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Arte & Cultura

I cento anni di Marcello Mastroianni

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Marcello Mastroianni è ricordato all’estero per il connubio artistico con Federico Fellini e Sophia Loren, due altre grandi icone del cinema italiano del ‘900.

 di Antonio Virgili – vice presidente Lidu onlus

Marcello mio” è il film uscito negli scorsi mesi quasi quale omaggio per i cento anni dalla nascita di Marcello Mastroianni (1924-1996); omaggio, si dice, ispirato dalla stessa figlia Chiara, che ne è l’interprete principale. Ma non è facile con un film riassumere le sfaccettature artistiche ed umane di Marcello Mastroianni, uno degli attori italiani più noti internazionalmente ed apprezzato per la duttilità e sensibilità interpretativa.  Mastroianni si lega indissolubilmente ad uno dei periodi più felici del cinema italiano che rappresentò ad alto livello nei suoi tanti generi. Vittorio De Sica, Mario Monicelli, Pietro Germi, Luigi Comencini, Ettore Scola, Marco Ferreri, per citare solo alcuni dei registi con i quali lavorò, sono la storia del cinema.

Ed è giusto ricordare anche alcuni degli sceneggiatori fondamentali di quegli anni con i quali collaborò: Cesare Zavattini, Ennio Flaiano, Tullio Pinelli, Age e Scarpelli, Suso Cecchi d’Amico.  Nato come attore teatrale, attività iniziata poco più che ventenne, Marcello sperimentò con successo ruoli e generi molto diversi, dai ruoli comici a quelli drammatici; fu un attore moderno e completo, dalla recitazione sobria ma ricca di tante sfumature.  Si cimentò con successo pure nella commedia musicale (Ciao Rudy, del 1969), ma la sua popolarità è dovuta soprattutto alle interpretazioni cinematografiche che hanno lasciato una traccia autonoma nella storia del cinema.   Tra i numerosi e prestigiosi riconoscimenti ricevuti sono il Golden Globe, il premio BAFTA e il David di Donatello.

E’ ricordato all’estero forse principalmente per il connubio artistico con Federico Fellini e Sophia Loren, due altre grandi icone del cinema italiano del ‘900.  Di lui Claudio Piersanti ha scritto tempo fa una bella testimonianza per la Treccani, evidenziandone lo stile raffinato, il legame con classici quali Cechov, la grande ammirazione per De Sica, e il rifiuto di Mastroianni ad essere classificato in modo semplicistico e stereotipato nel rappresentare l’uomo italiano.

Nel periodo finale della malattia, prima di rientrare a Parigi, dove morì, una delle sue ultime tappe fu a Napoli, città che dichiarò di amare molto per le sue caratteristiche uniche, che molti non comprendono, e per lo spirito ironico e acuto dei napoletani, e concluse la video intervista dicendo: «Io amerei vivere su un pianeta tutto napoletano perché so che ci starei bene.»  Forse era la Napoli dei suoi ricordi, ma in ciò, ancora una volta, esternò il suo stile e le sue preferenze umane, per una città che definì la meno americanizzata d’Europa, quella più legata a radici culturali locali, ancora attenta all’eleganza e alle buone maniere. Era in parte anche la descrizione dei suoi valori e del suo carattere: non divo in stile americano “gridato”, sobrio, elegante, acuto nel cogliere l’ironia dei testi e delle situazioni. Era il grande Marcello Mastroianni.

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