Mondo
Il 2019 sta per lasciarci. E’ stato un anno di ‘fuoco’

Gli incendi dolosi e non, le turbolenze politiche e le rivolte popolari, il terrorismo ed il ritorno dell’antisemitismo, tutti gli eventi che hanno segnato il 2019 che si avvia al termine
Il 2019, l’anno che sta per lasciarci, può davvero definirsi un periodo in cui abbiamo visto fuoco e fiamme. Fuoco nel vero senso del termine, a partire dal violento incendio divampato a Parigi che ha quasi distrutto la storica cattedrale Notre Dame in aprile, e che ha scosso la popolazione mondiale che ha rischiato di perdere un simbolo della cristianità ed un’opera architettonica di ineguagliabile bellezza. Ma anche le fiamme di origine dolosa che hanno devastato la foresta Amazzonica in Brasile, dietro le quali si nascondono motivazioni di interesse economico tese ad impossessarsi di spazi per coltivazioni mirate ed intensive che di fatto, oltre a distruggere un polmone verde del mondo, privano del proprio territorio vitale gli indigeni ancora presenti, come denunciato dal capotribù Sin Huni Kui nel suo viaggio europeo. Roghi dolosi che durante l’estate sono divampati impetuosi e che non hanno visto adeguata reazione da parte del presidente del Brasile Jair Bolsonaro, accusato di non fare abbastanza per contenere il disastro. Di natura dolosa anche il recente incendio alle porte di Santiago del Cile della vigilia di Natale, per il quale ancora non sono stati individuati i responsabili, ma che lascia aperte una serie di supposizioni correlate alle proteste che dal mese di ottobre la popolazione cilena porta in piazza contro il potere dittatoriale di Sebastián Piñera. Ma quando si tratta di fiamme anche la natura fa la sua parte, come in Australia che in questa estate natalizia sta attraversando uno dei periodi peggiori per gli incendi spontanei a ridosso delle zone abitate. Tra le più colpite la città di Sidney che ormai da molte settimane vive un’emergenza continua per il divampare di incendi che, oltre ad aver bruciato innumerevoli abitazioni civili, rendono l’aria irrespirabile in un clima già di per sé rovente: le temperature del continente oceanico infatti sono le più alte degli ultimi anni con punte che arrivano a superare i 48 gradi. Una tragedia che ha colpito anche una specie animale in via di estinzione unica al mondo: molti i koala soppressi dal fumo e dalle fiamme, conosciuti per la loro unicità e simpatia.
Ma se la Terra brucia, l’animo umano non è da meno. A cominciare dalla rivolta in Francia dei gilet gialli, in piazza tutto l’anno contro le riforme del governo Macron. Dall’altro lato del mondo non si placa la protesta dei giovani di Hong Kong che durante il 2019, a partire dal 9 giugno, ha visto due morti, 2.500 feriti, 4.500 persone arrestate di cui il 40% sotto i 18 anni, nell’ex colonia britannica che dal 1997 è tornata sotto il controllo cinese, con il rischio che Pechino svolga in suo seno i processi riguardo reati commessi ad Hong Kong. Una realtà che priverebbe la penisola della propria sovranità a vantaggio di uno strapotere della Cina, contro la quale il popolo in rivolta lotta ormai senza sosta da più di sei mesi. Non va dimenticata la protesta in Venezuela contro il presidente Nicolas Maduro, che ha visto il suo esordio il 23 gennaio 2019 subito dopo la rielezione arbitraria ed anticostituzionale dello stesso Maduro, e che ancora oggi non trova sbocchi di soluzione con una popolazione allo stremo delle forze. A questo si è aggiunta di recente la protesta in Cile cominciata in ottobre a seguito dell’aumento delle tariffe di autobus e metropolitane, che ha avuto come conseguenza una forte repressione del governo con morti, feriti e torture contro la popolazione. Evo Morales, che ha governato la Bolivia per circa 14 anni, si dimette subito dopo essere stato rieletto per accuse di brogli elettorali. Morales si era candidato per la quarta volta, forzando la Costituzione, e ciò ha scatenato le polemiche dell’opposizione. Morales nel 2013 aveva fondato La Cumbre Antiimperialista, che riuniva 1.200 delegati di novanta organizzazioni sociali e indigene, provenienti da più di venti Paesi (tra cui Argentina, Brasile, Cile, Ecuador, Venezuela, Messico, ma anche Stati centroamericani ed europei). Traballante anche l’Argentina che, dopo la bocciatura elettorale dell’amministrazione Macrì, non sembra trovare soluzioni adeguate alla crisi economica che attanaglia il paese, neanche con il neo eletto presidente Alberto Fernandez.
