Italia
“Siamo una carovana di gioia”

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Sabato 22 ottobre, Richard Gere ha aperto la conferenza pubblica del Dalai Lama a Milano sull’etica universale
Di Federica Fornelli
Con il saluto in italiano, sabato 22 ottobre, Richard Gere ha inaspettatamente aperto la conferenza pubblica del Dalai Lama a Milano sull’etica universale. Grande amico e discepolo del Dalai Lama, ha delicatamente ma puntualmente sottolineato l’ingerenza della Cina in ogni questione che riguarda il Dalai Lama e il buddismo. Ma l’inno alla gioia di Gere è raccolto in questa frase “noi, uomini non siamo una carovana di disperati ma una carovana di gioia”. I 13.000 di ieri hanno accolto più che una star, un amico, una voce; lo hanno applaudito e hanno sorriso. E poi il lungo caloroso e gioioso applauso per Tenzin Gyatzo, XVI Dalai Lama, i cuori aperti all’ascolto. Tantissimi i temi trattati, precisi e puntuali le sue riflessioni e i suoi suggerimenti. Un lungo insegnamento che partendo dal concetto di felicità, si sviluppa ad arco. La felicità delle cose (materialismo) che ci imbriglia in una falsa infelicità, non consentendoci di essere menti sviluppate. Il materialismo ci tiene legati agli oggetti procurandoci sofferenza. “Se siamo intelligenti”, dice il Dalai, “cerchiamo l’altro. Siamo essere umani, siamo uguali l’uno all’altro” Felicità e serenitàò giungono dall’intelligenza, che consente di investigare la realtà donando pace interiore. Tutto il nostro essere beneficia della felicità dell’animo, anche il nostro fisico, il nostro sistema immunitario. Ormai è innegabile c’è una amplia bibliografia scientifica che testimonia gli effetti di questo modo di vita. “Se poniamo troppa enfasi sull’io, su noi stessi, questo sentimento fa allontanare gli altri, se apriamo gli occhi e pensiamo a noi, come una persona di una grande famiglia – l’umanità – ogni essere umano è vicino a noi.” Con grazia ed infinita intelligenza introduce il tema degli esuli, partendo dalla propria esperienza di esiliato, e invita i governi ad impegnarsi per eliminare i conflitti e a creare per gli esuli, una speranza non di un luogo temporaneo di fuga, ma di ritorno. Ritornare ai propri luoghi con cultura (scolarizzazione), con capacità professionali e con la consapevolezza che siamo una sola grande umanità. Il suo impegno personale è quello di promuovere la consapevolezza di una sola umanitò e dell’armonia religiosa, perche le religioni sono ispiratrici dell’amore anche nelle diverse declinazioni. Tutte le religioni, anche il buddismo, hanno correnti di pensiero diverse, ma tutte portano all’amore. Scorrono veloci queste riflessioni tra gli attenti spettatori, tutti scrivono, registrano, c’è fame di capire, di sapere ed è in questo humus che il Dalai sconvolge tutti. Parla di terrorismo religioso e di come il termine sia per lui inaccettabile, perché la jiad è la guerra che ogni credendo fa contro la parte del conflitto con le emozioni negative, non quella che fa contro un altro essere mano. Anche lui vive la sua jiad ogni giorno. Conclude, con un pensiero al Tibet, di cui dal 2011 non è più leader politico ma spirituale e chiarisce che anche i futuri Dalai Lama non saranno leader politici. Chiede a tutti di impegnarsi per preservare la cultura e l’economia del Tibet, il cui altipiano viene definito il “Terzo polo” e dove l’inquinamento sta arrivando a grandi passi. Il Tibet, è acqua, fiumi, ghiacciai. “Sono amore, consapevolezza anche proteggere l’ambiente”, suona chiaro e potente il suo invito a guardare oltre. Paziente poi risponde alle domande ed agli interventi, taluni veramente fuori luogo e più in cerca più di uno spazio che di confronto. Rivolge spesso l’invito ai genitori a crescere i propri figli in un progetto di amore, di educazione all’amore sin da piccoli, così che sin dalle prime classi scolastiche possano essere testimoni di amore e creare una umanità amorevole e gioiosa dove i conflitti non esistano e si sciolgano. E risponde paziente anche alle domande sulle sua abitudine alimentari, spiegando perché lui sia costretto a mangiare carne per motivi di salute, ma anche di come, giovane Dalai Lama, impose a tutti di non mangiare carne durante le festività e di quanto questo sia importante per essere buoni buddisti. Solo i monaci, debbono mangiare qualunque cosa che viene loro offerta, perché fa parte della disciplina della questua.
E’ stanco si vede, questo meraviglioso Essere ora si fa aiutare ad alzarsi “le mie ginocchia scricchiolano e sono vecchie, ma la mia mente è giovane e corre”, ride e sorride, illumina il viso di tanti e per strappare un sorriso, non esista a giocare sulle gote del Sindaco di Rho che un paio di ore prima gli ha conferito la cittadinanza onoraria. A tutti rimane qualcosa di speciale da portare a casa, una riserva di “combustibile” del cuore, mentre lentamente, ordinatamente scemiamo fuori dai padiglioni dell’evento. Ho chiesto alle persone che sono venute con me, persone comuni curiose di interagire in qualche modo con lui, cosa rimanesse di questa giornata.
Gaetano: la semplicità e la condivisione. Mi ha colpito il suo esprimere grandi e complicati concetti con semplicità e come la condivisione sia stata semplice ed immediata. Come l’emozioni positive abbiano creato empatia e condivisione. (Mentre Gaetano dice questo, dagli zaini sbucano fuori risorse alimentari, che vengono allegramente condivise dal gruppo. Condividere il cibo, stranamente tutto vegetariano) Elena mi scrive, “Il mio pensiero su questa giornata è di completa serenità, e voglio impegnarmi ancora di più per essere un Essere Umano migliore, avendo accolto in me le parole del Dalai Lama” Nella notte il mio cellulare, sembra dotato scoppiettare: arrivano le foto scattate, e i pensieri positivi del nostro piccolo gruppo, reso speciale da un giorno speciale di ottobre, in cui anche noi abbiamo capito di essere una carovana di gioia.
Namastè!