Connect with us

Arte & Cultura

Il viaggio nella memoria di Gianluca Santise

Published

on

Tempo di lettura: 7 minuti

Gianluca Santise, medico napoletano, ha da poco pubblicato il suo secondo romanzo ‘Magnolia nera’

Di Francesca Rossetti

Gianluca Santise, medico napoletano, ha da poco pubblicato il suo secondo romanzo ed oggi ci parla di se’ e della sua vita.

 Chi è Gianluca Santise e come nasce la passione per la letteratura?  

“Gianluca Santise oggi è il risultato delle esperienze, delle passioni e delle scelte fatte negli anni. Da ragazzo era un po’ timido, introverso e riflessivo – anche solitario se vogliamo – ha conosciuto l’arte da piccolo, perché lo faceva sentire meglio e lo lasciava libero di esprimersi senza essere giudicato. Ha iniziato col teatro, come molti ragazzi, frequentando la compagnia della parrocchia, anche per vincere la sua timidezza, per riuscire a parlare con le ragazze, poi si è avvicinato alla musica e alla poesia, scrivendo testi teatrali, canzoni e sonetti. Ha sempre letto tanto e di tutto, dai Fantasy agli horror, fino ai grandi romanzi storici, ma non aveva ancora l’ardire di scrivere qualcosa di così importante come un romanzo. Poi è arrivata la passione per la medicina e da allora è diventato un uomo diviso tra la chirurgia e l’arte, un binomio inscindibile, perché l’arte è stata fondamentale per sublimare le tensioni e le difficoltà di un lavoro molto stressante come quello del cardiochirurgo.

Scrivere e suonare è stato per anni il suo modo di alleviare la sua anima.”

Come si combinano medicina e passione letteraria e quanto c’è del campo medico nelle tue opere?

“Si mescolano bene, senza mai fondersi. Si scrive spesso di quello che si vive, quindi non è strano che la medicina faccia spesso capolino, anche come sottofondo. Ad esempio, il primo romanzo “Cento Battiti”, è un viaggio immaginario di un cuore, il protagonista, che racconta la sua esperienza prima e dopo un trapianto. Ovviamente un soggetto del genere non sarebbe mai venuto fuori se non avessi lavorato nel mondo dei trapianti per anni. Poi, crescendo, dopo il matrimonio ed i figli, sono cambiate anche altre percezioni ed è nato “Magnolia Nera” che ha un medico come protagonista ma tratta di rapporti umani, di memoria e di emigrazione.

Napoli ha avuto un grande medico diventato poi santo, Giuseppe Moscati, e da sempre la tv ci propone avventure fra le corsie degli ospedali, da E.R. Medici in prima linea” a Doc nelle tue mani”: il ruolo della fede e della lettura dell’anima nel rapporto con i pazienti e per facilitare il loro percorso di guarigione.

“Questo è un punto fondamentale per la mia professione. Moscati è un riferimento per me sia come medico sia come uomo, per come ha donato la sua vita privata alla sua missione. Ho detto ‘missione’ non a caso, perché quella del medico è una missione e non va dimenticato; non è una professione come le altre, si ha a che fare con la sofferenza, la morte e la guarigione, condizioni che senza una fede salda non sarei mai riuscito a fronteggiare.

Noi siamo strumenti nelle mani di Dio, non dobbiamo dimenticarcene, per questo non siamo tecnici, non siamo robot, non entriamo solo nei corpi delle persone, ma soprattutto nella loro anima. La guarigione inizia già quando il medico poggia la mano sulla spalla del paziente e gli dice “Ci penso io!” La società di oggi tende a spersonalizzare i rapporti e ad automatizzare le terapie, e questa relazione unica medico-paziente rischia di perdersi. Non bisogna lasciarsi prendere dal turbine dell’efficienza e della produttività, ma bisogna parlare con le persone prima ancora di curarle. Perché c’è una storia dietro ogni malattia”.

Spesso i pazienti perdono la memoria, come nel caso del medico Pierdante Piccioni in Meno dodici”: come è possibile riacquistarla e come cambia la vita del paziente nel momento in cui torna ai ricordi normali?

