Diritti umani
Inclusività dei parchi-gioco e prospettive di coinvolgimento… Di tutti: nessuno escluso!

Il “diritto al gioco di tutti i bambini” è sancito dalla Convenzione Internazionale dell’Unicef sui Diritti dell’Infanzia ma, oltre ai bambini, bisogna pensare a tutti: anziani, adulti e diversamente abili
di Giordana Fauci
Prima ancora che nelle attività sportive, le attività motorie trovano espressione nel gioco: per questo giardini e parchi pubblici sono diffusi ovunque, in ogni Paese e città, come si trattasse di elementi fissi del paesaggio urbano.
E in una società che non può fare a meno di attribuire dovuta importanza al gioco, fondamentali sono i concetti di inclusività e progettualità, finanche nella scelta di materiali ed attrezzature usate nella costruzione della maggior parte dei parchi–gioco pubblici e privati, come pure in numerosi altri luoghi.
I parchi, pertanto, sono quasi tutti inclusivi oramai, ovvero tesi ad accogliere e ad includere in diversi modi chiunque desideri utilizzarli.
Le finalità dei parchi inclusivi, a dire il vero, sono analoghe a quelle di altri parchi, seppur con prospettive di coinvolgimento ben più ampie.
Non a caso, “il diritto al gioco di tutti i bambini” è sancito dalla Convenzione Internazionale dell’Unicef sui Diritti dell’Infanzia, all’articolo 31, oltre ad essere ripreso in maniera indiretta in altri punti.
Pertanto, includere al gioco in strutture come parchi pubblici significa rendere fruibili luoghi e dotazioni a bambini con tipologie di deficit motorie e sensoriali che, altrimenti, resterebbero esclusi da qualunque possibilità di godere di uno dei diritti basilari dell’infanzia.
Ma è, al tempo stesso, importante chiarire che chiunque deve poter godere della fruizione di parchi pubblici e, invero, di qualunque altra area: non solo bambini e persone diversamente abili, bensì tutti… Nessuno escluso!
Dunque, è proprio da questa constatazione che si deve partire per comprendere l’importanza di sensibilizzare alla realizzazione di nuove strutture e finanche all’adeguamento di quelle già esistenti.
Fondamentale, quindi, la bravura dei progettisti e la loro capacità di creare parchi ed aree realizzati attraverso strategie di inclusività, senza limitare la visibilità o la vivibilità di quelle categorie affette da disabilità fisiche e psichiche, facendole sentire affatto diverse e, per l’appunto, incluse.
Non a caso la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha rivisto il concetto di disabilità alla luce del concetto di inclusività, facendo riferimento alla “interazione complessa tra le caratteristiche del corpo di una persona e le caratteristiche dell’ambiente e della società in cui la stessa vive.”
Dunque, ora la disabilità non è più considerata un problema che riguarda esclusivamente un ambito ristretto di individui; di contro, definisce un grado di disabilità applicabile a tutte le persone, qualsiasi sia il loro stato di salute, tenendo massimo conto delle più differenti caratteristiche esistenti.
Ecco perché la sensibilità nel rendere i luoghi pubblici accessibili a tutti aumenta di anno in anno ed è in costante evoluzione.
In Italia al momento non esistono leggi che regolamentano la realizzazione di parchi inclusivi per bambini o che prescrivono quali giochi possono essere considerati realmente inclusivi.
Senza dubbio, un parco inclusivo deve poter essere raggiungibile da tutti con facilità: da chi corre, da chi ha difficoltà motorie o finanche da chi è ipovedente o addirittura non vedente.
E ciò, a dire il vero, deve poter divenire prerogativa non dei soli parchi inclusivi bensì di qualsiasi luogo, anche non esclusivamente dedicato al gioco.
Quanto ai percorsi, gli accessi devono essere privi di qualsiasi ostacolo, quali gradini, paletti, alberi o altri oggetti che ne possono limitare la larghezza ed impedire il passaggio non solo a persone in sedia a rotelle ma anche a genitori con figli piccoli in carrozzina.
Dunque, ogni gioco, ciascun arredo, dalla panchina alla fontanella dell’acqua, deve essere raggiungibile alla stessa maniera da chiunque: anziani, bambini e diversamente abili.
E, ancora, i dislivelli devono essere resi superabili con strategie progettuali, quali rampe con pendenze non superiori all’8% e così anche l’accesso ad aree gioco.
…Ogni oggetto deve, quindi, avere una funzione precipua e poter essere fruito da ogni persona alla stessa maniera.
…Tanto più laddove si tratti di giochi, perché un gioco deve essere tale per qualunque bambino!