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Il mondo delle immagini, da Walter Benjamin all’intelligenza artificiale

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L’era della riproducibilità tecnica di massa sta celermente lasciando il posto all’era della creazione tecnica, ovvero artificiale, nella quale le macchine sono diventate, almeno in parte, creative se indirizzate in modo appropriato e fornite di adeguate banche dati

di Alexander Virgili

Lo studioso Walter Benjamin, nel suo noto saggio “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnicasosteneva che, all’inizio del XX secolo, l’introduzione di nuove tecniche per produrre, riprodurre e diffondere, a livello di massa, opere d’arte avesse radicalmente cambiato sia l’atteggiamento del pubblico verso l’arte e gli artisti sia il ruolo dell’arte in quelli oggi definiti mass media. Benjamin intrecciava due temi: la riflessione sul rapporto tra arte e tecnica e la fruizione e l’uso dell’opera d’arte nella società di massa. Egli riteneva che alcune caratteristiche tradizionali dell’arte, quali i concetti di creatività, genio, valore estetico, potessero essere utilizzate dai totalitarismi, attraverso una separazione dell’arte dal suo legame con la vita quotidiana e con le condizioni concrete dell’esistenza. I totalitarismi utilizzano l’esperienza artistica come strumento di controllo delle masse attraverso un’“estetizzazione della politica”, sosteneva, così che l’esperienza estetica viene strumentalizzata come forma di comunicazione non razionale ma carismatica per coinvolgere e massificare la folla. Secondo Benjamin l’opera d’arte è sempre stata riproducibile e riprodotta, per studio, amore o guadagno, attraverso procedimenti quali la xilografia ed altre tecniche, ma questi modi di riproduzione erano comunque procedimenti artigianali, di dimensioni limitate, legati alla velocità della mano. La stampa fu il primo procedimento di riproduzione meccanico e trasformò profondamente la produzione scritta e le sue forme di fruizione.

Allo stesso modo e con lo stesso ritmo la litografia rese possibile una riproduzione ed una diffusione commerciale capace di riprodurre anche le scene della quotidianità. Queste tecniche erano comunque ancora legate al ritmo della manualità, la fotografia e la ripresa cinematografica, avevano però già impresso un’ulteriore accelerazione, raggiungendo la velocità dell’oralità e dell’azione. Le potenzialità tecniche del ‘900 non modificavano solo la capacità di produzione e riproduzione artistica, modificavano anche i modi e le forme della fruizione della comunicazione, artistica e non solo, da parte del pubblico. Gli ulteriori passi compiuti dalla fotografia e dal cinema, prima legati al supporto della pellicola poi diventati digitali, con una capacità di risoluzione, cioè descrizione del dettaglio, cresciuta vertiginosamente, ha prodotto un’impressionante accelerazione al mondo dell’immagine, consentendo di ottenere e visionare i risultati nel giro di pochi secondi. Ciò, unito alla oramai universale diffusione dell’informatica e della telematica, ha radicalmente mutato lo scenario, tra la seconda metà del ‘900 ed i primi anni del XXI secolo. Oggi, non solo la possibilità tecnica di ottenere immagini di alta qualità, si è diffusa anche grazie alla riduzione progressiva dei costi delle tecnologie digitali, ma la possibilità, oramai quasi alla portata di tutti, di manipolare e modificare velocemente le immagini ha infranto alcuni ulteriori criteri di definizione di artista, di opera d’arte e di comunicazione, massificando il tutto e ricollegandolo a scelte di gruppi ristretti. Cosa avrebbe detto Benjamin degli attuali sviluppi in corso, nei quali il punto di svolta è oramai l’intelligenza artificiale che non solo consente la riproduzione, diffusione e elaborazione con grande variabilità ma addirittura “crea” immagini nuove partendo da informazioni e immagini preesistenti?

L’era della riproducibilità tecnica di massa sta celermente lasciando il posto all’era della creazione tecnica, ovvero artificiale, nella quale le macchine sono diventate, almeno in parte, creative se indirizzate in modo appropriato e fornite di adeguate banche dati.  E non è tutto, superato il mito della fotografia descrittiva, stanno proliferando immagini pseudo-fotografiche del tutto false, create artificialmente, che solo occhi molto esperti riescono, per ora, a distinguere da quelle tradizionali. Sono quelle definite immagini “fake”, false, ma terribilmente simili alla realtà.  Per ora ci si rassicura dicendo che l’IA non è ancora in grado di realizzare immagini fotograficamente perfette, ma quanto tempo durerà tale limite? Se è vero che siamo spesso circondati da immagini artefatte, o manipolate, o costruite, oramai da molto tempo, visto che la manipolazione delle immagini nasce con la fotografia stessa, è pure vero che la manipolabilità è stata messa di fatto alla portata di tutti e che, percentualmente, le immagini molto o del tutto manipolate stanno diventando quantitativamente prevalenti.  Prima, le immagini del tutto false o molto manipolate erano una percentuale piccola, ora stanno diventando la maggioranza e, si si incrementerà ancora la velocità di creazione e diffusione, saranno la ampia maggioranza, ovvero la norma.

I programmi di IA sono progettati per creare immagini realistiche facendo riferimento a un’enorme quantità di immagini reali, si dice, ma sappiamo che la velocità di evoluzione dalla stessa IA sta accelerando e tra non molto anche occhi molto esperti potrebbero essere tratti in inganno ed incapaci di riconoscere le differenze. Anche perché le caratteristiche più “comuni” saranno proprio quelle delle immagini false e manipolate.  Si entra ulteriormente in un mondo fortemente manipolato, nel quale le immagini semplici, una volta dette “oggettive”, risulteranno antiquate, inopportune e stranamente false.  Non ci sarà solo il problema dell’eventuale diritto d’autore, essendo oltretutto difficile stabilire, tra migliaia e migliaia di immagini, da quali immagini sia stata prevalentemente tratta quella falsa.   L’aspetto forse più inquietante è che il costo di produzione delle immagini continuerà a diminuire, con un sicuro impatto sul lavoro, ma anche alimentando una sovraproduzione inondante di immagini e contenuti dei quali sarà sempre meno verificabile la attendibilità.

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