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Arte & Cultura

Nella casa del Vate: viaggio nell’infanzia eterna di Gabriele D’Annunzio

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Autore del celebre “Il Piacere”, del “Trionfo della Morte” e delle odi del “Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi”, D’Annunzio fu anche uomo d’azione: soldato, aviatore, politico, seduttore impenitente.

di Laura Marà

Nel cuore antico di Pescara, in Corso Manthoné, il tempo ha deciso di rallentare. Qui, tra i vicoli dove ancora si odono gli echi delle voci di un’Italia ottocentesca, sorge un luogo capace di trattenere l’anima: la casa natale di Gabriele D’Annunzio. Non è solo un museo. È un frammento di eternità.

D’Annunzio nacque tra queste mura il 12 marzo 1863, figlio del ricco commerciante di vini Francesco Paolo Rapagnetta e di Luisa de Benedictis, donna colta e sensibile che influenzò profondamente l’animo precoce del figlio. A undici anni, lasciò questa casa per studiare al collegio Cicognini di Prato, ma fu qui che germogliò la sua vocazione letteraria.

Il palazzo che oggi ospita il museo, dichiarato monumento nazionale nel 1927, conserva ancora la fisionomia borghese dell’Ottocento abruzzese. Ogni mobile, ogni oggetto racconta una storia: la scrivania dove il piccolo Gabriele copiava versi latini, il letto in ferro battuto dove forse sognò le sue prime visioni poetiche, le fotografie in bianco e nero che ne immortalano il profilo già fiero e curioso.

Passeggiando tra le stanze si respira l’infanzia del poeta, la sua fame di bellezza, il gusto per il lusso e la parola. “Io nacqui — scriveva — per essere un principe del sangue, non della monarchia, ma dell’Arte.” E infatti, nella sua produzione letteraria, il culto dell’estetica si fonde con l’azione, l’audacia, la provocazione.

Autore del celebre “Il Piacere”, del “Trionfo della Morte” e delle odi del “Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi”, D’Annunzio fu anche uomo d’azione: soldato, aviatore, politico, seduttore impenitente. Lanciò manifesti dal cielo durante la Prima Guerra Mondiale e fondò, nel 1919, la Reggenza del Carnaro a Fiume, una delle più ardite utopie politiche del Novecento.

Eppure, tutto inizia lì: in quella casa di Pescara. Camminare tra quelle mura significa riscoprire le radici di una personalità irripetibile, in cui “la vita imita l’arte più di quanto l’arte imiti la vita”.

Una visita alla casa museo è molto più che un’esperienza culturale: è un rito. Un modo per entrare, anche solo per un istante, nell’universo di chi scrisse:

“Io non ho che la mia vita da offrire ai miei sogni.”

Curiosità su Gabriele D’Annunzio

  • Inventore di parole: a lui si devono termini come tramezzino, velivolo, futuribile, e persino automobile in accezione moderna.
  • Amante instancabile: visse relazioni famose, tra cui quella con l’attrice Eleonora Duse, fonte d’ispirazione e passione.
  • Esteta fino all’ossessione: al Vittoriale degli Italiani, la sua villa-museo sul Lago di Garda, conservava oggetti, reliquie, profumi, spade e animali impagliati con la cura maniacale di un collezionista d’anime.
  • Cecità selettiva: negli ultimi anni di vita perse quasi completamente la vista, ma continuò a scrivere grazie a un sistema di dettatura.
  • Fumatore raffinato: amava sigari e profumi rari, e faceva personalizzare le sue miscele da profumieri francesi.
  • Morte e poesia: morì il 1° marzo 1938, lasciando scritto su sé stesso: “Io sono l’Immaginifico, colui che inventa la vita”.
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