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Diritti umani

Pakistana 25enne, uccisa dai familiari per aver rifiutato il matrimonio imposto

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Sana, da anni viveva in Italia ma è morta in Pakistan, dove i familiari le hanno teso una trappola uccidendola

di Vito Nicola Lacerenza

 

Una presa alla gola, tanto forte da rompere l’osso del collo, ha spezzato la giovane vita di Sana Cheema, uccisa a 25 anni, per mano del padre, Mustafa Ghulan, dello zio, Mazhal Iqbal, e del fratello, Adnan. I tre familiari vivevano a Brescia, proprio come Sana e il suo fidanzato, con cui la ragazza stava insieme da 4 anni. La 25enne non aveva alcuna intenzione di sposarsi con un pakistano residente nel suo Paese d’origine, cosa che, invece, il padre di lei pretendeva ad ogni costo, al punto da preparare una lista di pretendenti tra i quali la figlia avrebbe dovuto scegliere il futuro marito. Sana, però, era contro il matrimonio combinato e aveva deciso di farlo sapere anche alla sua famiglia, che, una volta appresa la decisione della giovane, ha deciso di punirla a morte.

Attirata con una scusa in Pakistan, la giovane è stata uccisa dai suoi familiari più stretti, nella città di Mangowal, dove vivono altri  parenti, il 18 aprile scorso. Alla scomparsa di Sana, è subito seguita l’eliminazione dei suoi profili social, attraverso cui era costantemente in contatto con i suoi amici bresciani, al corrente delle pressioni subite dalla ragazza. Sono stati loro ad allertare le autorità italiane e a spingere la polizia pakistana a dare inizio alle indagini, terminate con il ritrovamento del corpo di Sana, seppellita poco distante dal luogo del delitto, consumatosi il 24 aprile, e con l’arresto dei tre assassini, rei confessi. Ora, il padre, lo zio e il fratello di Sana rischiano di essere condannati all’ergastolo o alla pena di morte. Il particolare sistema giuridico pakistano, però, prevede la possibilità che i tre possano essere scarcerati, purché la madre “perdoni” i colpevoli.

 

 

 

 

 

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