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L’opinione è un’arma, ma non è sempre la verità — Opinion is a weapon but it is not always the truth

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di emigrazione e di matrimoni

L’opinione è un’arma, ma non è sempre la verità

Il lettore dei giornali, sia cartacei che online, ha una debolezza per gli articoli degli opinionisti. Ogni lettore ha il suo preferito, per cui alcuni giornalisti, partendo dal grandissimo Indro Montanelli, hanno avuto un effetto enorme sulla politica e la nostra vita. Nel caso di Montanelli si diceva che i suoi “pezzi” erano capaci di cambiare centinaia di migliaia di voti.

Allora, per via degli effetti degli articoli sul pubblico,  l’opinionista responsabile deve tenere ben in mente che l’opinione di per sé non è automaticamente “verità”. Non basta dire “Secondo me…”, oppure “nel mio (umile) parere…” per poter dimostrare la veridicità di un articolo, non importa la bravura tecnica o stilistica dell’opinionista di turno.

Questa situazione è peggiorata molto dall’arrivo dei social e, di conseguenza, di molti siti e giornali che non sono sempre iscritti nei Tribunali competenti e quindi non sono assolutamente giornali che si assumono tutte le responsabilità che prima il direttore e poi il giornalista deve considerare mentre scrive il nuovo pezzo. Alcuni di questi siti hanno avuto un buon seguito, come alcuni opinionisti, ma per un motivo molto semplice, il lettore cerca conferma delle proprie idee e, non raramente e peggio ancora, dei propri pregiudizi.

Certo, la nostra Costituzione contiene e protegge il Diritto all’espressione e opinione, ma questo NON vuol dire avere il diritto di non subire le conseguenze delle proprie opinioni. Basta citare la parola “diffamazione”, e altri concetti penali, per capire che il giornalista /opinionista che esprime pareri “spericolati” rischia un castigo pesante, come anche il Direttore del giornale che ha permesso la pubblicazione del pezzo.

L’opinionista con formazionale professionale seria, come anche l’opinionista con formazione accademica, sa benissimo che ogni articolo deve contenere affermazioni che possono essere confermate facilmente nel caso di contestazioni.

Quindi, il lettore sa che i “pezzi” di queste categorie di opinionisti hanno una base solida di informazione, ricerche ed esperienze personali per potere dare peso alle opinioni espresse nell’articolo. E questo vale particolarmente per le testate giornalistiche importanti che mettono a rischio la loro reputazione con ogni articolo che esce, per cui il lettore è sicuro della oggettività delle affermazioni.

Purtroppo, con l’arrivo dei social ed i molti siti giornalistici nuovi, alcuni ufficiali e moltissimi altri fittizi, il lettore si trova con una serie quasi infinita di “informazioni” che non sempre rispettano le norme previste dalla legge italiana per il giornalismo.

Ma, con il tempo molte persone hanno trovato un posto in questi siti e giornali per poter esprimere le loro idee a un pubblico molto più grande del solito bar o giro di amici.

Il risultato dell’arrivo di questi siti e pagine è che ora molte persone pubblicano articoli che spesso sono armi giornalistiche, ma senza la base di esperienze, ricerche e qualifiche necessarie per poter difendersi da eventuali contestazioni o controversie.

Infatti, questi opinionisti sanno che molti lettori sono in cerca di voci che confermano le loro idee sbagliate e/o prive di fondamenta e quindi ogni potenziale opinionista furbo sa di poter trovare il proprio pubblico.

Certamente molti di questi hanno qualità comunicative buone, magari hanno anche ambizioni letterarie, ma questo non vuol dire che i loro articoli sarebbero capaci di superare i problemi di eventuali contestazioni, oppure querele causate da dichiarazioni sventurate, oppure attacchi personali verso persone con formazioni e qualifiche professionali e accademiche molto più complete.

Ma la risoluzione di questa situazione non dipende solo dalle capacità dei direttori nel controllare i pezzi dei loro contributori. In fondo, la legge impone controlli severi ed il direttore rischia persino la galera, come è successo al celebre giornalista/autore Giovanni Guareschi nel 1954 per un articolo sventurato basato su informazioni risultate false, che altri colleghi avevano rifiutato proprio per quel motivo…

Difatti, anche il lettore deve essere attento nella lettura per capire la differenza tra i “pezzi” seri, basati su concetti autorevoli e facilmente verificabili ed i “pezzi” meno professionali di “opinionisti” in cerca di riconoscimento da un pubblico più grande del proprio gruppo di conoscenti. Magari capendo che spesso gli articoli sono attacchi personali ai bersagli preferiti dell’autore invece di articoli scritti per il bene del pubblico.

