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Diritti umani

Abusi, violenze e salute mentale

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Le donne ed i bambini  sono il bersaglio principale di abusi e violenze, ma sta emergendo un numero crescente anche di casi di violenze rivolte contro uomini, contro persone di diverso orientamento sessuale, contro persone con handicap sensoriale, motorio o intellettivo.

di AntonioVirgili – pres. comm. Cultura della Lidu onlus

Il problema degli abusi e violenze sessuali è purtroppo presente, sia pure in diverso grado, nella maggior parte dei Paesi. Sebbene si pensi ad essi essenzialmente come eventi fisici, va detto che anche l’abbandono, lo sfruttamento di una dipendenza o inferiorità, l’abuso verbale e quello emozionale sono modalità che rientrano in questa tipologia.  Le donne ed i bambini (di entrambi i sessi) ne sono il bersaglio principale, ma sta emergendo un numero crescente anche di casi di violenze rivolte contro uomini, contro persone di diverso orientamento sessuale, contro persone con handicap sensoriale, motorio o intellettivo.

L’informazione e la conoscenza sono strumenti fondamentali per la prevenzione e per gli interventi successivi a favore delle persone colpite. L’abuso sessuale può verificarsi verso persone, con qualsiasi orientamento di genere ed a qualsiasi età, attraverso una ampia varietà di scenari e contesti, i quali non sono secondari rispetto ad alcune delle conseguenze negative successive. 

Solo negli ultimi anni, quando le vittime si sono sentite più protette ed autorizzate a denunciare gli abusi subiti e le Leggi sono state modificate per estendere la possibilità di intentare azioni legali riguardanti gli abusi stessi, sono stati maggiormente studiati i contesti socio-relazionali e gli effetti a lungo termine di tali abusi sul cervello. 

Oramai è chiaro che pure il contatto sessuale forzato, nella maggior parte dei casi non avviene come rappresentato nei romanzi polizieschi, in un vicolo buio con uno sconosciuto pericoloso.  Spesso è un parente, una persona nota o una persona in una posizione di potere che si avvantaggia di chi si trova in una situazione relazionale di inferiorità. 

Nel caso dei più giovani, secondo varie fonti statistiche, circa la metà degli abusi è realizzata da coetanei (compagni/e di scuola, studi o giochi).  L’aggressione sessuale è quindi un fenomeno sociale e antropologico, oltre che mentale e patologico, riguarda il potere, il controllo, la sicurezza, e la maggior parte delle vittime conosce gli aggressori.        

Ѐ quindi utile dare sempre spazio a questi temi, anche perché la prevenzione non è facile da realizzarsi, richiede una costante attenzione, nonché abilità di intervento in situazioni potenzialmente a rischio, lavorando su contesti e relazioni sociali.   E non ci si può limitare alla prevenzione, è necessario comprendere i danni che possono derivarne e le loro manifestazioni, le sequele nel tempo, ed attuare un supporto non solo strettamente terapeutico.  Le situazioni delicate delle vittime richiedono non solo protocolli standard ma sensibilità, disponibilità, affetto e pazienza.  Quando dalla terapia si passa all’aver cura delle persone, nel senso pieno del termine, i risultati migliorano sensibilmente.

Gli studi in corso su aggressioni e violenze sessuali hanno presentato a lungo approcci in parte divergenti, connessi alle diverse discipline coinvolte.   L’avanzamento delle ricerche di neuroscienze prospetta ora, forse, un progressivo superamento dei diversi approcci, sia con la conoscenza degli eventi molecolari attraverso i quali le esperienze sociali favoriscono futuri atti aggressivi, sia con la maggiore conoscenza delle ampie conseguenze che tali violenze possono produrre nel tempo e che si manifestano, ad esempio, in comportamenti o percezione alterati, o in disturbi psicosomatici di molteplici forme.      

