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Le voci lontane e la Storia da salvare
Le voci lontane e la Storia da salvare
E’ opportuno creare un progetto internazionale serio per riconoscere nel modo giusto il ruolo dei milioni che, nel lasciare il paese di nascita, hanno contribuito che diventasse il paese che è ora.
Di Gianni Pezzano
Ogni paese parla con innumerevoli voci e queste voci devono essere salvate. Parlano di ogni aspetto della nostra società, nel bene e nel male e devono essere salvate così le generazioni del futuro capiranno la strada che abbiamo preso nella nostra lunga Storia.
Nel caso dell’Italia moltissime di queste voci si trovano in altri paesi perché un contributo è venuto da chi decise da andare all’estero. Tristemente, per troppe di queste voci è già troppo tardi e questo dovrebbe servire da spinta per creare un progetto internazionale serio per riconoscere nel modo giusto il ruolo dei milioni che, nel lasciare il paese di nascita, hanno contribuito che diventasse il paese che è ora.
Chi, perché e dove?
Ci sono comunità italiane in ogni continente, persino tra gli scienziati nell’Antartide. La diffusione di famiglie italiane è tale che la RAI ha creato RAI World, un canale dedicato ai più di novanta milioni di emigrati italiani e i loro discendenti che il Ministero degli Affari Esteri ha stimato che ci siano nel mondo. Una cifra impressionante, una volta e mezzo la popolazione del Bel Paese e per il quale sorge una domanda: cosa sappiamo davvero di queste comunità in giro per il mondo?
Dobbiamo iniziare dal capire i motivi delle ondate di emigrazione italiana in questi nuovi paesi. Perché sono partiti e quanta scelta avevano gli emigrati nella decisione di lasciare il paese? Per esempio molti immigrati in Australia sostengono che le autorità li hanno costretti a lasciare il paese negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale e tra di questi c’erano i miei genitori.
Che condizioni hanno affrontato e il loro arrivo ha creato scompigli sociali in questi paesi? Basti pensare che ci sono stai linciaggi e stragi di emigrati italiani negli Stati Uniti, in Francia e altri paesi per capire che la Storia della nostra emigrazione non è stata sempre pacifica e che gli emigrati hanno pagato un prezzo molto più salato di quel che si aspettavano dalla vita nuova all’estero.
Chi sono gli italiani all’estero? Malgrado la tendenza di molti nel considerarli come un gruppo omogeneo, non dobbiamo cadere nel tranello di considerarli allo stesso modo. Benché avessero molti punti in comune ci sono molte differenze da paese e paese secondo come le comunità si sono integrate nei nuovi paesi di residenza. Queste condizioni possono anche spiegare come le comunità in ciascun paese vorrebbero mantenere i contatti con il paese d’origine.
E poi dobbiamo guardare come questa gente sia “italiana” (cittadini italiani), “Italo-Americani” ecc, oppure semplicemente “d’origine italiana”. Non sono fatti di poco conto perché le comunità italiane ora fanno parte del sistema politico italiano ed eleggono 18 parlamentari nelle due Camere del parlamento italiano.
Per capire le questioni dell’Identità, che sono molto personali e cambiano da persona a persona, dobbiamo solo guardare due fattori fondamentali per la nostra identità di italiani all’estero.
Cibo e lingua
Cibo e lingua spesso sono le due cose che fanno etichettare le gente all’estero come italiana. Eppure, se facciamo un viaggio tra le pagine dei social media dedicate agli italiani e alll’Italia vediamo non solo che il cibo cambia, spesso drasticamente, da un paese all’altro, ma anche le versioni della lingua italiana cambiano da paese a paese secondo le origini degli immigrati e le lingue dei nuovi paesi di residenza.
Sentiamo spesso queste differenze in Italia alla televisione durante le interviste con calciatori e altri sportivi d’origine italiana che giocano in società italiane. Gli accenti e le parole dimostrano una conoscenza base della lingua, poi utilizzano espressioni e parole che non fanno parte dell’italiano moderno.
A questo due fattori dobbiamo aggiungere tutto quel che è cambiato nel corso del tempo che fanno degli italiani all’estero quel che sono.
