Italiani nel Mondo
Al presidente Mattarella: gli italiani all’estero, i drammi del passato e le elezioni— To Italy’s President Mattarella: the Italians overseas, dramas of the past and the elections
Al presidente Mattarella: gli italiani all’estero, i drammi del passato e le elezioni
Parte di questo articolo doveva uscire già a giugno, ma con l’evolversi della politica italiana che ha portato alle elezioni nazionali del 25 settembre prossimo abbiamo deciso di rimandarlo.
Si trattava di una lettera aperta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ma abbiamo colto l’opportunità di riproporre non solo le proposte originali ma anche alcune osservazioni riguardo l’atteggiamento della politica italiana verso gli italiani all’estero che, almeno sulla carta, sono rappresentati da Deputati e Senatori eletti nelle circoscrizioni estere.
E proprio le elezioni ci danno l’occasione perfetta per fare queste osservazioni.
Il 2 giugno scorso abbiamo visto come sempre la sfilata ai Fori Imperiali per onorare la Festa della Repubblica. E, come sempre, la sfilata è l’emblema di secoli della nostra Storia e vederla davanti alle telecamere fa emozionare, ma un momento particolare ci ha anche dato molto su cui pensare.
Questo momento è stato la parata degli stendardi delle regioni che, insieme alla presenza di sindaci da tutto il paese, hanno rappresentato la grande famiglia italiana e questo è più che giusto. Ma, da figlio di emigrati italiani nato e cresciuto all’estero e ora residente in Italia, ho notato che durante la sfilata mancava il riconoscimento di quella parte della nostra famiglia che non abita nella nostra Patria: gli italiani all’estero.
Difatti, la famiglia italiana nel mondo consiste non solo di 6 milioni di cittadini italiani iscritti all’AIRE ma anche, secondo la Farnesina, di oltre 85 milioni di discendenti di nostri emigrati nel corso di circa due secoli, molti dei quali sono sicuramente cittadini italiani, ma non riconosciuti come tali. Ma la cittadinanza di per sé è solo un dettaglio perché nella realtà questi altri 85 milioni sono tutti di discendenza italiana e dunque i nostri parenti e amici all’estero. Difatti, non esiste italiano che non abbia parenti e/o amici emigrati all’estero.
Perciò, questa grande famiglia italiana all’estero dovrebbe essere finalmente riconosciuta a livello ufficiale, a Roma durante la cerimonia ufficiale del 2 giugno davanti a tutto il paese perché, e lo scrivo con vera tristezza, molti degli italiani in Italia non si rendono conto del contributo che questi milioni di persone hanno dato al paese, come anche delle rimesse durante periodi bui della nostra Storia, rimesse che non sono mai finite.
Inoltre, queste decine e decine di milioni di parenti e amici all’estero sono state sempre pronte a dare contributi importanti di ogni genere in ogni catastrofe, ogni crisi subita dal nostro paese dal giorno che sono partiti, partenze spesso costrette da autorità locali, come nel ventennio fascista, un dettaglio non indifferente, per trovare una vita nuova all’estero.
Perciò ci facciamo portavoce con il Presidente della Repubblica di due istanze per il futuro. La prima è ovviamente d’avere il riconoscimento ufficiale nel corso di cerimonie nazionali come la festa della Repubblica, delle nostre comunità in tutto il mondo che hanno dato felicità e gloria al paese, come anche contributi economici importanti nella vendita dei nostri prodotti in tutti i continenti.
Allo stesso tempo, e questo è il secondo motivo di questa lettera, il paese deve finalmente dare il giusto riconoscimento a una categoria particolare dei nostri parenti e amici all’estero che molti italiani in Patria non conoscono, oppure peggio ancora, hanno dimenticato.
Durante l’ultimo conflitto mondiale moltissimi dei nostri concittadini all’estero, ed in alcuni paesi come il Regno Unito, persino i loro figli maschi nati in quei paesi, furono internati come “alieni nemici” allo scoppio della guerra il 20 giugno 1940. In seguito, i nostri soldati catturati in battaglia furono spesso spediti negli stessi campi, insieme agli emigrati ed i loro figli. Tragicamente una percentuale di questi internati e prigionieri di guerra morirono nei campi.
Nella sola Australia oltre diecimila immigrati italiani e soldati italiani prigionieri di guerra furono internati e di questi 138 morirono lì rinchiusi, civili e soldati.
