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Intervista a Paolo Sabbatini, ambasciatore per i rapporti italo-cinesi all’Istituto mondiale di sinologia

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Intervista all’ Ambasciatore Paolo Sabbatini, instancabile promotore dell’eccellenza italiana e sostenitore del progresso culturale del pianeta come strumento di benessere ed armonia tra i popoli

di Antonio Martinelli Carraresi

Paolo Sabbatini nella sua brillante carriera tra i tanti incarichi, è stato Direttore degli Istituti di Cultura a Praga. Al Cairo, a Shanghai, è stato Direttore per le relazioni  internazionali della INGO per lo sviLuppo “Word Vision International”, ha lavorato con INDP, con UNICEF  e per molti anni in Marocco, Stati Uniti, Pakistan e altri paesi, è stato Esperto del Ministero  degli Esteri, Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, è professore onorario di lingua e letteratura italiana all’Università Ain Shams del Cairo ed ha svolto attività accademiche  in quasi tutti i paesi  in cui  ha prestato servizio, nel giugno  dello scorso anno è stato nominato Ambasciatore per i rapporti i italo cinesi all‘Istituto Mondiale di Sinologia di Pechino.

Ambasciatore, la passione per il suo lavoro, il suo impegno ed esperienza maturata in tanti luoghi diversi del nostron pianeta, le permettono sicuramente di avere una visione privilegiata del nostro presente. Ecco, secondo lei come lo può definire il nostro tempo?

Mi permetterà di citare l’Ecclesiaste:Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato. Un tempo per uccidere e un tempo per curare, un tempo per demolire e uno per costruire. “Voglio augurarmi che questo sia il tempo per ricominciare.

Lei ha prestato la sua opera in molti paesi, dal Medio Oriente   all’Europa dell’Est, dai Paesi Occidentali a quelli Asiatici, culture diverse, società diverse ma dovunque è stato ha raccolto gratitudine e riconoscenza tant’è che ha molte cariche onorifiche in molti luoghi dove ha prestato il suo impegno. Sicuramente avrà dovuto anche affrontare situazioni delicate e difficili da gestire, ce ne può parlare?

Quello che dice è molto giusto. Spesso delle situazioni di successo e prestigio nascono da problemi e sofferenze. Anche in questo caso vorrei rispondere con una citazione, molto meno dotta della precedente ma significativa:” La diplomazia è l’arte di digerire i rospi che conviene inghiottire”. C è una grande differenza nelle modalità della diplomazia di adesso e la grande tradizione diplomatica, nel senso che nel passato si soleva immaginare che il diplomatico migliore fosse quello sconosciuto, al giorno d’oggi la corsa al successo, alla pubblicità, alla notorietà ha sconvolto le abitudini di riservatezza, tatto, discrezione che erano alcune delle caratteristiche dell’ inviato governativo, ma su una cosa si deve rimanere coerenti: cercare  di citare , tra le prove più difficili che sono affrontate, quelle che hanno portato al successo. E questo, mi creda, non è per ipocrisia, é perchè io credo che occorre citare errori commessi solo quando possono servire al miglioramento degli altri.

Ambasciatore, il nostro pianeta, in questo momento è scosso da diversi e pericolosi conflitti, oltre a dover affrontare cambiamenti epocali, sociali, economici e culturali, lei che ha sempre rispettato e divulgato la diversità culturale, oltre a diffondere e valorizzare la nostra cultura, come interpreta quest’epoca dal punto di vista della salvaguardia culturale, delle tradizioni e della storia?

La risposta è nel concetto della diplomazia pubblica e culturale, quella che vede ognuno di noi essere il rappresentante della cultura e delle abitudini del proprio paese di appartenenza: i turisti che vanno all’estero, le scolaresche che visitano altri paesi, gli opinionisti, le migliaia di commentatori dei “social media” hanno un’enorme responsabilità nel costruire all’estero dei ponti di comprensione e di amicizia. Il cattivo comportamento di un singolo può avere le stesse conseguenze, mi permetta, del famoso esempio del “battito di ali di farfalla che può scatenare una tempesta dall’ altra parte del globo”.

Lei è consigliere onorario al Tetro dell’Opera del Cairo, ci può parlare di questa sua esperienza?

Effettivamente è una delle mie esperienze più care, durante i sei anni in cui sono stato in Egitto avevo stretto rapporti di collaborazione e di amicizia con la Direttrice dell’Opera del Cairo, poi diventata ministro della Cultura, Ines Abdedaim. Appena arrivato in Egitto nel 2014 feci il consueto giro delle controparti e quando andai a visitare la direttrice dell’Opera del Cairo non potei fare a meno di accennare una melodia sul magnifico pianoforte che troneggiava nel suo ufficio, si trattava della Czardas di Monti, celeberrimo pezzo italiano. Ricordo come se fosse adesso, la direttrice afferrò il suo flauto e improvvisammo la versione per flauto e pianoforte di quella musica. Da allora la collaborazione si intrinsecò in molti aspetti e soprattutto nella concessione di svariati biglietti per gli eventi dell’Opera, da me scrupolosamente distribuiti agli studenti e studentesse dei dipartimenti di italianistica delle Università Cairote. Per questi ragazzi e ragazze si trattava di un dono molto importante. Non ho mai mancato di creare eventi congiunti con l’Opera del Cairo e alla fine mi hanno concesso questa posizione onorifica ma di grande prestigio.

Ambasciatore, lei è stato nominato nel giugno del 2023 “Ambasciatore per i rapporti italo cinesi all’Istituto Mondiale di Sinologia” , un impegno molto prestigioso ma anche carico di responsabilità, quale è il suo programma a riguardo?

Nel mio mandato è incluso il rapporto con i sonologi italiani, ma anche quello di dimostrare la permanenza di un’amicizia tra l’Italia e la Cina che va al di là delle contingenze e, con il mio programma di tutti i giorni mi impegno in questa impresa.

Ad un esponente di spicco della cultura e diplomazia, non si può non chiedere la sua opinione rispetto all’intelligenza artificiale, qual è il suo pensiero?

 Dopo un iniziale fase di diffidenza, dovuta soprattutto alla mia poca conoscenza della materia, sono adesso diventato “aficionado”. Credo che non sia possibile tornare indietro, la sfida è mantenere il controllo da parte della mente umana. Anche in questo caso, una citazione: la celebre scienziata italiana Rita Levi Montalcini alla domanda  ”cosa prova una donna in un corpo di cento anni?”, rispose, “ il corpo faccia quello che vuole. Io sono la mente”.

La diplomazia e i giovani, cosa ne pensa?

La risposta è molto connessa con l’intelligenza artificiale di cui ho parlato nel punto precedente. Solo i giovani di oggi potranno fare la diplomazia di domani e non è un’espressione scontata, banale, una tautologia: a noi diplomatici di oggi compete di trasmettere il concetto, non la modalità. L’essenza della diplomazia, di ieri, oggi e domani, è la ricerca della comprensione tra individui e popoli al fine fondamentale di creare amicizia e pace.

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