“La mente umana è un meraviglioso universo, del quale conosciamo molto poco, ed io, nonostante mi occupi di altro, ne sono affascinato. Mentre il cuore è in fondo un muscolo che pompa sangue in modo stupido e ostinato, il cervello è un’altra cosa, una rete complessa di neuroni che scambiano ed immagazzinano miliardi di informazioni.  La perdita di memoria può avvenire quando qualcosa in quelle reti si interrompe, per un trauma fisico o psicologico, o per effetto di lesioni di altro genere o degenerazione tipo l’Alzheimer. Spesso, soprattutto, quando non ci sono lesioni organiche, è possibile far riaffiorare i ricordi con diverse tecniche, dall’ipnosi, alla psicoterapia ad esempio. Ovviamente sono situazioni complesse che vanno gestite caso per caso, e con un supporto psicologico al paziente ed ai familiari. Una persona che perde la memoria si ritrova in una situazione sui generis: quello di essere il risultato di anni di esperienze, che però non ricorda più. Perde i suoi riferimenti, le sue certezze, dubita degli affetti, degli amici, non ricorda i nemici. Potrei continuare all’infinito, perché le perdite di memoria possono essere molto variabili: generali, parziali, selettive. È chiaro che quando si ha la fortuna di ritrovare i propri ricordi dopo un periodo di amnesia, ci si sente come quando si torna a casa dopo un lungo viaggio in un ambiente ostile e sconosciuto. Ci si può finalmente rilassare”.

 Quanti tipi di memoria esistono, cosa viene trattenuto e cosa invece rimosso dall’inconscio?

“Domanda difficilissima; risponderei: “non me lo ricordo” tanto per fare una battuta. Molti studi hanno approfondito l’argomento, una classificazione che ha avuto molto riscontro è la divisione in memoria sensoriale, che deriva dagli organi di senso e che mantiene le informazioni per pochi secondi; memoria a breve termine, che contiene informazioni che durano secondi o minuti; e memoria a lungo termine che permette di immagazzinare le informazioni per molto tempo e recuperarle all’occorrenza. L’inconscio è la parte involontaria della nostra personalità, spesso quella istintiva, primordiale, che risponde a stimoli ancestrali, che tende a preservare l’integrità dell’individuo ed è molto affascinante, perché spesso agisce e coinvolge i nostri comportamenti in modo inaspettato.

Ovviamente non so rispondere tecnicamente alla domanda “cosa trattiene e cosa rimuove l’inconscio?”, ma sicuramente posso riflettere con Lei sul fatto che l’inconscio frequentemente elimina delle esperienze traumatiche che altrimenti potrebbero avere un impatto negativo sulla vita dell’individuo: ad esempio abusi, maltrattamenti, perdite di cari, o eventi drammatici vengono relegati in una cella per non essere più ritrovati e non sentire più quel dolore insopportabile. Ecco, l’inconscio ci difende da noi stessi”.

 In che modo avviene la perdita della memoria nella vita di Roberto, il protagonista di “Magnolia Nera”?

“In modo chiaramente traumatico, dopo un’ubriacatura ed una caduta per le scale. Lui si risveglia con un forte mal di testa ed una lesione alla nuca”.

 Memoria nel senso di vita precedente, quasi una sorta di moderna reincarnazione: quali persone e luoghi della città del sole aiuteranno Roberto a tornare piano piano alla vita di prima?

“Ci sono diverse persone che lo aiuteranno direttamente, come Sandra la sua vecchia amica, o indirettamente come Loredana, il commissario, che invece cercherà di ripercorrere a ritroso la sua avventura per aiutare la moglie a ritrovarlo; e poi ovviamente Linda, sua moglie, che mentre lo cerca fa buon viso a cattivo gioco con la madre ed i figli che hanno un breve ruolo nella sua ricerca. Anche i luoghi della città sono importanti, alcuni di loro gli servono quasi per lasciarlo ambientare, come il Castel dell’Ovo, la Galleria Umberto e via San Gregorio Armeno: lui li vive come un turista a casa sua, comincia a scoprire ed essere attratto dalla sua città per la bellezza. Poi qualcosa cambia ed è la stessa città a “chiamarlo”, in alcuni luoghi ben precisi, la Villa Floridiana, Posillipo ed infine al Salone Margherita dove si svolge una delle scene più importanti del libro”.

