Diritti umani
Lea Garofalo: esempio di resistenza Calabrese

Il ricordo di Lea Garofalo, donna di grande coraggio, che ha perso la vita per la propria libertà e per offrire una vita migliore alla figlia
Nella giornata del 24 aprile e del suo compleanno, Lea viene ricordata da tutti in particolare dai giovani che l’hanno conosciuta attraverso la scuola e la grande testimonianza della sorella Marisa Garofalo testimone di giustizia.
Donna di grande coraggio, che ha perso la vita per la propria libertà e per offrire una vita migliore alla figlia, visto che il programma di giustizia non dava nessuna garanzia e si sentiva in pericolo di vita.
Abbiamo visto film e sentito la sua storia narrata come baluardo da tanti, ma io l’ho vissuta avendo avuto l’opportunità di conoscere la sorella Marisa Garofalo, presidente onorario dell’Associazione Libere donne di Crotone.
Ricordo il fuoco dei suoi occhi, la rabbia, il dolore e l’amarezza del non sentirsi tutelata da uno Stato che non aveva saputo proteggere sua sorella, erano solo parole e io ero una bambina. Poi con l’omicidio di mio fratello Giuseppe quel dolore l’ho sentito cucirsi sulla mia pelle.
Oggi penso a lei, in questo giorno stringendo tra le mani le uniche conchiglie che Lea aveva raccolto nel passeggiare in una giornata d’inverno.
Io continuerò a parlare di te e della tua vita. Lo farò solo per evitare che altre donne possano subire la violenza che ti ha tolto la vita.
Hai lasciato un seme che è diventato un germoglio: il suo nome è Denise.
Hai sacrificato la tua vita per salvare tua figlia, e sperando che mi ascolti le auguro buon compleanno, oggi avrebbe compiuto 48 anni.
Ciao Lea.
Lea Garofalo fu testimone di Giustizia sulle faide interne tra la sua famiglia e quella del suo ex compagno Carlo Cosco. Ammessa già nel 2002 nel programma di protezione insieme alla figlia Denise e trasferita a Campobasso, si vede estromessa dal programma nel 2006 perché l’apporto dato non era stato significativo in quanto ritenuta collaboratrice non attendibile. Il 5 maggio 2009 riesce a sfuggire ad un primo agguato grazie al tempestivo intervento della figlia Denise e informa i carabinieri dell’accaduto ipotizzando il coinvolgimento dell’ex compagno. Il 24 novembre del 2009 l’ex compagno Cosco la attira a Milano, anche con la scusa di parlare del futuro della loro figlia Denise. La sera del 24 novembre, approfittando di un momento in cui Lea rimane da sola senza Denise, Carlo la conduce in un appartamento che si era fatto prestare proprio per quello scopo. Ad attenderli in casa c’è Vito Cosco detto “Sergio”. In quel luogo Lea viene uccisa. A portar via il cadavere da quell’appartamento saranno poi Carmine Venturino, Rosario Curcio e Massimo Sabatino. Il corpo di Lea viene infatti portato via e dato alle fiamme per tre giorni fino alla completa distruzione (solo dopo la condanna di primo grado, Carmine Venturino inizia a fare dichiarazioni che nel processo d’Appello porteranno a rinvenire più di 2000 frammenti ossei e la collana della donna).