Sono tutte le voci degli emigrati italiani che dobbiamo salvare per poter finalmente scrivere una Storia vera dell’Emigrazione italiana e non possiamo fare questo solo con il contributo di qualche individuo in giro per il mondo e i risultati non devono essere custoditi nelle case di questi individui, ma formare un archivio centrale che sarà in grado di assicurare che saranno conservai nel modo giusto e a disposizione degli studiosi del futuro.
Il Museo che non c’è più
Qualsiasi progetto con lo scopo di raccogliere tali informazioni deve focalizzare i suoi sforzi e purtroppo quel che sarebbe stato il centro ideale per questo progetto ha chiuso i battenti.
C’era una volta a Roma il Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana e ora non c’è più. Questo dimostra l’apatia dei burocrati e i politici che non vedono più gli emigrati come una parte d’Italia eppure in questo sbagliano di grosso. Perciò anche per questo motivo dobbiamo lottare per assicurare che un progetto come quello di raccogliere la Storia dell’Emigrazione italiana vada avanti.
Ogni comunità italiana ha associazioni che promuovono la Cultura e la storia d’Italia e devono svolgere un ruolo attivo in un progetto del genere. A queste dobbiamo aggiungere i molti giornali di lingua italiana all’estero e le stazioni radio e televisive. Ma non bastano.
Per diventare davvero un progetto nazionale e internazionale, un progetto di questo ambito concentrato sul Bel Paese deve avere l’appoggio della RAI e almeno una testata giornalistica importante in Italia. Le storie raccolte sarebbero l’ispirazione di programmi televisivi e servizi, ma solo se capissimo che non possiamo concentrarci soltanto su chi ha avuto successo, economico o in altri campi, ma anche su coloro che non hanno avuto successo perché le loro storie aiuterebbero le autorità italiane a capire come integrare al meglio chi ora arriva nel Bel Paese. E non possiamo dimenticare nemmeno altri servizi pubblici come gli enti statali esteri, come SBS in Australia e NPR negli Stati Uniti che sicuramente sarebbero interessati a una collaborazione su questi argomenti.
Uno sforzo unito
Come comunità internazionale di emigrati italiani e i loro discendenti, dobbiamo incoraggiare la gente a chiedere ai genitori e i nonni di raccontare le loro storie e di registrarle cosi potremo conservare quei ricordi. Non dobbiamo gettare via lettere tra famiglie in Italia e all’estero e altri documenti perché quando se ne andranno i nostri parenti questi saranno testimonianze importanti delle vite che troppi di noi hanno dimenticato.
Le voci dai paesi lontani non fanno parte solo della Storia dei paesi di residenza, ma anche della Storia e del futuro d’Italia perché senza i sacrifici di chi è emigrato l’Italia sarebbe oggi un paese molto diverso e molto più povero del paese che è.
Questa è una verità che molti, particolarmente in Italia, hanno dimenticato e che le nuove generazioni non hanno mai saputo.
L’Emigrazione italiana è stata un fattore importante per la crescita di molti paesi ed è ora che sia documentata e studiata come merita. È un lascito che non dovrà mai essere dimenticato e questo succederà soltanto se lavoriamo tutti insieme.
Distant voices and History to be saved
It is necessary to set up a serious international project for properly recognizing the role of the millions who, in leaving their country of birth, allowed it to grow into what it is today.
By Gianni Pezzano
Every country speaks with countless voices and these voices must be saved. They talk of every aspect of our society, of the good and the bad and they must be saved so that future generations will understand the road we have taken over our long history.
In the case of Italy many of these voices are based in other countries because an important contribution to its development came from those who decided to leave its shores. Sadly, for far too many of these voices it is already too late and this should act as an incentive to set up a serious international project for properly recognizing the role of the millions who, in leaving their country of birth, allowed it to grow into what it is today.
Who, why and where?
There are Italians communities in every continent, even amongst the scientists in the Antarctic. The spread of Italian families is such that Italy’s State broadcaster RAI has created RAI World, an international channel aimed at the more than ninety million Italian citizens and their descendants that the Italian Foreign Ministry estimates there are around the world. This is an impressive figure over one and a half times the country’s population, but it begs the question; what do we truly know about these communities around the world?
