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Tecnologia

Chi ha paura dell’intelligenza artificiale? — Who’s afraid of artificial intelligence?

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Tempo di lettura: 5 minuti
di emigrazione e di matrimoni

Chi ha paura dell’intelligenza artificiale?

di Marco Andreozzi

In una recente diatriba con l’amministrazione comunale dove risiedo a seguito di una sanzione, le risposte di un applicativo di intelligenza artificiale (IA) generativa circa la normativa in oggetto sono state di aiuto anche per lo stesso l’avvocato interpellato. Inoltre, gestendo con lo stesso telefono sia la menzionata applicazione di IA attraverso il motore di ricerca sia le interlocuzioni sul tema con un portale per ‘chiacchierate’, ha reso reperibili ulteriori informazioni, grazie ai meccanismi di IA che lo stesso motore di ricerca e la rete sociale hanno essi stessi già implementati. La legge era stata interpretata male.

Le tecnologie disponibili anche nel quadro della digitalizzazione, sia in termini di chip evoluti che di applicativi – in USA nel 2022 sono nate 524 imprese di settore per 47 miliardi di dollari da fondi privati (visualcapitalist.com) – fa si che l’intelligenza artificiale analizzi tutto ciò che il web genera tra testi, immagini e sonoro per creare ‘simulacri’ a parvenza della realtà e sempre più accettati dalla gente, in una continua reiterazione dei dati disponibili. La quintessenza è il robot di servizio dalle apparenze umanoidi di cui esistono già vari prototipi e che sarà perfezionato e messo in vendita tra pochi anni con potenzialità singolari, tipo quella (citata in un video cinese, è un caso?) di poter ospitare embrioni umani per nove mesi. Ecco i rischi, mentre urgono cervelli umani in continuo aggiornamento di conoscenza e cultura autentica (inclusa la lettura e comprensione della stessa) per coltivare l’intelligenza umana e la libertà.

L’intelligenza umana sarà sempre superiore ad ogni macchina ad apprendimento automatico allorché sia robusta la capacità neuronale delle persone rispetto sia al saper leggere e (reitero) comprendere la propria lingua, sia allo sviluppo del pensiero critico. Nella diatriba menzionata, il riscontro che l’ente pubblico dava si limitava banalmente a suggerire il ricorso legale, ovvero avvocati e giudici di pace, insieme a balzelli, marche da bollo e tempo perso. Riscontro che denota anche un approccio percepito eticamente opinabile, giacché gli organi della pubblica amministrazione hanno dato l’idea di volersene lavare le mani (dopo aver sollevato il problema) piuttosto che operare per il bene comune.

I cervelli ‘deboli’, che tipicamente guardano TV/video piuttosto che leggere e comprendere (‘di non sapere’, vedi Socrate), verranno fagocitati dell’intelligenza artificiale e tutto ciò porterà, tra queste persone, a polarizzare ulteriormente la già divisiva società attuale. Da una parte i creduloni e dall’altra i cosiddetti ‘complottisti’, ovvero coloro che ritengono tutto falso ciò che si trova nei media tradizionali e anche in rete sui siti governativi. Nella realtà vi sono ‘cinquanta sfumature’, e forse la stessa definizione di intelligenza è poco compresa (solo fattore di progresso umano a fronte di necessità). Sono anni ormai che l’informatica vince partite a scacchi, suona il pianoforte e traduce simultaneamente idiomi diversissimi. Ebbene: tutto ciò che una macchina può replicare non è intelligenza. Viceversa, ad esempio: vincere una negoziazione anche attraverso l’empatia, suonare la chitarra elettrica ad libitum e conoscere la cultura di un altro Paese (e le pronunce dialettali). Da qui si riparta per riformare il sistema dell’istruzione, anche con più esperienzialità. Se lo faremo – e l’87% di tutti i siti web disponibili per l’IA è in alfabeto latino, quindi da buona parte del mondo libero – il progresso potrà continuare più inclusivo e amico della democrazia.

di emigrazione e di matrimoni

Who’s afraid of artificial intelligence?

di Marco Andreozzi

In a recent dispute with the municipal administration where I live, following a sanction, the clarifications obtained by a generative artificial intelligence (AI) application regarding the legislation in question were also helpful to the lawyer involved. Furthermore, by managing with the same phone both the aforementioned AI application through the search engine and the conversations on the topic with a ‘chat’ portal, it has made further information available, thanks to the AI mechanisms that the same search engine and social network have themselves already implemented. The law had been misinterpreted.

The technologies also available in the context of digitalisation, both in terms of leading-edge chips and applications – in the USA, in 2022, there were 524 new startups in the sector for 47 billion dollars from private funds (visualcapitalist.com) – let AI analyze everything that the web generates as texts, images and sound to create ‘simulacra’ that resemble reality and are increasingly accepted by people, in a continuous training of the available data. The quintessence is the service robot with humanoid appearances of which various prototypes already exist and which will be perfected and put on sale in a few years with singular potential, such as that (mentioned in a Chinese video, is it a coincidence?) of being able to host human embryos for nine months. Here are the risks, while there is an urgent need for human brains to continuously update knowledge and authentic culture (including reading, and understanding what is read) to cultivate human intelligence and freedom.Human intelligence will always be superior to any machine-learning when people’s neuronal capacity is robust both in terms of knowing how to read and (I repeat) understand their own language, and in the development of critical thinking. In the aforementioned diatribe, the response that the public body gave was simply limited to suggesting legal recourse, i.e. lawyers and justices, as well as taxes, revenue stamps and wasted time. A finding that also denoted a perceived ethically questionable approach, since the public administration bodies appeared to take no responsibility (after having raised the problem) rather than working for the common good.The ‘weak’ brains, who typically watch TV/video rather than read and understand (‘to know nothing’, as a quote from Socrates), will be swallowed up by artificial intelligence and all this will lead, among these people, to further polarizing the already divisive current society. On the one hand the gullible and on the other the so-called ‘conspiracy theorists’, i.e. those who believe everything found in the traditional media and also online on government websites is fake. In reality there are ‘fifty shades’, and perhaps the very definition of intelligence is little understood (despite being the only factor of human progress in the face of necessity). For years now, information technology has been winning chess games, playing piano and simultaneously translating very different languages. Well: anything a machine can replicate is not intelligence. Vice versa e.g.: winning a negotiation through both cleverness and empathy, playing the electric guitar ad libitum, knowing the culture of another country (and dialect pronunciations). From here we shall start to reform the education system, with more experientiality in the curriculum, too. If we do this – and 87% of all websites available for generative AI are in Roman alphabet, then from much of the free world – progress shall continue more inclusive and democracy-friendly.

Marco Andreozzi, è Dottore in Ingegneria Meccanica, Economia/Amministrazione (Politecnico di Torino), tecnologo industriale e specialista del settore energetico, proviene da esperienze professionali in cinque multinazionali in Italia e paesi extra-europei, e come direttore generale; nomade digitale dal 2004, e sinologo, parla correttamente il mandarino.
Marco Andreozzi, is Doctor of mechanical engineering (polytechnic of Turin – Italy), industrial technologist and energy sector specialist, comes from professional experiences in five global corporates in Italy and extra-European countries, and as business leader; digital nomad since 2004, and China-hand, he is fluent in Mandarin.

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