 Cosa significa Magnolia Nera” e quale ruolo hanno questo fiore e questo colore? Intende il buio dei ricordi?

“Magnolia Nera è un po’ un gioco di parole, è un fiore che non esiste in natura, ma è sulla copertina del diario di Roberto, che offre l’inizio al romanzo. Là il fiore Magnolia Nera è stato scelto per le diverse interpretazioni che può dare, e per i diversi riferimenti che ci sono nel romanzo. Intanto mi viene in mente qualcosa di un po’ oscuro, proibito, come l’omonimo profumo, che è sulla pelle di una delle donne che orbitano intorno a Roberto e che, guarda caso, è di colore. Infine, c’è il buio dei ricordi e dell’umore di Roberto quando si rende conto di non avere più il suo passato”.

 Da Napoli a Londra: come avviene il cambio vita del protagonista, quali similitudini e differenze presentano le due città?

“Sono due città molto diverse per natura e percepite molto diversamente dal protagonista. L’Inghilterra è per lui infida e pericolosa, il luogo in cui si ritrova senza la memoria e che rivede anche attraverso le pagine fosche del diario. Non sa mai se ciò che ha davanti, luoghi, cose e persone, appartengano al presente o al passato: è costretto a diffidare di tutto ciò che vede. Napoli invece si presenta a lui come l’ancora di salvezza, vivace e rumorosa, già mentre legge il diario, percepisce che quella è casa sua, che lui appartiene a quel posto, così come i suoi affetti più cari. Così quando arriva in città in lui avviene un cambio di passo, si stacca dal suo angelo nero, Kya, e cerca la sua strada da solo, esplorando gli angoli dei quartieri che possano riportargli in superficie i suoi ricordi. È il momento in cui lui prova e riconoscere se stesso attraverso gli occhi della sua città”.

Come appare Napoli agli occhi del protagonista al suo risveglio/ritorno e chi è la donna che spera di incontrarlo? Dove si trova e come si sono conosciuti?

“Come detto, Napoli appare come la sua salvezza, in un’ esuberante atmosfera natalizia, non ha dubbi che quella è la città in cui ha vissuto da ragazzo, e che lì c’era la sua vita almeno fino a dieci anni prima, quando il diario testimonia la sua partenza. Il suo ritorno a Napoli è rocambolesco, con un evento drammatico gestito egregiamente durante il volo in aereo, e diversi momenti in cui la speranza di trovare tracce del suo passato lasciano il posto alla disperazione di non avere riferimenti. Eppure caparbiamente continua la sua ricerca ed infine riesce a ripercorrere istintivamente alcune strade che lo porteranno verso un volto amico.

Nonostante nei primi capitoli sembra che lui viva questa condizione da solo, c’è chi lo cerca da Napoli: Linda, sua moglie, che, divisa tra un convegno su Dracula a Santa Maria la Nova, i tentativi di contattarlo e i due figli che fanno troppe domande, si chiede dove sia finito il marito e dopo tre giorni di assenza di notizie, come tutti, ne denuncia la scomparsa. Quella denuncia fa partire la seconda fase del romanzo, quella più dinamica e poliziesca.

Come si sono conosciuti? Beh, proprio Dracula anni prima, era stato il motivo della loro incontro”.

 Prossime presentazioni.

“Abbiamo in programma un piccolo tour in Calabria, la regione in cui ho vissuto per anni e nella quale c’è stata anche la maggiore promozione del primo romanzo.

Le prossime due presentazioni si terranno il 1° aprile alla Ubik di Catanzaro Lido e il 2 aprile, invece, sarò alla Mondadori di Cosenza. Ma saremo in seguito anche a Lamezia Terme, Cardinale, Caposele, Benevento, Bari, e poi in estate anche ad Ischia e a Procida. E speriamo di non fermarci!”

Print Friendly, PDF & Email