Diritti umani
Giornata mondiale per i diritti dell’infanzia. Metà dei bambini sulla Terra conducono un’esistenza difficile

Il 20 novembre l’Onu ricorda al mondo la lotta per la difesa dei “più piccoli”. Anche la Lidu onlus si impegna in questo senso
di Vito Nicola Lacerenza
“I giochi dei bambini non sono giochi e bisogna considerarli come le loro azioni più serie”- ha detto il filosofo francese Michel de Montaigne, riferendosi all’importanza che la serenità e il divertimento rivestono nella vita quotidiana dei “più piccoli”. Sono loro gli esseri più innocenti e delicati, a cui dovrebbero essere estranee le brutture e le difficoltà della vita. Ma, secondo i dati forniti da diverse associazioni per i diritti umani, la realtà è ben diversa. Oltre metà dei bambini del mondo è costretta a soffrire la fame, la siccità, la povertà, le malattie. “L’Italia purtroppo ancora oggi – spiega Alfredo Arpaia presidente d’Onore della Lidu onlus – non è esente da responsabilità verso bambini che versano in condizioni di disagio. Mi riferisco a coloro che hanno i genitori in carcere, ma anche più semplicemente a quelli che vivono in famiglie povere, come anche ai bimbi che arrivano nel nostro Paese e, da figli di migranti, soffrono la difficile situazione di integrazione dei genitori. Per tutti questi bambini la Lidu onlus si impegna a mantenere alta l’attenzione e la relativa richiesta di intervento delle Istituzioni e del Governo, affinchè mai nessun minore sia lasciato solo. Una attenzione particolare – spiega infine Arpaia – va rivolta alle vittime di bullismo, un tema molto caro alla Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo, che con il progetto scuola intende individuare e colmare le fragilità del bullo e del bullizzato”.
Situazione che vede il suo lato peggiore in contesti di paesi estremamente poveri e pieni di privazioni, dove l’amore della famiglia potrebbe essere l’unico sollievo per i bambini. Molto spesso, però, sono proprio i genitori a scegliere di privare i figli della serenità. L’indigenza fa sì che i bambini maschi siano mandati a svolgere lavori durissimi ripagati con un tozzo di pane mentre le bambine, non essendo dotate di alcuna forza fisica, sono obbligate a sposarsi con uomini maturi in cambio di una somma di denaro. A rendere tragiche queste separazioni non sono solo le modalità con cui queste avvengono, ma anche le loro conseguenze sul futuro dei più piccoli. Che vengono strappati al “gioco” e all’istruzione per essere catapultati in un contesto di violenza e oppressione. Sono 620 milioni le giovanissime che negli ultimi anni sono state costrette a sposarsi, mentre sono 262 i minori a cui è stato impedito di andare a scuola. In un tale contesto di degrado sociale, questa marea di bambini sembra quasi “fortunata” rispetto agli altri 5,5 milioni che sono morti prima di raggiungere i 5 anni di età.