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Nell’isola caraibica di Barbuda non esiste il diritto di proprietà del suolo. Ma il presidente Browne vuole cambiare la legge

Barbuda sino ad oggi era il luogo dove il suolo era di tutti. Tra un po’ non sarà più così. Arrivano i primi acquirenti: Robert De Niro compra terreni per costruire un albergo extralusso
di Vito Nicola Lacerenza
In un’ epoca dominata dal capitalismo e dalle multinazionali, risulta difficile pensare all’esistenza di un luogo in cui gli uomini possano vivere solo con quello che la terra offre, e che la terra, priva di proprietari, appartenga a tutta la comunità. Avviene nell’isola caraibica di Barbuda, dove i 600 abitanti sono per lo più semplici pescatori, cacciatori o contadini, ma senza il “proprio” fazzoletto di terra da coltivare: perché “la terra non deve essere venduta”, come recita il primo articolo della “legge comunitaria” vigente sull’isola, ma affidata a un consiglio cittadino, che stabilisce, attraverso il voto democratico dei suoi membri, la dimensione dello spazio agricolo da concedere in uso. Di solito si tratta sempre di una porzione di terreno molto modesta. La norma che vieta di essere o diventare proprietari di terreni deriva da un sentimento comune profondamente radicato in ogni abitante di Barbuda: tutti coloro che ci sono nati, sono ritenuti parte integrante dell’isola e, di conseguenza, nessuno può essere “proprietario di un latifondo”, perché significherebbe strappare al popolo una parte di sé. Questo modello di società, se pur apprezzabile concettualmente, ha compromesso lo sviluppo economico di Barbuda, lasciandola priva di infrastrutture strategiche: strade, porti, aeroporti ecc.
La loro assenza ha reso l’effetto dell’uragano Irma, che il 6 settembre dell’anno scorso ha travolto l’isola, ancora più devastante rispetto ad altre zone colpite. La situazione d’emergenza creatasi ha convinto Gaston Browne, il presidente di Antigua e Barbuda, lo Stato di cui “la comunità autonoma di Barbuda” fa parte, ad iniziare una battaglia politica per introdurre nell’isola il “diritto di proprietà”. «Io credo che Barbuda abbia grandi potenzialità, che devono essere messe a frutto nell’interesse della popolazione- ha detto il presidente Browne – È assolutamente necessario avere un aeroporto, un porto, nel quale possano attraccare anche le navi da crociera, per creare economia e sviluppo. Per realizzare tutto questo bisogna che ci siano dei “proprietari”. Non si può creare sviluppo economico se la gente non ha il diritto di proprietà». La proposta di Browne ha attirato l’attenzione di molti investitori stranieri: tra gli altri l’attore americano Robert De Niro, il quale ha dichiarato di voler acquistare un’area nell’isola per costruire un albergo extralusso. Per permettere ai capitali esteri di arrivare a Barbuda è indispensabile, però, che i suoi abitanti aboliscano “il diritto comunitario”: basta che ognuno di loro paghi simbolicamente un dollaro per il possesso della terra. Ma gli isolani non ci stanno, e si sono mobilitati per difendere il proprio sistema normativo, nel quale vedono racchiusa l’identità del loro popolo. «Parlare di “terra” significa rivolgersi al cuore di tutti noi che viviamo in Barbuda, perché rappresenta la nostra cultura – ha spiegato Kendra Beazer, un membro del consiglio cittadino – Tutto cambierà quando la terra comincerà ad essere venduta».