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Diritti umani

Sopravvissuti e invisibili per lo Stato e le Istituzioni. L’Appello di Benedetta Parretta

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A due anni di distanza Benedetta Parretta, sorella di Giuseppe barbaramente ucciso davanti ai suoi occhi e quelli della madre a Crotone, affida ad una lettera aperta tutto il suo dolore e la delusione per essere stata lasciata sola da chi avrebbe dovuto occuparsi di un dramma che appartiene a tutti noi

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta alla stampa ed alle istituzioni di Benedetta Parretta, sorella minore di Giuseppe ucciso sotto i suoi occhi il 13 gennaio di due anni fa. L’omicidio, anche se la Corte d’Assise di Catanzaro ha condannato all’ergastolo il colpevole pregiudicato Salvatore Gerace, non può che restare dolorosamente scolpito nella mente di Benedetta che da quel giorno, insieme alla madre Caterina ed il fratellino Paolo, vive una condizione di reale disagio. Nella lettera che segue infatti Benedetta ripercorre il vissuto famigliare improntato al grande esempio materno sempre proteso in aiuto delle donne in difficoltà, ponendo un quesito fondamentale per il prosieguo della sua vita, che è anche la vita della tanta popolazione onesta in Calabria, una regione martoriata dal malaffare.  E domandandosi quale sarà il suo futuro punta il dito contro l’assenza dello Stato e delle Istituzioni in una vicenda davvero atroce che ha visto vittima sacrificale proprio il figlio di chi difendeva la legalità.

 

Mio fratello ucciso il 13 Gennaio 2018!

Io uccisa, dall’indifferenza di chi avrebbe dovuto tutelare me e Paolo, LO STATO!!

Ho dovuto diventare improvvisamente adulta quel maledetto pomeriggio.

Ho visto morire mio fratello tra le nostre braccia con lo sguardo ormai perso nel vuoto, mi ha cresciuto come se fossimo due gemelli, uniti da un unico dolore quello di essere orfani di padre.

Quegli spari mi rimbombano nelle orecchie e la faccia dell’assassino mi compare davanti ogni notte, io sono morta in quel momento, noi siamo morti, completamente.

Condanno lo Stato e chi lo rappresenta ai vertici per il modo in cui siamo trattati noi le “vittime invisibili “.

Due anni di assurdo silenzio.

Vedo mia madre battersi con quella forza che non ha più, per reagire Alla violenza più grande che una donna può subire, veder uccidere il proprio figlio per colpire te ed il tuo lavoro e i tuoi valori.

L’ho vista salvare tante donne in Associazione, usciva di notte, si organizzava con l’equipe di salvataggio, e le portava tante volte a casa nostra.

Estranee con minori, che vivevano a nostre spese.

Per giorni e a volte settimane, finché non trovava un posto dove poterle far essere al sicuro.

Mia madre mi ha insegnato il coraggio l’amore verso il prossimo e la legalità.

Ho assistito a tanti attentati alla sua persona e all’associazione per aver pestato i piedi di tanti uomini del malaffare e tante volte ho avuto paura per la sua vita, non per la nostra.

Oggi ho paura anche di questo, ho paura di essere perseguitata, aggredita.

Ma non per quello che ha fatto mia madre, perché sono fiera di lei e un giorno spero di diventare invincibile come lei. Un Esempio da seguire!

E se sarà necessario morire da eroe come mio fratello, noi giovani abbiamo il dovere di cambiare tutto ciò che gli adulti ci hanno distrutto, gli ideali, i valori i sogni…

Ho paura per me e per tutti noi, per quel futuro che mi è stato strappato e che lo Stato non ha saputo restituirmi, aspettavo risposte negli occhi di mia madre, mi sarei aspettata appoggio immediato da Enti Istituzionali per far riaprire subito il centro, pensavo ci avrebbero dato un’ altra sede, per ricominciare a respirare e per non farci rischiare ancora la vita, ed invece nulla, Il silenzio più assurdo…

Lo Stato è incapace di dare sicurezza alle famiglie, perché io non l’ho avuta. Sono passati due anni dalla morte di mio fratello. Non esiste nessun progetto di affiancamento per le vittime di un reato così grave.  

Nessuno sportello, nessun progetto DAFNE, nulla!

Chi mi restituirà il mio futuro?

Da dove devo ricominciare?

SIGNOR PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, DELLA REGIONE, ISTITUZIONI TUTTE

MIO FRATELLO SI È SACRIFICATO PER LA SUA FAMIGLIA.

MORTO DA EROE, DA MARTIRE, MA NON HO LETTO NESSUN SUO INVITO, NON HO VISTO NESSUNA MEDAGLIA, EPPURE MIA MADRE HA COMBATTUTO CONTRO NOMI IMPORTANTI DI MAFIOSI APPARTENENTI ALLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA

HA SUBITO 12 ATTENTATI, eppure ci avete abbandonati.

Ma di quale legalità VOI Mi parlate?

Io ho capito cos’è la legalità… Con i successi di mia madre.

Arrivavano distrutte le donne in Associazione e lei le trasformava.

Non è stato sbagliato salvare vite umane.

È stato sbagliato lasciare uccidere mio fratello..

Da uno Stato che non tutela i propri Giovani e la legalità!.

 

Benedetta Parretta Presidente Associazione Ad un Passo da te-Giuseppe Parretta

Figlia di Caterina Villirillo Presidente Associazione Libere Donne

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