Questi nostri parenti e amici sono morti solo perché italiani, il solo fatto che fossero andati a vivere altrove è la prova che erano contrari al regime dittatoriale di quel tempo, ed è ora che l’Italia riconosca pubblicamente queste vittime della decisione sciagurata di andare in guerra.
Al cimitero di Murchison nello Stato di Victoria in Australia c’è un ossario che contiene i resti di 130 dei 138 degli internati italiani morti in quel paese. Come questi 130, quanti altri internati italiani morirono in tutti i continenti a causa delle loro origini? E sicuramente in non pochi casi i parenti rimasti in Italia non hanno mai potuto avere la possibilità di lasciare fiori nei luoghi di sepoltura.
Quindi la seconda richiesta sarebbe di identificare questi luoghi in tutto il mondo, partendo dall’ossario di Murchison, per riconoscerli come luoghi sacri italiani e onorarli come tali durante la Festa delle Forze Armate del 4 novembre.
Inoltre, vogliamo fare notare che la data d’uscita di questo articolo non è casuale, ma ricade nel 129° anniversario della strage di emigrati italiani a Aigües Mortes in Francia del 1893, e sarebbe bello sperare che il 130° anniversario non passerà inosservato a livello internazionale e anche mediatico.
In quei tragici giorni a cavallo tra il 16 ed il 17 agosto alcuni italiani di origine piemontese che si erano recati per bisogno di lavoro alle saline di Aigües Mortes in Francia, furono barbaramente uccisi da lavoratori francesi perché “colpevoli di rubare il lavoro ai cittadini francesi” ed a causa di quella che oggi chiameremmo una fake news, e cioè che un lavoratore francese fosse stato ucciso dagli italiani. Ne venne fuori un processo dove alla fine i francesi furono tutti assolti, con un tam tam mediatico di critica e deplorazione dei giornali di tutto il mondo. Ma purtroppo nessuno dei corpi fatti a pezzi tornò in patria.
Aigües Mortes è un caso che pochi in Italia ricordano ora e dobbiamo correggere questo buco nella nostra memoria nazionale perché mette insieme tutti gli elementi storici che hanno segnato la nostra emigrazione nel corso di due secoli. Cioè, il nazionalismo dei nuovi paesi di residenza, la xenofobia di una parte ignorante e becera della popolazione locale, una minoranza che esiste in ogni paese senza eccezione, e anche le azioni di politici spietati che sfruttano questi disagi e timori, spesso alimentati dalla povertà e l’ignoranza, per motivi puramente politici che hanno come risultato tragedie che vediamo ancora oggi nelle cronache giornalistiche internazionali.
Per questi motivi Aigües Mortes deve essere ricordato e commemorato come simbolo importante delle conseguenze dell’emigrazione ancora oggi sottovalutate da troppi tant’è che le condizioni che portarono a quelle stragi non sono mai sparite dal mondo.
Di conseguenza, abbiamo anche il triste dovere di ricordare come nel corso dei moltissimi anni della nostra emigrazione questi non furono gli unici morti a causa delle loro origini italiane. Dobbiamo ricordare i linciaggi, almeno 76 negli Stati Uniti, 11 dei quali solo a New Orleans nel 14 marzo 1891, e altre violenze di ogni genere in ogni continente. Senza dimenticare episodi tragici di lavoro come nelle miniere di Marcinelle in Belgio l’8 agosto 1956 in cui 136 delle 262 vittime furono italiani.
E riportando questi episodi violenti, nella consapevolezza che sono sconosciuti a moltissimi in patria, chiediamo anche di includere nel sistema scolastico italiano l’insegnamento della Storia della nostra emigrazione per far conoscere e ricordare i drammi cui sono andati incontro i nostri emigrati, che non partivano di certo per una lussuosa vacanza, e quindi per onorarli adeguatamente. Inoltre conoscere le tragedie dei nostri connazionali all’estero ci renderebbe capaci di integrare al meglio e con più umanità gli immigrati che ora vengono nel nostro paese.
Purtroppo, i partiti politici italiani ricordano gli italiani all’estero solo durante le elezioni nazionali nella speranza di avere qualche seggio in più nelle due Camere. Ma nel periodo delle legislature poco o niente è fatto per avvicinare questa grande famiglia al loro paese di nascita.
