Arte & Cultura
2020? Il bisestile che ha cambiato il volto del mondo

Appena si è aperto il sipario del Tempo sul 2020, abbiamo avuto tutti quanti l’esatta percezione, con l’incalzare delle notizie mediatiche giorno per giorno e minuto per minuto, che comunque qualcosa stava cambiando sia nell’economia globale che nella nostra vita.
di Grazia Piscopo
Il 20 giugno 2020, secondo una antichissima profezia Maya, sarebbe dovuto essere teatro della fine del mondo o di quello che noi conosciamo come tale. La fine sarebbe potuta essere anche etica o spirituale. Questo catastrofico avvenimento doveva essere collegato alla fine del 13° (il 13 nella cabala ebraica rappresenta la morte per poi tornare all’unità) ciclo o Baktum del mitico calendario Maya. Per il calendario gregoriano, per una mera faccenda di calcoli, tutto questo doveva invece accadere durante il solstizio di inverno del 2012, pressappoco durante il periodo natalizio. Gli eventi però sia del 2012 che del giugno 2020, hanno avuto quindi una apparente smentita perché nessuno di noi è stato testimone “cosciente”, essendo eventi già passati, del Grande Nulla che ci avrebbe divorato tutti. Nulla di veramente e visivamente terribile è successo dentro e fuori il nostro mondo, ma vanno viste in fila silenziose e snocciolate come perle di una collana sfilata alcune importanti considerazioni di carattere culturale e profetico.
Appena si è aperto il sipario del Tempo sul 2020, abbiamo avuto tutti quanti l’esatta percezione, con l’incalzare delle notizie mediatiche giorno per giorno e minuto per minuto, che comunque qualcosa stava cambiando sia nell’economia globale che nella nostra vita. Nel nostro piccolo ma essenziale ‘sistema vita’ fatto di mille piccole certezze come la salute e la nostra libertà, anche solo nell’abbracciare un amico o quella di uscire da casa per un caffè senza dover compilare lunghissime autocertificazioni o incorrere in pene persecutorie senza regole, in spregio alla carta costituzionale, offensive per la dignità umana. Qualcosa di sinistro stava procedendo con il numero 2020, tanto da farci desiderare tutti che questo anno non solo passasse in fretta ma che fossimo anche capaci di dimenticarlo con una grande X sia dal calendario e sia dal nostro cuore. Il Time ha dedicato al 2020 la copertina nella “damnatio memoriae” nella storia dell’Uomo.
Nella numerologia cabalistica i numeri, intesi non come mero strumento di conteggio ma nella loro essenza semantica e ontologica, sono tutto quello che le limitate parole convenzionali stentano a esprimere. Nel linguaggio informatico infatti persino l’uomo, che fra le opere d’arte del nostro Creatore è la più complessa, essendo summa di spirito e materia, viene espresso in Pixel, cioè Numeri, cioè frequenze. Numeri e frequenze diverse per ogni tipo d’uomo giustamente diverso dal proprio simile, originale e unico come solo le opere d’arte possono essere nella loro essenza interpretativa e materiale, ma ahimè solo e magnificamente numeri.
Il 2020 sin dal suo primo apparire ha dato manifestazioni di sè con la ripetizione delle sue prime cifre. Non possiamo sottovalutare la ripetizione vibrazionale di un numero che è suono occultato di un messaggio musicale che dobbiamo a tutti costi ricevere e comprendere. Nella cabala, scienza etica delle possibilità al pari della fisica quantistica, il 20 rappresenta l’abbreviazione (noi diremmo zippatura) del Sacro Nome di Dio che per i cristiani è assolutamente accessibile, per gli ebrei è addirittura impronunciabile. YHVH, volgarizzato Ieova, nella preghiera ebraica, viene sostituito con ADONAI, Signore. Prendendo la prima lettera del nome impronunciabile e l’ultima lettera di Adonai abbiamo due IOD, decima lettera dell’alfabeto. Il Sacro Nome di Dio zippato e pronunciabile diventa י-י, iud-iud. Quando pensiamo di aver inventato qualcosa con gli acrostici e le abbreviazioni, ci rendiamo miseramente conto che siamo un “copia incolla” di un sistema già in uso più di duemila anni fa. La vera modernità è solo nella evoluzione spirituale dell’uomo.
La Yod dell’alfabeto ebraico ha quindi valore numerico di 10 (ogni numero è una lettera e ogni lettera è un numero). Va da sé che quindi il nome di Dio sarebbe “10-10” cioè 20. Venti, in gematria, codice tra i tanti codici della cabala, corrisponde per equivalenza numerica a Chazah, avere una visione. E’ andare oltre il fatto puramente fisico della vista limitata ai sensi che ci mette di diritto in una condizione superiore alla normale condizione gravitazionale. E’ una risvegliata prospettiva metafisica di sicuro gusto esoterico, dove esoterismo non sta per magia ma per indagine oltre la superficiale crosta della conoscenza che abbiamo la concessione di calpestare. È l’atto dell’uomo che alza lo sguardo da terra fino agli astri, beandosi di una verità che sovrastandolo lo illumina a sua volta. La realtà quando viene osservata cambia a sua volta. E’ una legge della fisica quantistica. Tutto questo ci rimanda, come scatole cinesi, alla eterna lotta tra il Bene e il Male, il giorno e la notte, il buio e la luce, il maschile e il femminile.
