato. Da ultimo, il processo civile in parallelo, senza che vi fosse stata la rinuncia alla costituzione di parte civile nel processo penale.”
Si ritiene soddisfatto del risultato ottenuto?
“La vicenda giudiziaria ha concluso il suo primo grado con una sentenza a un anno e sette mesi per omicidio stradale, per omissione di precedenza a carico del conducente della Opel Astra, con un concorso di colpa minoritario per il Passarelli che, evidentemente, non ha rallentato in prossimità dell’incrocio.”
Qual è la sua opinione in proposito alle tante e tali lungaggini dei processi. Ma, soprattutto, per ciò che concerne gli errori?
“Verità dopo mille ostacoli, cambi di giudice e ritardi inammissibili con violazione della dignità delle vittime e delegittimazione della giustizia… Sono fatti intollerabili! Senza dubbio, sono soddisfatto per il risultato raggiunto ma, al tempo stesso, non posso non evidenziare amare considerazioni su tutto ciò che può influire sullo svolgimento fluido e regolare di un processo, orientato ovviamente alla ricerca della verità.”
Cosa comportano questi iter contorti, oltre alla perdita di tempo per voi avvocati ma, in primis, per i familiari delle vittime?
“In casi come questo, il rischio serio è rappresentato dalla seconda vittimizzazione dei familiari a causa di una grave indifferenza burocratica. Al tragico evento si aggiunge così la sofferenza che fa rivivere il lutto attraverso ciascuno step procedimentale. Perché più è lungo e complicato il cammino, più è pesante da vivere. Si è vittime di un fatto prima, si soffre nuovamente poi a causa di una sorta di aggressione emotiva, per effetto di una giustizia il cui funzionamento non sempre lascia soddisfatti.”
Le è accaduto di rischiare di vedere la prescrizione di altri processi e, dunque, di assistere alla impunità di ulteriori crimini?
“Sì. Un omicidio causato da un trattore che viaggiava con un rimorchio a luci spente. L’incidente mortale è avvenuto a Mesagne. La causa è iniziata nell’anno 2011 a Brindisi e si è conclusa nel 2020. Ed ora è iniziato l’appello a Lecce. La mia speranza e, invero, augurio, è che tanti e tali rischi non si corrano mai più.”
Siamo certi che, grazie a valenti professionisti qual è, senza alcun dubbio, l’Avvocato Gianmarco Cesari, molte prescrizioni si possano evitare.
Ci auguriamo, al contempo, che ognuno adempia con altrettanto scrupolo allo svolgimento dei propri doveri, per snellire i complessi tempi della giustizia ma, prima ancora, per evitare imperdonabili errori.