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Politica

Fine storia mai! Dalle tenebre alla luce sull’esempio ed il coraggio di Falcone e Borsellino verso un nuovo Umanesimo

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Le cerimonie che ogni anno vengono celebrate, vitali per non dimenticare, non rendono quella verità che ancora oggi, dopo tanti anni, ci è celata. E se la verità è solo quella giudiziaria, restano zone troppe oscure, che inevitabilmente rompono quel patto di fiducia che lega ogni  cittadino alla Stato. Come credere che chi ci rappresenta operi solo per il bene comune?

di

Serenella Pesarin, Sociologa, Psicologa – Psicoterapeuta, esperta nel settore penale e minorile,
Presidente “Consolidal sezione di Roma”

Luigi Bulotta, avvocato, Segretario nazionale Consolidal e Vice presidente Sezione Consolidal di Roma

Sono trascorsi alcuni giorni dalla commemorazione della strage di Capaci dove Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, e molti uomini della sua scorta persero tragicamente la loro vita! Una morte preannunciata dal 1989 nella villa estiva dove una bomba frettolosamente allestita per colpire Carla Del Ponte, oltre che Falcone, non esplose: da quel momento era chiaro che sarebbe sopraggiunta, non si sapeva quando e dove si sarebbe deciso, ma fu allora che il giudice Falcone non solito ad esternazioni, ebbe a dire che non era solo la mafia ad aver potuto decapitare in quegli anni, attraverso le varie stragi ed uccisioni, tutta una classe politica, ma che dietro c’erano menti intelligentissime e raffinatissime, e che lui era solo, come solo era stato lasciato Chinnici, Della Chiesa, Borsellino, Mattarella, e tanti altri servitori dello Stato che nonostante la consapevolezza del loro isolamento sino alla fine impiegarono ogni attimo della loro vita, non solo professionale, al servizio della giustizia e delle istituzioni!

Allora tutte queste cerimonie che ogni anno vengono celebrate, vitali per non dimenticare, non rendono quella verità che ancora oggi, dopo tanti anni, ci è celata e se la verità è solo quella  giudiziaria, di certo importante, ma solo giudiziaria, restano zone troppe oscure, che inevitabilmente rompono quel patto di fiducia che lega ogni  cittadino alla Stato, senza verità e senza fiducia. Come credere che chi ci rappresenta veramente operi solo per il bene comune?

Oggi vengono tutti celebrati come eroi, come esempi da imitare. E per fortuna che ci sono stati, sono importantissimi per le nuove generazioni, poiché non ci sarebbero modelli da mutuare, ma dobbiamo non essere anche noi ipocriti ed incoerenti. Dobbiamo cercare di non farci schiacciare dai luoghi comuni o peggio da quella retorica che, anniversario dopo anniversario, pur esaltando la figura e l’esempio di vita di Falcone, sostanzialmente viene usata per poi dimenticarla.

La storia di Giovanni Falcone è stata colma non solo di solitudine, ma fatta di tante sconfitte, di ripetuti tradimenti e non solo dentro la magistratura. Fu accusato di protagonismo, addirittura che l’attentato fallito all’Addaura se l’era prefabbricato lui, che stava farneticando perché costruiva paranoici teoremi di rapporti e trattative tra Stato e mafia, solo per apparire sui media; non fu eletto a Palermo, non fu eletto al CSM, tutto questo perché insieme a Paolo Borsellino avevano il coraggio di dire e lavorare per la verità, per far rispettare le leggi dello Stato, per sconfiggere la corruzione e la piaga della criminalità mafiosa, dei compromessi e delle loro infiltrazioni nei massimi sistemi statuali.

Ma dove è stato il rispetto del loro esempio da mutuare nel tempo quando tutto il sistema carcerario è stato lasciato, man mano negli anni, soprattutto nell’ultimo decennio, sempre di più alla deriva? Per non parlare dell’ultima riorganizzazione del Ministero della Giustizia, che ha devastato il DAP e ha minato alle fondamenta, pur lasciandone parte del nome, il Dipartimento Minorile. Tutto ciò, poi, per culminare,”causa Covid”, con l’uscita di 9000 detenuti ed oltre 400 mafiosi! Prima le rivolte, con la perdita di vite umane di detenuti e feriti tra gli agenti della polizia penitenziaria, con danni indescrivibili in molte strutture carcerarie, poi detenzioni domiciliari facilitate e, come detto dal cons. Sebastiano Ardita, l’effetto domino indiretto, l’uscita più massiccia di mafiosi dal carcere che si ricordi! E ancora, il caso Di Matteo, e le dimissioni di molti vertici del Ministero della Giustizia; e ancora le intercettazioni fatte a Palamara!