La mitologia egiziana, nel Pantheon delle divinità, celebrava gli eterni rissosi fratelli Osiride e Seth, l’uno rappresentante la luce e l’altro il caos e il disordine, come la rassicurante e necessaria ciclicità dell’esistenza soggetta al ciclo del sole con la luna e dell’estate con l’inverno. Nel tardo regno Seth assunse i definitivi connotati di Demone e male assoluto. La necessaria lotta fra l’incauto Osiride, poi ricucito da Iside in 28 pezzi come la lunazione, e Seth e poi ancora tra il figlio di Osiride, Horus, e suo zio l’usurpatore, è lo stesso ritmo incalzante delle fasi della nostra vita che ricalca tempi diversi in una diversa evoluzione. Nella sanguinosa lotta l’occhio di Horus, perso in battaglia, diventa l’icona di una visione globale, quasi ultraterrena e profetica di chi può e crede di gestire il potere assoluto.
Ponendoci su un grattacielo di Manhattan, avremmo finalmente l’esatta visione di un quadro stradale e umano di una intera città che mentre è disorientata e disarticolata negli affanni di ogni giorno, ignora di essere parte della visione dell’eterno presente di qualcun’altro. Qualcuno dice che nell’operazione avveniristica della Looking Glass nata nel 2012, data profetica dei Maya, le linee del tempo potendo essere manipolate, ci ponessero nella cinica condizione di guardare il nostro presente o il nostro passato, e così dare la possibilità a qualcuno di modificare alcuni segmenti del Tempo. E’ come se la fantomatica macchina del tempo fosse stata già inventata e così ci mettesse di fronte a uno specchio. Lo specchio è la dimensione del due che ci rimanda l’immagine del nostro uno che specchiandosi può mutare, mutando prospettiva, la propria immagine. Tornando all’alfabeto ebraico, lo Yod, piccolissimo segno grafico somigliante ad una virgola, equivalendo al numero 10 è il primo punto di partenza della creazione tutta. È come se poggiando una penna su un grande foglio bianco, Dio avesse voluto dare l’avvio alle dieci parole della Creazione con un piccolo, impercettibile punto. È lo stesso punto da cui è partito per dipingere la Sua migliore opera d’arte, l’Universo. Lo Yod nella originale scrittura ideografica (grafica corrispondente ad una parola o a un concetto) rappresenta il dito e deriva da YAD, mano. È la magica immagine manifestata nella volta della Cappella Sistina, del dito di Dio che sfiora il dito di Adamo. Nella cabala due Yod messe insieme rappresentano la mano creatrice di Adonai e la mano dell’uomo a sua volta responsabile sia di mantenere al meglio il lavoro del suo Creatore e sia quello di imitarlo. Come se fosse allo specchio. Creatore ex nihilo l’uno, Creatore per imitazione speculare l’altro.
Due mani vicino Iud-Iud. Il macro con il micro.
Con la gematria scopriamo che la parola Du con valore numerico 10 scritta con dalet e vav, quarta e sesta lettera dell’alfabeto ebraico, in aramaico significa Due. Ecco che i numeri con i loro pixel e vibrazioni si materializzano prima nella visione ultraterrena del grande occhio di Horus, che per molte culture corrisponde a quello divino, poi nella realizzazione delle mani che operano sia in alto che in basso secondo la ciclicità e moltiplicazione del due, come la cellula fecondata. Il numero due è l’Inizio, la Genesi, il Bereshit (“In principio”) ebraico della vita primordiale. Salmo 62,12 “una cosa Dio ha detto, due cose ho udito da Lui”. Tutto ciò che concerne l’Uomo o la Creazione è sempre nel numero due, cioè nel numero doppio. Due occhi, due orecchie, due narici e così via dicendo. Una parte destra del cervello, l’ispirazione, la creatività, l’idea, e una parte sinistra, l’analisi, la scomposizione in verità prime, la comprensione analitica e divisa. Come in uno specchio. La Torah, il libro per eccellenza, inizia con la parola Bereshit dove la Bet, seconda lettera dell’alfabeto ebraico ma prima nel libro, esprime l’idea unica del creatore nel Suo incipit nella realizzazione pratica e moltiplicata delle parti della sua idea. La cellula fecondata che si è scissa in due, in quattro e oltre fino a formare il cielo, la terra e tutte le polarità viventi. Tutto questo solo parlando e dando un nome alle cose in un alfabeto composto da 22 lettere dove il 2 compare ben due volte specularmente. Specchio in ebraico viene scritto con una Resch ventesima lettera dell’alfabeto con valore numerico 200, con un Alef lettera muta con il valore di 1 e una Yod decima lettera con il valore di 10. La parola RI, specchio, ha valore numerico di 211 dove compare il numero 2 e l’11 che sommato compone un altro numero 2.