E, diciamo la verità, per motivi politici pratici questi parlamentari non possono fare niente per migliorare la vita degli italiani all’estero, per cui abbiamo rivolto questo articolo all’unica persona in Italia con la capacità di dare una svolta vera all’atteggiamento degli italiani in Italia verso i loro parenti e amici all’estero, il Presidente della Repubblica.
Non sappiamo se il Presidente Mattarella leggerà mai questo articolo, ma non possiamo più trattare gli italiani con discorsi generici fatti da politici che conoscono poco o niente cosa vuol dire emigrare. Abbiamo bisogno di stabilire rapporti più interattivi con le nostre collettività all’estero ed il miglior modo sarebbe con iniziative patrocinate dal Quirinale.
Questo giornale, come molti altri, ha sempre cercato di fare il più possibile per dare un contributo importante verso rapporti più stretti con le nostre comunità all’estero, e continuerà a farlo, però, progetti del genere non avranno successo senza l’appoggio del potere più importante e prestigioso del paese perché, fino ad ora, il Parlamento italiano non ha mai fatto passi veri verso progetti seri e realizzabili per e con gli italiani all’estero, e anche in questa campagna elettorale non si trova alcuna voce di programma da parte dei partiti italiani che dia la speranza che il loro atteggiamento verso gli italiani all’estero cambierà. Eppure in un mondo così globalizzato gli italiani all’estero, che sono davvero numerosi, possono diventare una risorsa ancora più grande per il Paese e non vanno sottovalutati ma valorizzati.
To Italy’s President Mattarella: the Italians overseas, dramas of the past and the elections
Part of this article was supposed to come out in June but with the developments in Italy’s politics that led to the national elections of next September 25th we decided to postpone it.
It was an open letter to the Sergio Mattarella, the President of the Italian Republic, but we took the opportunity to present not only the original proposals but also some observations concerning the attitude of Italian politics towards the Italian overseas who, at least on paper, are represented by members of the Chamber of Deputies and the Senate elected by the overseas electorates,
And these elections are precisely the perfect opportunity to make these observations.
Last June 2nd we saw, as always, the parade at Rome’s Fori Imperiali to honour the Day of the Republic. And, as always, the parade is the symbol of centuries of our history and seeing it in front of the TV cameras is exciting but a particular moment also gave us a lot to think about.
This moment was the parade of the banners of the regions which, together with the presence of Mayors from all the country, represented the great Italian family and this is more than proper. But, as the son of Italian migrants born and raised overseas and now resident in Italy, I noticed that the parade had no recognition of that part of our family that does not live in our homeland: the Italians overseas.
In fact, the Italian family overseas is made up of not only the 6 million Italian citizens registered in the AIRE at the consulates but also, according to Italy’s Foreign Ministry, more than 85 million descendants of our migrants of about two centuries, many of whom are surely Italian citizens but not recognized as such. But citizenship on its own is only a detail because in reality these other 85 million people are all of Italian descent and therefore our relatives and friends overseas. Indeed, there is no Italian who does not have relatives and/or friends overseas.
Hence this great family overseas should finally be recognized at an official level, in Rome during the official ceremony on June 2nd in front of the whole country because, and I write this with real sadness, many of the Italians in Italy do not realize the contribution that these millions of people have given to the country, as well as the money they sent to Italy during dark periods of our history, money that has never stopped coming.
Furthermore, these tens and tens of millions of relatives and friends overseas have always been ready to give major contributions of every kind in every catastrophe, every crisis suffered by our country from the day they left, departures often forced by local authorities, such as during the Fascist period, not a trivial detail, to find a new life overseas.
Therefore we are making ourselves spokespersons with the Republic’s President of two instances for the future. The first is obviously to have official recognition during national ceremonies, such the Day of the Republic, of our communities around the world that have given happiness and glory to the country, as well as the major economic contributions in the sale of our products in all the continents.
At the same time, and this is the second reason for this letter, the country must finally give proper recognition to a specific category of our relatives and friends overseas that many Italians in the Mother Country do not know or, worse still, have forgotten.
During the last World War many of our fellow citizens overseas, and in some countries such as the United Kingdom even their sons born in those countries, were interned as “enemy aliens” at Italy’s entry into to war on June 20th, 1940. Consequently, our soldiers captured in battle were often sent to these same camps, together with the migrants and their sons. Tragically a percentage of these internees and prisoners of war died in the camps
In Australia alone more than ten thousand Italian migrants and Italian solders prisoners of war were interned and 138 of them, civilians and soldiers, died locked in the camps.
