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La chiesa scende in politica in Sud America per combattere la corruzione

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In Venezuela un predicatore evangelista  sfida Maduro, in Colombia una pentecostale si candida al Governo e in Brasile un pastore protestante eletto sindaco di Rio de Janeiro.

di Vito Nicola Lacerenza

Credenti e atei avranno sentito dire, almeno una volta, la frase: “le vie del Signore sono infinite”. Eppure, sarebbe stato impossibile immaginare, fino a qualche anno fa, che uomini di chiesa potessero candidarsi alla presidenza dello Stato. Invece è successo. In diversi Stati del Sud America la Chiesa Protestante ha candidato alcuni suoi pastori nelle competizioni politiche, per combattere la diffusa corruzione che annulla ogni forma di legalità. In Venezuela il predicatore  della Chiesa Evangelista Javier Bertucci si è proposto come capo del Governo ed è l’unico avversario che sfiderà il Presidente Maduro nelle elezioni che si svolgeranno nel mese di aprile. Il Pastore Protestante Viviane Morales è candidata alle presidenziali che si terranno a maggio del 2018 in Colombia, sostenuta da oltre 10 milioni di protestanti delle 6 mila Chiese Evangeliche sparse su tutto il territorio nazionale. L’avanzata dei Pastori Protestanti continua e si estende fino al Brasile: secondo l’istituto di statistica del Paese carioca Datafolha, un terzo dei brasiliani professa il protestantesimo della Chiesa Evangelista.

Un dato che potrebbe spiegare la vittoria del pastore pentecostale Marcelo Crivella alle ultime elezioni municipali di Rio de Janeiro. Le ragioni di queste particolari “discese in campo”, sono spiegatedall’ “indice di percezione della corruzione 2017” pubblicato dall’organizzazione non governativa Transparency International: la classifica della diffusione della corruzione in 180 Paesi.Nella singolare graduatoria le nazioni del Sud America occupan gli ultimi posti: Brasile e Colombia occupano il 96° posto, il Venezuela il 169° posto. L’annoso problema della corruzione, ha alimentato, in questi tre Paesi un diffuso sentimento di sfiducia dei confronti dei  partiti e dei rappresentanti politici tradizionali, che ha convinto i cittadini a votare i pastori protestanti. Ultra conservatori, gli evangelici, sono contro il matrimonio omosessuale, la fecondazione in vitro, l’aborto e l’uso della marijuana come medicinale. La loro politica economica è basata sul liberismo, ma a renderli davvero unici, agli occhi dei loro sempre più numerosi elettori, è il fatto di aver introdotto la Bibbia nel dibattito politico, conferendo al libro sacro un tono di moralità che sembrava perduto da tempo. Sebbene il movimento politico-religioso sia stato capace di raccogliere il malcontento della gente e di offrire una speranza di cambiamento, le associazioni per i diritti umani non nascondono le loro perplessità riguardo alle posizioni ultraconservatrici dei pastori. I protestanti, da parte loro, liquidano le polemiche richiamandosi alla Bibbia e leggendone i versi.

 

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