Ma tornando al nostro iniziale quesito, perché il miglior uso della facoltà della parola è quello di porsi i “perché”, il 2020 ci appare sul canovaccio di queste informazioni, un numero che nella sua essenza ci comunica vibrando tutta la sua complessità. Il Sacro e il Profano sono sicuramente presenti nella ripetizione dello Yud-Yud. È come se ci fossero due mani di Dio e due dell’Uomo, ognuno responsabile delle proprie azioni. Ognuno di spalle all’altro, non più comunicanti dito con dito. La parola Bechirà, libero arbitrio, si allinea alla legge del numero due iniziando con la lettera Bet, la lettera del femminile, ma lo stesso secolo 2000 si apre con il sorpasso dell’aspetto lunare e femminino dell’universo. Abramo stesso, leader indiscusso del monoteismo, è la ventesima generazione dopo Adamo. La nostra storia inizia con il percorso a ostacoli di Abramo. L’ordine ricevuto da Dio nel famoso capitolo 12 della Genesi è “vattene dalla tua terra” cioè vattene dalle tue comodità, dalle tue certezze ed è stato proprio quello l’inizio della nostra Genesi, sempre alla perenne ricerca del nostro Valore di uomini liberi, nonostante il buio doloroso delle incognite. Il 2020 anche per noi è l’anno zero. Un nuovo Bereshit. Il Tohu e Bohu, il vuoto, il caos biblico, sono alle nostre spalle. È un inizio annunciato. Il 2020 è il paradigma di un tempo che sta già vivendo nelle nostre inconsapevoli mani. È un grande setaccio che separerà inevitabilmente la pula dal grano. Le nostre mani possono operare sia nel bene imitando Dio che nel male imitando Set.
Sicuramente andremmo a dormire più serenamente se ci dessero la possibilità di guardare oltre il nostro 20 temporale, oltre lo specchio di questo tempo e vedere quali incognite o meraviglie ci aspettano dietro l’angolo. Il Messia? L’apocalisse e il caos? Il risveglio dell’uomo dopo secoli di sonno? Noi siamo molto di più di uno specchio. Il 2020 dal grattacielo di Manhattan ci rimanda alla grande visione del difficile cammino nel deserto dei nostri lontani antenati. È purtroppo un inizio doloroso, senza neanche il ristoro della manna, anzi senza nessun ristoro di nessun genere. E’ un percorso ad ostacoli in cui ci sembra che il 2020 bisestile sia per noi una grande iattura. È un duro e feroce percorso in cui però la grande visione è solo il Risveglio della autodeterminazione come Uomini liberi.
Grazia Piscopo. Taranto, 10 febbraio 1961. Si trasferisce a Lecce nel 1967 con la famiglia per ragioni professionali del padre. Appassionata di storia studi umanistici e lingue antiche, frequenta e consegue il Diploma di maturità Classica presso il liceo Classico Virgilio di Lecce. La mistica, le religioni e l’ebraico sono gli studi a cui approda intorno agli anni 80 e che continuerà ad approfondire fino a giorni nostri. La Cristalloterapia insegnata dalla Maestra di origine ebraica Fufi Sonnino nella città di Roma, è una piccola gemma nei suoi studi. Nel 2001 fonda l’Associazione Culturale per la promozione delle Scienze Olistiche Filosofiche ed Umanistiche “Thorah” accreditata e iscritta nel Registro delle Associazioni del Comune di Lecce, di cui attualmente è Presidente pro-tempore. Nel 2006 frequenta la facoltà di Scienze Teologiche e Religiose presso la Curia Vescovile di Lecce. Nel 2017 quale Presidente dell’Associazione Thorah, formalizza protocolli di collaborazione per la diffusione della Cultura con vari Enti, Amministrazioni Comunali e Associazioni, in particolare con la “Fondazione Palmieri” di Lecce. Nel gennaio del 2018 formalizza l’adesione dell’Associazione alla Federazione delle Associazioni di Italia-Israele. Successivamente, a luglio del 2018, decide, con l’Approvazione dell’Assemblea dei Soci di modificare lo Statuto e il nome del Sodalizio, per rispetto verso la Comunità Religiosa Ebraica e la Sue Sacre Scritture da Associazione “THORAH”, di chiaro riferimento alle Sacre scritture, in Associazione “HORAH”, che in ebraico anche se ha una assonanza simile significa “ballo gioioso”. Nel 2018 scrive e pubblica con la Casa Editrice I Quaderni del Bardo Edizioni, il suo primo libro “La Via per la Cabala…la Via del Cuore”. E nel 2020 “ Le note della Cabala” distribuiti su internet da Amazon e Ibs. ( Grazia Piscopo https://www.amazon.it) (Grazia Piscopo https://www.ibs.it).
Ancora adesso, ora e sempre, il suo grande amore, la Cabala è motivo di studio, ricerca e di approfondimento.