Ad ottobre, il leader dell’Isis, Abu Bakr al Baghdadi è stato ucciso in un raid da parte di forze speciali statunitensi, assistito dai curdi. L’anno ha visto una riduzione complessiva degli attacchi terroristici dell’Isis, con due vittime a Londra il 29 novembre scorso quando un uomo vicino ad Al Qaeda e simpatizzante del nazismo, Usman Khan, sul London Bridge ha colpito i passanti con un coltello uccidendone due, per essere poi fermato ed immobilizzato dai passanti. L’uomo era in libertà vigilata dopo una condanna per terrorismo. Lo stesso amore per il nazismo ha guidato nella sua azione criminale Brenton Tarrant di 28 anni, australiano, che a marzo ha sparato in una moschea e in un centro islamico a Christchurch, in Nuova Zelanda. Armato di un paio di pistole semiautomatiche e due fucili, l’estremista ha fatto fuoco all’impazzata, filmando tutto in diretta social e uccidendo 51 persone, fedeli musulmani di età compresa fra due e 71 anni. Grave anche la recrudescenza di antisemitismo con un attacco in Germania contro la sinagoga di Halle dove sono stati uccisi due passanti. L’attentatore armato infatti non è riuscito a sfondare il portone d’entrata della sinagoga, dove per la festività di Yom Kippur erano presenti moltissimi fedeli. A questo episodio fanno da sfondo le innumerevoli scritte antisemite, tra cui le svastiche verniciate a spruzzo in nero sulle tombe del cimitero ebraico nella città di Westhoffen, a ovest di Strasburgo. Un’ondata antisemita che oltre a sconvolgere la Francia, non lascia indenne neanche l’Italia dove una serie di offese ed ingiurie contro la popolazione ebrea, vede il suo culmine nelle dichiarazioni sui social contro Liliana Segre, la senatrice sopravvissuta alla Shoa che ha proposto e fatto votare una commissione contro l’odio razziale al Parlamento italiano.
La Ue rinnova le cariche politiche con le elezioni del 2019, ma anche l’uscita definitiva della Gran Bretagna con la rielezione di Boris Johnson che porta alla realizzazione effettiva della Brexit. Mario Draghi in novembre lascia l’incarico di presidente della Bce che durante tutto il suo percorso ha prodotto la salvezza dell’euro e dell’Italia.
In Giappone l’imperatore Akihito, 83 anni, malato da tempo, ad aprile ha abdicato spontaneamente, un evento che non accadeva da 200 anni, a favore del 59enne Naruhito, suo primogenito. In Usa Donald Trump si è reso protagonista di controverse politiche estere e chiude l’anno con l’accusa di impeachment da parte della Camera a dicembre. L’accusa prende le mosse dalla relazione Mueller su una presunta cospirazione della campagna di Trump con la Russia per interferire nella sua elezione del 2016. Successivamente alcuni informatori supportati da testimonianze hanno affermato che Trump avrebbe cercato di corrompere uno stato straniero, l’Ucraina, per essere aiutato ad infangare il nome del suo avversario democratico Biden. Sembra infatti che Trump avrebbe fatto pressioni sul presidente ucraino Zelensky per convincerlo ad avviare un’indagine in Ucraina sulle attività del figlio di Joe Biden, Hunter, allora parte del consiglio di amministrazione di un’importante società ucraina del gas, per dimostrare che Biden avesse abusato del suo potere per proteggere Hunter da alcune indagini anti-corruzione avviate in Ucraina. Ora tocca al Senato americano dire la sua sull’impeachment a Trump, che da parte sua è riuscito a risollevare l’economia americana con un rialzo che non ha eguali nella storia del paese, come riporta il Sole 24ore: “I mercati azionari a Wall Street da mesi continuano a ritoccare i record. Dall’inizio della presidenza Trump i tre indici S&P 500, Dow Jones e Nasdaq del principale mercato azionario mondiale sono migliorati in media di oltre il 50%”. Così come scende il tasso di disoccupazione al 3,5%, il livello più basso dal 1969.
Dal canto suo la Russia di Vladimir Putin è stata al centro della politica internazionale con una presenza sempre più fattiva in Turchia, Siria e Libia. Ha ampliato la collaborazione con la Cina, potenza economica emergente, e il 23 e 24 ottobre a Sochi si è svolto il forum internazionale Russia-Africa che ha messo in luce futuri scenari economici che coinvolgono la quasi totalità dei paesi africani. “Contrastare congiuntamente la dittatura politica e il ricatto monetario nel commercio internazionale e nella cooperazione economica”, è uno dei punti controfirmati dai capi di stato o di governo di 43 paesi africani di concerto con la Russia. Nel testo finale dell’incontro si esortano inoltre i firmatari ad affrontare “lo scopo di alcuni paesi di rivendicare il diritto esclusivo di decidere la necessità e i parametri di cooperazione legale consentiti tra paesi terzi”, un riferimento alle limitazioni commerciali imposte da Washington a numerosi paesi.
L’Italia, che nel 2018 aveva visto una coalizione di Governo tra 5Stelle e Lega di Salvini, sotto gli occhi sbigottiti degli italiani in agosto assiste alle dimissioni di Matteo Salvini, forse convinto di ritornare al voto, per gravi disaccordi con l’alleato di Governo, dopo la vittoria elettorale alle europee. Ma a dispetto delle aspettative della maggioranza degli elettori l’ex premier giallo-verde, Giuseppe Conte, supportato dal presidente Mattarella, tira fuori dal cappello del prestigiatore un nuovo governo in accordo con il Pd e ritorna a fare il premier con un governo giallo-rosso.