Italia
Decrescita felice: necessaria per la nostra sopravvivenza?
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Il Prof. Marino Badiale e Giovanni Mazzetti sono stati messi a confronto in una video-sfida sulla piattaforma di discussione ed approfondimento di Pro\Versi, per chiarire aspetti cruciali della cosiddetta “Strategia della Decrescita Felice”
Il Prof. Marino Badiale, ordinario di Analisi Matematica presso l’Università di Torino, e Giovanni Mazzetti, presidente dell’Associazione per la redistribuzione del lavoro, sono stati messi a confronto in una video-sfida sulla piattaforma di discussione ed approfondimento di Pro\Versi, per chiarire – fuori dai luoghi comuni – aspetti cruciali della cosiddetta “Strategia della Decrescita Felice”. Per Marino Badiale, favorevole alla “proposta politico-culturale” della Decrescita, l’attuale livello di produzione e consumo è insostenibile per il mantenimento degli equilibri del pianeta: “Naturalmente, penso che debba essere intesa non nel senso di una profezia catastrofista”,cioè non vuol dire che si possa stabilire un’ipotetica data entro la quale il genere umano scomparirà,“vuol dire che il superamento dei limiti ecologici del pianeta ci sta creando e ci creerà sempre di più una serie di problemi più difficili da gestire all’interno dell’attuale organizzazione economica e sociale. E questo accumularsi di problemi sempre più difficili alla fine porterà alla necessità diprofondi cambiamenti nell’organizzazione economica e sociale e la proposta della decrescita è la proposta di cominciare […] a pensarci per tempo ai cambiamenti che saranno necessari”. Non dello stesso avviso Giovanni Mazzetti, il quale sostiene che “la realtà è complessa e […] tagliare nettamente le cose in una direzione o nell’altra è semplicistico […] Ci sono alcune cose nelle quali abbiamo ormai sforato ampiamente ma ci sono tante cose nelle quali siamo al di sotto del livello di decenza nella soddisfazione dei bisogni”. “Faccio un esempio, in una città come Roma se il 64% delle persone che vi abitano è proprietaria di una automobile significa aver trasformato la città in un’immensa distesa di lamiere d’acciaio. Questa cosa […] in qualche modo va limitata, perché gli effetti sulla salute, gli effetti sulle forme di comunicazione, gli effetti sulla vita quotidiana sono perversi. Però ci sono molti aspetti della nostra vita nei quali […] siamo molto al di sopra del limite. Quindi, per esempio, la possibilità per le persone anziane di partecipare a processi di formazione […] La possibilità per i bambini di vivere in maniera più aperta rispetto al fatto di essere chiusi dentro casa […] siamo molto al di sotto delle possibilità per quanto riguarda l’assistenza medica di tipo preventivo”. Dunque, se per Badiale è necessario ridurre il livello di produzione e consumo, per Mazzetti è, invece, opportuno riorientarlo per bilanciare eccessi e difetti nella soddisfazione dei bisogni umani. In risposta all’affermazione secondo cui la Decrescita è un’utopia non realizzabile, e qualora lo fosse, sarebbe tutt’altro che felice, Marino Badiale difende la decrescita e la proposta di una riduzione selettiva nella produzione di beni materiali: “la decrescita è una proposta ragionevole di riduzione selettiva della produzione di una serie di merci che sostanzialmente non contribuiscono al benessere umano […]Bisogna pensare alla decrescita come alla proposta di una dieta, ad una proposta di dimagrimento, fatta per stare meglio e per essere più sani ”. Di opinione diametralmente opposta è Giovanni Mazzetti: “ho scritto un piccolo pamphlet intitolato contro la decrescita [Critica alla decrescita, NdR], che era contro la tesi della possibilità di una decrescita felice”. “Che ci sia un problema di equilibri ambientali è fuori di dubbio […] Però quello che si cerca di fare con ipotesi come quelle della decrescita felice è l’imboccare una scorciatoia che non ha consistenza, non ha consistenza teorica e non ha consistenza pratica”. La ricchezza dell’uomo, sostiene Mazzetti, non sta nell’eliminazione dei bisogni, bensì dello sviluppo dei propri bisogni, “per cui la prospettiva della decrescita felice per cui va a dimensionare il livello dell’attività produttiva per riuscire a risolvere i problemi e accontentarsi di soddisfare meno bisogni non mi convince nemmeno lontanamente”. Guarda il video della discussione su http://www.proversi.it/