These relatives and friends of ours died merely because they were Italian, the simple fact that they had gone to live somewhere else is proof that they were against the dictatorship of the time and it is now time that Italy publicly recognized these victims of the wretched decision to go to war.
At the Murchison Cemetery in the State of Victoria in Australia there is an ossuary that contains the remains of 130 of the 138 internees who died in that country. Like these 130, how many other Italian internees died in all the continents due to their origins? And surely in many cases the relatives’ left in Italy have never been able to place flowers at the places of burial.
Therefore, the second request would be to identify these places around the world, starting with the ossuary in Murchison, in order to recognize them as Italian sacred places and to honour them as such during the Day of the Armed Forces on November 4th.
In addition, we want to point out that the publication of this article is not accidental but falls on the 129th anniversary of the 1893 massacre of Italian migrants at Aigües Mortes in France and it would be nice to hope that the 130th anniversary will not pass unobserved at an international level and also by the media.
On those tragic days between August 16th and 17th some Italians from Piedmont who had gone to work in the salt pans in Aigües Mortes were brutally murdered by French workers because they were “guilty of stealing jobs from French citizens” and because of what today would be called “fake news”, namely that a French worker had allegedly been killed by the Italians. There was a trial in which all the Frenchmen were absolved with the usual press tam-tam of criticism and deploration from newspapers around the world. Unfortunately, none of the mutilated bodies of the victims were returned to Italy.
Aigües Mortes is a case that few in Italy remember now and we must fill in this hole in our nation’s memory because it brings together all the elements that have marked our migration over two centuries. That is, the nationalism of the new countries of residence, the xenophobia of the ignorant and boorish part of the local population, a minority that exists in every country, without exception, and also the actions of ruthless politicians who exploit these hardships and fears, often fuelled by poverty and ignorance, for purely political reasons that result in the tragedies we still see reported in the international news today.
For these reasons Aigües Mortes must be remembered and commemorated as an important symbol of the consequences of migration that too many people still underestimate today, that the conditions that lead to those massacres have never vanished from the world.
Consequently, we also have the sad duty to remember that over the many years of our migration these were not the only ones who died due to their Italian origins. We must remember the at least 76 lynchings in the USA, 11 of which in New Orleans alone on March 14th, 1891 and other acts of violence of every kind in every continent. Without forgetting tragic episodes at work such as in the mines in Marcinelle in Belgium on August 8th, 1956 in which 136 of the 262 victims were Italians.
And in reporting these violent events, well aware that they are unknown to very many in Italy, we also ask that the history of our Migration be taught in Italy’s school system to make known and remember the dramas that our migrants, who certainly did not leave for a luxury holiday, went through and therefore to honour them properly. Furthermore, knowing the tragedies of our fellow citizens overseas would make us better able to integrate, and with more humanity, the immigrants who are now coming to our country.
Unfortunately, Italy’s political parties remember the Italians overseas only during national elections in the hope of gaining a few more seats in the two Chambers of our Parliament. But during the legislatures little or nothing is done to bring the great Italian family closer to their country of birth.
And let’s face it, for practical political reasons these parliamentarians can do nothing to improve the lives of Italians overseas, so we have addressed this article to the only person in Italy with the ability to make a real change to the attitude of Italians in Italy to their relatives and friends overseas, the President of the Republic.
We do not know if President Mattarella will ever read this article but we can no longer treat the Italians overseas with generic speeches by our politicians who know little or nothing of what it means to migrate. We need to set up more interactive relations with our communities overseas and the best way would be with initiatives sponsored by the President’s Quirinale Palace.
This newspaper, like many others, has always tried to do as much as possible to make an important contribution to closer relations with our communities overseas, and will continue to do so, but such projects will not be successful without the support of the most important and prestigious power in the country because, until now, Italy’s Parliament has made no real steps towards serious and feasible projects for and with the Italians overseas and even during this election campaign we can find no real agenda item on the part of Italy’s parties that give hope that their attitude towards the Italians overseas will change. And yet, in such a globalized world the Italians overseas, who are really numerous, can become an even greater resource for the country and should not be underestimated but valued.