We must begin with understanding the reasons for the many waves of Italian migration to these countries. Why did they leave and how much real choice did the migrants have in the decision to leave the country? For example, many Italian migrants in Australia maintain that the authorities forced them to leave the country in the years immediately after the Second World War and my parents were amongst these.
What conditions did they face and did their arrival cause social upheavals in any of these countries? It is enough to consider that there have been lynchings and massacres of Italian migrants in the United States, France and other countries to understand that the history of our migration has not always been peaceful and that the migrants paid much more than they expected looking for a new life in another country.
Who are the Italians around the world? Despite the tendency of many to consider them as a homogeneous group, we cannot fall into the trap of considering them all in the same way. While there are many points in common there are important differences from country to country according to how the communities integrated into their new countries of residence. These conditions can also explain how the communities in each country wish to maintain contacts with the country of origin.
And then we must look at how these people are “Italians” (legal Italian citizens), “Italo-Americans”, etc, or are simply now of “of Italian origin”. These are not minor issues because these Italian communities are now part of the Italian political system and they elect 18 parliamentarians to the two Chambers of Italy’s Parliament.
In order to understand the issues of Identity, which are very personal and changes from person to person, we need only look at two matters which are fundamental to our identity as Italians around the world.
Food and language
Food and language are often the first things that mark people overseas as Italian. Yet, if we make an Odyssey of the pages on the social media dedicated to Italians and Italy we see that not only that food changes, often drastically from country to country, but even the versions of Italian spoken change from country to country according to the backgrounds of the original migrants and the languages of the new countries of residence.
These differences can often be heard on television in Italy when they interview footballers and other sportsmen of Italian origin who play for Italian sporting teams. The accents and the words show a basic knowledge of the language, but then they use expressions and words that are not part of modern Italian.
To these two factors we must then add everything that has changed over time that makes the Italians overseas what they are.
They are all voices that must be saved in order to finally write a proper History of Italian migration and this cannot be done only with the contribution of a few individuals around the world and the results must not be kept in the homes of these individuals but must form a central archive in order to ensure they are properly saved and available for study in the future.
The Museum that disappeared
Any project that intends gathering such information on a worldwide level must have a focus for its efforts and sadly what would have been an ideal focus for this project has closed its doors.
In Rome there was once the National Museum of Italian Migration and it now no longer exists. This shows the apathy of bureaucrats and politicians that see no longer see migrants as a part of Italy and yet in this they are badly mistaken. For this reason too we must fight to ensure that a project such as that of gathering the history of Italian migration goes ahead.
Every Italian community has organizations that promote Italian Culture and History and they should be actively involved in such a project. To these must be added the many Italian language newspapers overseas, and radio and televisions stations. But they are not enough.
To be truly a national and international effort, any project of this scope centred on Italy must have the support of RAI, Italy’s State broadcaster, and at least one major newspaper in Italy. The stories gathered would be inspiration for television programmes and reportages, but only if we understand that we cannot only concentrate on those who have been successful, economically and in other fields, but also on those who were not successful because these stories would assist Italian authorities to properly integrate the migrants now coming into the country. Nor must we forget other public services in the host countries such as SBS in Australia and NPR in the United States who would surely be interested in such a collaboration.
A united effort
As an international community of Italian migrants and their descendants, we must encourage people around the world to ask their parents and grandparents to tell their stories and to record them so that we do not lose these memories. We must not throw away letters between families in Italy and overseas and other documents when they pass away because they are precious testimonies to the lives too many of us have forgotten.
These voices from far off lands are not only part of the history of the countries of residence, but also of the history and future of Italy itself because without the sacrifices of those who migrated Italy would be a very different and much poorer country than what it is now. This too is a truth that many have forgotten, especially in Italy, and the younger generations there have never even known.
Italian migration was a major factor in the growth of many countries and it is about time that it is documented and studied as it deserves. It is a legacy that must never be forgotten and it can only be happen if we all work together.