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Diritti umani

Anche il Testamento biologico è materia di riflessione in tema di diritti umani

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La Lega italiana per i Diritti dell’Uomo, tra i promotori del Testamento biologico, apprezza la sentenza della Corte Costituzionale che stabilisce la non punibilità di chi supporta un malato irreversibile nella sua volontà di suicidarsi

Non si tratta di approvazione dell’eutanasia, con la sentenza di mercoledì scorso infatti la Corte Costituzionale, dichiarando la non punibilità di Marco Cappato, che era accusato di avere aiutato il noto dj Fabo a suicidarsi in Svizzera, chiarisce esclusivamente l’articolo 580 del codice penale che, di fatto, equipara assistenza al suicidio e istigazione al suicidio, rinviando al Parlamento la necessità di legiferare in modo chiaro e netto su tale materia.

Tra le molte reazioni del mondo politico e dei diritti umani, che hanno commentato una sentenza che è già stata definite dai più come ‘storica’, considerate le implicazioni sociali in un paese come l’Italia, spicca quella della Lidu onlus che da ben 100 anni si occupa di tutela dei diritti umani.

“La Lega italiana per i Diritti dell’Uomo esprime il proprio apprezzamento per la sentenza della Corte Costituzionale – recita un comunicato stampa –  sulla rilevante e sentita questione del suicidio assistito.

Infatti la Lega italiana per i Diritti dell’Uomo è stata tra i promotori del Testamento biologico che, come si ricorderà, è un “documento legale redatto da una persona per specificare in anticipo i trattamenti sanitari da intraprendere nel caso di una propria eventuale impossibilità a comunicare direttamente a causa di malattia o incapacità”.

Considerato che  la Corte ha invitato  il Parlamento ad approvare una legge che regoli il delicatissimo tema, la Lega si farà promotrice di iniziative al fine di dare il proprio apporto alla  stesura della norma e fin d’ora si impegna ad essere tra gli interlocutori delle commissioni parlamentari competenti”.

Un problema dunque ampiamente dibattuto in seno alla storica organizzazione che ha radici lontane e si è resa protagonista nel corso di un secolo, dal 1919 ad oggi, di tante battaglie per la libertà, intesa in senso laico, dell’uomo.

Ora resta al Parlamento, quindi al popolo, la volontà di trasformare in legge una necessità sociale, pur senza intaccare il diritto alla vita e alle cure sanitarie di ogni individuo. Diversamente sarà proprio la sentenza della Corte Costituzionale il faro giurisprudenziale cui la magistratura dovrà riferirsi in casi come il suicidio di dj Fabo.

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