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Le modifiche della Convenzione di Berna mettono a rischio l’esistenza del lupo in Europa

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Il trattato di Berna modifica nella UE la protezione del lupo, si riaprono i “tempi duri” per questo splendido animale che da secoli convive con l’uomo, seppure a distanza.

di Angela Celesti

Attenti al lupo! Ma non come specie che ci minaccia, anche se la popolazione europea di questo splendido animale è cresciuta del 58%. Ciò che fa paura agli zoologi, ambientalisti ed ecologisti è una modifica della Convenzione di Berna, un trattato internazionale su piante e animali minacciati dall’estinzione. Il lupo – profondamente radicato nell’immaginario umano, protagonista delle favole con una fama non troppo ortodossa, peste nera di molti allevatori, malvisto dalla comunità “umana” – è “declassato” dalla Commissione Europea da animale rigorosamente protetto (negli anni Sessanta del Novecento era quasi estinto) a “protetto”. Le politiche ambientali sono riuscite da più di cinquant’anni nel loro intento, un vero successo l’aumento del numero dei lupi: 20.300 nell’intera Unione Europea. Le comunità rurali di molte regioni europee, soprattutto allevatori di ovini, denunciano perdite economiche per gli attacchi ai greggi e alle mandrie e chiedono con forza un’azione preventiva che in pratica consiste nell’uccidere mediante una “quota di prelievo” lupi o interi branchi, ciò garantirebbe un rapporto habitat-lupo in percentuali tollerabili.

La zoologa Mia Canestrini, specializzata in Conservazione della biodiversità, conduttrice di programmi Rai con contenuti naturalistici e autrice del libro La ragazza dei lupi, (Pickwick edizioni), studia questo animale da più di dieci anni e oggi è “lupologa”, una delle più esperte e preparate. E proprio a lei  ho chiesto un parere da esperta su questa questione: “Premesso che dagli anni 60 ad oggi la preservazione del lupo su scala europea ha avuto un grande  successo soprattutto in Italia, la questione che oggi porta alla revisione del Trattato di Berna, e la conseguente riduzione del numero di esemplari, è “venduta” agli allevatori, da parte delle politiche europee, come soluzione tra le più pragmatiche, non tenendo conto in maniera adeguata dei pareri della comunità scientifica in materia di lupi, che viene spesso interpretata a proprio piacimento, sottostimando i numeri forniti sul bracconaggio che, in maniera illegale, abbatte 200/300 esemplari l’anno”. Se a questi dati, si aggiungono quote di prelievo (abbattimento legale) che ogni singolo paese europeo stabilisce in maniera autonoma, la modifica del trattato potrebbe andare a netto svantaggio di questo animale selvatico. Insomma, la questione tiene in allarme gli allevatori, da una parte, e gli ambientalisti dall’altra, per preservare il bestiame (e quindi una parte del PIL di una regione) ma anche l’alterazione dell’ecosistema che, con gli alpeggi che rischiano di essere abbandonati a causa del lupo, può provocare gravi conseguenze per la biodiversità.

Al via quindi nei Cantoni svizzeri gli abbattimenti preventivi che eliminano interi branchi di lupi che, il più delle volte, non hanno mai attaccato un gregge. Le organizzazioni ambientaliste reputano che il lupo abbia tutto il diritto di vivere come specie autoctona facendo parte della biodiversità. In Italia LIFE WolfAlps EU, un progetto finanziato nell’ambito del programma LIFE, Natura e Biodiversità (Italia, Francia, Slovenia, Austria), che ha lo scopo  di migliorare la coesistenza fra il lupo e le persone che vivono e lavorano sulle Alpi, ha realizzato soluzioni condivise per “portatori d’interesse”: monitoraggio coordinato sulla popolazione alpina del lupo, antibracconaggio, attività educative e ampio spazio a una comunicazione a 360° che  contrastasti le fake news che imperversano sul lupo.

La difficile coesistenza tra uomo e lupo trova qualche spiraglio proprio ne La ragazza dei lupi di Mia Canestrini: “Dai lupi ho imparato a resistere”, scrive l’autrice, “ma dai lupi ho imparato anche a piegare la testa quando è il momento di arrendersi. Non ho mai visto un lupo non arrendersi e non accettare il suo destino quando era il momento di farlo, con la consapevolezza che non poteva fare altrimenti che arrendersi, in quell’istante esatto della sua vita, né un istante prima, né un istante dopo, era l’unica via d’ uscita possibile.

Dai lupi ho imparato che qualunque scelta: lottare, correre, scappare, attaccare, inseguire, mangiare, non mangiare, arrendersi, qualunque scelta, indica un’unica condizione: essere liberi”.

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