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Ambiente & Turismo

Emergenza cani randagi: canili al collasso

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I canili soprattutto nel sud Italia sono al collasso, in queste giornate di gran caldo l’emergenza é totale e sono in costante aumento gli avvelenamenti all’interno di essi.

di Alessandro Cammareri

Nei canili italiani sono presenti circa 170.000 cani di cui la metà sistemati in quelli del Sud Italia e della Sicilia. Di questi 50.000 quindi un quarto sul totale sotto nutriti per la mancanza di fondi da parte dei comuni che non pagano le rette mensili ai canili per la gestione dei randagi.

A questo si aggiunge la presenza di oltre 30.000 cani che hanno più di 8 anni e che quindi sono considerati anziani, in particolare per loro il gran caldo di questi giorni unito alla denutrizione é motivo di grande sofferenza.

Bisogna quindi puntare ad iniziare percorsi di adozione privilegiando nella scelta i cani anziani che ovviamente sono quelli che soffrono di più le condizioni critiche di questo periodo.

La mancanza di spazi adeguati visto il numero ingente di cani presenti in particolare nei canili del Sud, dove si arriva addirittura a ridurre a meno di un metro quadrato lo spazio a disposizione nei box per ciascun animale e le scarse condizioni igieniche contribuiscono a creare delle condizioni di vita che in molti casi portano alla morte dei cani.

Per questo motivo é fondamentale la collaborazione dei titolari dei canili affinché permettano ai volontari di occuparsi di occuparsi della salute dei cani, garantendo loro almeno una passeggiata al giorno fuori dai box in cemento e lamiera che in questi giorni si trasformano in veri e propri piccoli inferni.

Con i canili al collasso a causa delle rinunce di proprietà seguite al boom delle adozioni durante il periodo acuto della pandemia e coi i canili del nord e del centro che a differenza del passato sono pieni di cani di grossa taglia in particolare molossi e con i canili del sud aumenta il numero dei randagi che oramai si avvicina al milione di esemplari, concentrati specialmente in cinque regioni italiane Sicilia, Sardegna, Puglia, Calabria e Campania.

Scrivono in una nota gli animalisti dell’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente AIDAA: “Questo aumento smisurato porta un altro fenomeno gravissimo, quello degli avvelenamenti di massa dei cani randagi, con bocconi sparsi in zone impervie da mano assassine. Crediamo che ascoltando le voci dei volontari che operano specialmente al sud che nel solo mese di luglio siano stati uccisi dal veleno oltre 5.000 cani di cui spesso non si saprà mai nulla”.

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