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Diritti umani

La LIDU deride le dichiarazioni di Abu Mazen su Olocausto

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Gli ebrei causa del proprio Olocausto? Propaganda figlia della politica della logica. Nell’autentico dibattito non esiste spazio per il percolato diffamatorio e ideologico.

di Antonio Dentice d’Accadia

La Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo (LIDU onlus – 1919) non condanna, bensì deride a gran voce le parole del rappresentante palestinese Abu Mazen, espresse durante il Consiglio di Ramallah, ripreso in diretta televisiva. Il Presidente d’Onore Alfredo Arpaia identifica e serra le banalità espresse.

L’affermazione di Abu Mazen, secondo cui l’Olocausto fu conseguenza del comportamento sociale degli ebrei legati all’usura, si epiloga nella replica di Jonathan Greenblatt, direttore dell’Anti defamationleague: «Sono asserzioni antistoriche e pseudo-accademiche».

Il sentimento d’offesa non va speso nei confronti di chi, pratico di una certa propaganda figlia della politica della logica (come amava definirla l’economista Palomba), lucidamente l’adotta per fertilizzare ideologicamente l’humus reazionario e antisemita.

Infatti, checché se ne dica, una simile dichiarazione non può giustificarsi nella dicotomia “Israele-ebrei”. E’ antisemitismo ben storicizzato. Semplice, elementare e immediatamente riconoscibile, impossibile da defluire in argomentazioni di contorno. Arrampicarsi sugli specchi risulta di per sé un problema e l’eventuale tentativo, dopo essersi unti con lo slogan politico, complica ulteriormente l’atto.

L’affare israelo-palestinese è un fatto difficile. Esistono densità critiche da ambo le parti. Impossibile digerirlo col semplicismo ideologico di chi pretenderebbe facili confini tra santi e peccatori. Nell’autentico dibattito non c’è spazio per il percolato diffamatorio finalizzato ad inquinare le falde di una possibile soluzione, seppur lentissima e articolata.

Quasi dispiace il dover rispondere a provocazioni simili, aventi l’unico obiettivo di immolarsi volontariamente alla gogna mediatica, per nutrire lo spirito autocommiserante. Alla prossima fingeremo di ignorarle. Ne varietur.

 

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