Diritti umani
Rapporto UNICEF su bambini migranti non accompagnati: a Calais e Dunkirk minorenni esposti a sfruttamento sessuale, traffico e abuso.
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Secondo il rapporto a marzo 2016 500 minorenni non accompagnati vivevano nei 7 campi, inclusi Calais e Dunkirk, e da giugno 2015 circa 2.000 minorenni non accompagnati sono passati da lì.
Secondo uno nuovo studio dell’UNICEF Francia e dell’UNICEF Regno Unito “Né sano, né salvo” sui bambini migranti non accompagnati nei campi nel nord della Francia (sulla costa tra la Manica e il Mar del Nord), ogni giorno i bambini subiscono esperienze di abuso sessuale, violenza e lavoro forzato. Lo studio ha indagato i casi di 60 bambini di età compresa tra gli 11 e i 16 anni – da Afghanistan, Egitto, Eritrea, Etiopia, Iran, Iraq, Kuwait, Siria e Vietnam – che hanno vissuto da gennaio ad aprile 2016 in 7 campi lungo la costa dello stretto tra Francia e Inghilterra. Le testimonianze dei bambini stanno dando alla luce un quadro di abusi e di tragedie, con casi di riduzione in schiavitù per pagare i debiti e attività criminali forzate, come assistenza ai trafficanti ai terminal dei traghetti. La violenza sessuale è una minaccia costante, compresi sfruttamento sessuale e stupro di ragazzi, e stupro e prostituzione forzata di ragazze. Attraverso interviste con giovani donne sono state identificate pratiche di scambio di prestazioni sessuali in cambio della promessa di un passaggio per il Regno Unito o per velocizzare i loro viaggi. Molti di questi bambini sono scappati da conflitti e ora sono intrappolati nei campi, alcuni disperatamente vicini a raggiungere la famiglia che già vive nel Regno Unito dove un letto sicuro li attende. Nella maggior parte dei campi è concessa una “libera entrata” ai trafficanti prima che ai minori venga concesso di poter stare lì. I bambini non accompagnati che non possono pagare si trovano costretti a svolgere lavori per gli adulti, come vendere cibo presso i mercati notturni informali nella cosiddetta Giungla di Calais. Denunce di freddo e stanchezza sono all’ordine del giorno a causa delle pessime condizioni di vita, che espongono costantemente i bambini a questo stato di cose. Non c’è accesso ad un’istruzione regolare nonostante sia un obbligo. Alcuni bambini hanno espresso il desiderio di essere ospedalizzati in un reparto psichiatrico a seguito di crolli nervosi e di episodi aggressivi e violenti. I trafficanti ora chiedono tra le 4.000 e le 5.000 sterline a persona per attraversare lo stretto tra Francia e Inghilterra, il prezzo più alto di sempre. A causa dell’incremento della presenza delle forze di sicurezza questa situazione ha spinto i bambini nelle mani di questi trafficanti o li ha indotti a correre rischi ancora più pericolosi per compiere il passaggio senza pagare – in alcuni casi nascondendosi nelle celle frigorifero dei camion. LiLy Caprani Vice Direttore generale dell’UNICEF Regno Unito ha dichiarato: “Un’azione immediata da parte del Governo del Regno Unito potrebbe porre fine al fatto che questi bambini cadano nelle mani dei trafficanti e mostrerebbe la serietà nel portare avanti i recenti impegni presi per i bambini rifugiati. Il Primo Ministro ha dichiarato che i minorenni non accompagnati dovrebbero essere portati nel Regno Unito se hanno una famiglia qui, ma i casi di questi bambini sono affrontati troppo lentamente. Questi campi non sono luoghi per bambini – noi sappiamo che ci sono almeno 157 minorenni a Calais con il diritto legale di essere ricongiunti alle loro famiglie nel Regno Unito. Più questi bambini dovranno aspettare, più disperate saranno le loro condizioni e più probabile sarà il rischio che debbano scappare dalle terribili condizioni dei campi per raggiungere le loro famiglie.” Secondo il rapporto, a marzo 2016, 500 minorenni non accompagnati vivevano nei 7 campi, inclusi Calais e Dunkirk, e da giugno 2015 circa 2.000 minorenni non accompagnati sono passati da lì. Nonostante la media di permanenza in queste “giungle” sia di 5 mesi, alcuni bambini vi hanno trascorso anche 9 mesi e uno è stato lì per oltre un anno. Inoltre, questa media si sta velocemente alzando a causa dell’aumentata sicurezza ai confini e delle maggiori difficoltà di intraprendere questi viaggi. Stando in questi campi più a lungo, i bambini sono soggetti a maggiori pericoli. La protezione dei minorenni non accompagnati è un obbligo per lo Stato, così come previsto dalla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Ma la risposta è frammentata e spesso questo processo non ha al centro il superiore interesse di questi minorenni. L’UNICEF Regno Unito chiede al Governo del Regno Unito di impegnarsi maggiormente per riunire i minorenni non accompagnati che si trovano in Europa alle loro famiglie nel Regno Unito, affinché non debbano più vivere l’orrore dei campi in Francia o trovarsi nelle condizioni in cui versano in altri paesi Europei come la Grecia. Bilal[1] di 16 anni ha unito le sue forze all’UNICEF Regno Unito e a Citizens Regno Unito per chiedere al Dipartimento del Governo inglese per l’Immigrazione di raddoppiare gli sforzi per aiutare i bambini soli, molti dei quali sono stremati a seguito dei mesi trascorsi nei pericolosi campi attraverso l’Europa. Molti di questi bambini rifugiati hanno il diritto legale di essere riuniti alle proprie famiglie che li stano aspettando nel Regno Unito. Questa settimana è stato pubblicato anche un Rapporto dell’UNICEF “Pericolo ad ogni passo del viaggio” sui viaggi che i bambini rifugiati e migranti affrontano verso l’Europa. Più di nove bambini migranti e rifugiati su 10 arrivati in Europa quest’anno attraverso l’Italia sono non accompagnati; nei primi cinque mesi dell’anno, 7.009 minorenni non accompagnati – il doppio rispetto allo scorso anno- sono partiti dal Nord Africa verso l’Italia. Molti di questi bambini hanno parenti e famiglie nel Regno Unito, e secondo il Regolamento di Dublino III hanno il diritto di essere riuniti. Attualmente questo processo è eccessivamente lungo, complesso e con scarsi controlli. Dall’inizio del 2016 fino ad Aprile, sono stati presentati 52 rinvii, sono stati emessi 24 verdetti e sono stati realizzati 20 trasferimenti.
L’UNICEF Regno Unito chiede al Governo del Regno Unito di:
1)Assicurare risorse efficienti per un effettivo funzionamento del processo di riunificazione familiare che comprende fondi per lo staff del Dipartimento del Governo inglese per l’Immigrazione, l’identificazione dei bambini e la riduzione del ritardo del processo (che dovrebbe prevedere un massimo di 3 mesi);
2)Assicurare che i bambini ricevano informazioni affidabili – in una lingua per loro comprensibile e in modo adeguato – sul processo di riunificazione familiare;
3)Garantire ai bambini non accompagnati accesso ad un’assistenza legale di qualità, così che le loro richieste per il ricongiungimento famigliare nel Regno Unito possano essere analizzate il prima possibile;
4)Pubblicare linee guida su come gestire i casi di ricongiungimento familiare secondo Dublino III e le ricorse degli enti locali per condurre verifiche necessarie sulle famiglie per assicurare che la riunificazione familiare sia il miglior interesse del bambino.
[1] Bilal è un nome inventato per proteggere la sua identità.