E finiamo con una citazione del grande Umberto Eco che aveva previsto decenni fa questa differenza tra “opinioni” e verità quando disse “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli».

Opinion is a weapon but it is not always the truth

Readers of newspapers, whether paper or online, have a weak spot for the articles of pundits/opinion writers. Every reader has his or her favourite, so some journalists, starting with Italy’s greatest opinion writer, Indro Montanelli, have had a huge impact on politics and our lives. In the case of Montanelli it was said that his “pieces” were capable of changing hundreds of thousands of votes.

So, due to the effects of the articles on the public, the responsible columnist must be fully aware that opinion on its own is not automatically the “truth”. It is not enough to say “In my (humble) opinion…” to demonstrate the veracity of an article, no matter the technical or stylistics skill of the opinion writer.

This situation has deteriorated a lot since the arrival of the social media and subsequently of many sites and newspapers that are not always registered at the competent Tribunals (in Italy) or authorities in other countries, and therefore these are absolutely not real newspapers with all the responsibilities that firstly the Editor on Chief and then the journalist must consider when writing a new piece. Some of these sites have had a good following, just like some opinion writers, and for a very simple reason, the readers are looking for confirmation of their own ideas and often, and worse still, their prejudices.

Of course, our Constitution contains and protects the Right to freedom of speech and opinion but this does NOT mean having the right to not suffer the consequences of one’s opinions. We only have to mention the word “defamation” and some other criminal concepts to understand that journalists/opinion writers who express “reckless” opinions risk heavy punishment, as well as the Editor in Chief of the newspaper who had allowed the piece to be published.

The opinion writer with serious professional training, just like the opinion writer with academic training, knows full well that each article must contain statements that can be easily confirmed in the event of a dispute.

Therefore, readers know that the “pieces” of these categories of opinion writers have a solid foundation of information, research and personal experience to give weight to the opinions expressed in the articles. And this is especially true for major newspapers that put their reputation at risk with every article that comes out, so the readers are sure of the veracity of the claims.

Unfortunately, with the arrival of the social media and many new newspaper sites, some official and many others fake, readers find themselves with an almost infinite series of “information” that does not always comply with the legal requirements for journalism. In fact, in the case of Italy, journalism is subject to specific laws and requirements.

But over time many people have found a place in these sites and newspapers to be able to express their ideas to a much bigger audience than the usual bar or circle of friends.

The result of the arrival of these sites and pages is that now many people publish articles that are often journalistic weapons but without the foundation of experience, research and qualifications needed to be able to defend themselves from any disputes or controversies.

Indeed, these opinion writers know the many readers are looking for voices that confirm their wrong and/or unsubstantiated ideas and therefore any sly potential opinion writer knows that they can find their own public.

Certainly many of these people have good communication skills and they may also have literary ambitions, but this does not mean that their articles could be able to overcome the problems from any dispute or lawsuits caused by reckless declarations or personal attacks on people with much more complete professional and academic training and qualifications

But resolving this situation does not depend only on the skill of the Editor in Chief in vetting the pieces of their contributors. After all, the law imposes strict controls and in Italy the Editor in Chief even risks prison, as happened to the famous journalist/author Giovanni Guareschi in 1954 for an unfortunate article that was based on false information that other colleagues had refused for precisely that reason…

In fact, even the readers must be careful in reading to understand the difference between the serious “pieces” based on authoritative and easily verifiable concepts and the less professional “opinion writers” who are looking for recognition from a much bigger audience than their own groups of acquaintances and maybe by understanding that the articles are often personal attacks on the author’s favourite targets rather than articles written for the good of the public.

And we finish with a quotation from the great Umberto Eco who foresaw the difference between “opinions” and the truth decades ago when he said: “The social media have given the right to speak  to legions of imbeciles who previously only spoke at the bar after a glass of wine, without harming the community. They were immediately silenced while now they have the same right to speak as a Nobel Prize winner. It is the invasion of the imbeciles

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