Mentre dovrebbe essere ovvio che un trauma fisico come l’aggressione sessuale abbia un impatto duraturo sulle vittime, molte persone non se ne rendono pienamente conto, o non colgono gli effetti profondi e gravi che la violenza ha sulle persone colpite. È importante che anzitutto le vittime sappiano che questi effetti sono in gran parte noti e prevedibili, in modo che non si sentano sole o preda di malesseri inspiegabili.  Ѐ poi utile che coloro che lavorino a vario titolo con le vittime di abusi, o frequentino o convivano con essi, imparino a porsi più correttamente verso di loro o diano un migliore sostegno, avendo presente come il trauma può aver influenzato il cervello delle persone traumatizzate e può continuare ad influenzare la loro vita quotidiana. Ciò specialmente se gli eventi li hanno coinvolti da giovani.

Semplificando e sintetizzando la principale conseguenza di squilibrio, si può dire che durante l’aggressione sessuale, il sistema nervoso simpatico di una vittima rilasci ormoni dello stress in tutto il cervello, preparandosi a “combattere o fuggire”, lasciando la mente e il corpo in modalità di sopravvivenza.    

Dopo l’aggressione, il cervello di una vittima subisce cambiamenti biologici simili a quelli registrati in persone che soffrono di disturbi da stress post-traumatico (PSTD) professionale come i primi soccorritori e i veterani di guerra. Questi cambiamenti portano a una continua attivazione del sistema nervoso simpatico, che continuerà a rilasciare ormoni dello stress che esauriscono il corpo e la mente della vittima. Oltre a questo, vengono modificate tre parti del cervello: amigdala, corteccia prefrontale e ippocampo.    

L’Amigdala: dopo il trauma dell’abuso sessuale, questa massa quasi sagomata situata in profondità all’interno del cervello diventa sovrastimolata e associa l’esperienza traumatica a specifiche emozioni. Identificherà erroneamente situazioni e individui innocui come minacce dovute a questa ipervigilanza e sovrastimolazione.         

La Corteccia prefrontale: quest’area del cervello è l’ultima a maturare completamente e si sta ancora sviluppando verso la giovane età adulta. Gestisce la pianificazione, l’attenzione e il controllo degli impulsi, tra le altre questioni correlate, e aiuta a mantenere le altre aree del cervello funzionanti in modo appropriato. Il trauma sessuale lascia i sopravvissuti ipervigilanti, paranoici e può peggiorare il loro rendimento scolastico a causa del suo impatto su questa parte del cervello.           

L’ Ippocampo: questa parte del cervello diventa meno attiva dopo un trauma, poiché gli ormoni dello stress uccidono le sue cellule, indeboliscono la sua capacità di consolidare i ricordi e inibiscono la sua capacità di comprendere che l’evento violento accaduto in passato non è più una minaccia immediata.      Per tali motivi, l’abuso sessuale infantile è noto per essere un forte predittore della psicopatologia della vita futura.  Altre ricerche indicano che il trauma sessuale possa influire sulla capacità del cervello di riconoscere e provare sensazioni, modificando la corteccia somato-sensoriale del cervello. Ciò può causare una diminuzione della sensazione e del desiderio sessuale e persino dolore cronico nelle parti del corpo che sono state colpite dall’abuso.    

Le vittime di abusi sessuali possono soffrire di una vasta gamma di effetti collaterali e condividono alcune esperienze comuni dopo l’aggressione, tra cui: disturbi da stress post traumatico, immobilità, depressione, ansia, sentimenti di vergogna e di colpa, compromissione della memoria, problemi alimentari, abuso di sostanze, disturbo dissociativo dell’identità, autolesionismo, ideazione e/o comportamento suicida, alta pressione sanguigna, aumento del rischio di malattie cardiache, insonnia e altri disturbi del sonno, maggiore frequenza di malattie in generale, interruzione o ritardo nello studio.        

Anche l’esposizione alla violenza, non direttamente subita, è associata a un rischio elevato per un’ampia gamma di problemi di salute mentale, tuttavia i meccanismi del neuro-sviluppo che stanno alla base di queste associazioni rimangono in parte ancora poco esplorati.  Saranno necessari ulteriori approfondimenti sulle varie interazioni tra gene e ambiente, tra contesti socio-relazionali, livelli di rischio e comportamenti, che potranno essere particolarmente utili per il modo in cui la giustizia penale e i sistemi sanitari pubblici possono affrontare l’aggressione e la violenza.  

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