Già in una intervista di 14 anni or sono, il presidente emerito Cossiga denunciava quello che oggi si è rivelato, e spiegando che era stato un grande errore togliere l’immunità parlamentare dal nostro ordinamento, che andava reintrodotta, una norma che esiste in tutti i paesi democratici, proprio a salvaguardia della democrazia! 

Oggi si parla di riformare il CSM, che urge la separazione delle carriere in magistratura tra PM e giudici, ed ancora altro, ma ci chiediamo a che serve tutto ciò se le verità sono ancora secretate, se della agenda di Borsellino non si sa nulla, se sono spariti i documenti nella cassaforte di Riina, e se di Moro tutto è stato sepolto? Si parla di aiutare le aziende ed i piccoli commercianti e professionisti, ma aldilà degli enunciati, tutta la procedura  per ottenere il dovuto è così  complessa  tant’è  che i cassaintegrati hanno potuto vedere aiuti perché  sono stati gli imprenditori ad intervenire; si continua a diffondere una paura immotivata che sta ingenerando non il distanziamento fisico e le dovute e giuste precauzioni, ma il distanziamento sociale; che invece di appellarci alla responsabilità individuale, prevedendo percorsi e luoghi mirati per i giovani, i bambini, gli anziani, pensiamo non a promuovere cittadinanza attiva, ma un sistema repressivo antitetico a quanto normato sui diritti umani e promuovendo contrapposizioni  tra nord e sud, tra generazioni, tra povertà!  

E sullo sfondo la criminalità organizzata, attraverso l’usura, si riapproprierà di tante piccole attività, si rafforzerà sui territori, costruiranno nuova omertà, isoleranno dalla società civile, perché per fortuna esistono, coloro che seguono l’esempio di Falcone, non partecipando alle commemorazioni, ma praticando nel quotidiano l’eredità lasciategli.

Diceva Falcone che le persone muoiono ma le idee e gli esempi  no! Se veramente vogliamo girare l’angolo allora bisogna riscrivere le regole: poche, chiare, accessibili a tutti. Sburocratizzare, per esempio, senza attribuire la responsabilità ad una burocrazia che va messa in condizione di svolgere il proprio lavoro attraverso, non dilettanti allo sbaraglio circondati da mille leggi e leggine e vincoli sempre nuovi e spesso contraddittori tra loro, ma con tecnici competenti a garanzia di trasparenza e di legalità. Investiamo per favore nella cultura, in pratiche educative sin dall’infanzia, nella scuola, nelle università, nelle nuove tecnologie, nella ricerca, nel Welfare, nella medicina, nell’innovazione, per dare occupazione ai nostri giovani, per ridare significato alla legalità. Senza dimenticare la tutela e valorizzazione dell’ambiente che rappresenta un bene assoluto col quale noi tutti dobbiamo vivere in armonica simbiosi. Non possiamo fare a meno di riconoscere che il grido della terra che stiamo danneggiando, la nostra Casa comune, come l’ha definita Papa Francesco, è il nostro grido, che la cura della terra è la cura della vita. Si tratta di riconoscere le relazioni tra sistemi naturali e sistemi sociali, ristabilire il rapporto di equilibrio tra l’uomo e la terra, tra l’uomo e le sue società; ristabilire il rapporto di equità tra l’ecologia, l’economia e il suo sviluppo.

Ora che l’Europa sembrerebbe, finalmente, aver ritrovato, almeno crediamoci, quella solidarietà che è e deve essere principio fondante e motivazione valoriale unificante tra i vari paesi  europei, allora non perdiamo questa grande opportunità di rinascita sociale, civile ed economica.  Facciamo ciò che volevano i padri fondatori della nostra Europa, imbocchiamo quella strada indicataci da loro e da tutti coloro che hanno perso la loro vita per lasciarci il loro esempio da mutuare ogni attimo del nostro agire quotidiano, non solo sotto i riflettori e nelle passerelle televisive, ma insieme credere che i sogni di giustizia, di legalità, di solidarietà, di sviluppo di diritti umani, devono essere non solo professati e normati, ma ciò che conta, devono essere attuati.

Possiamo realizzarli ma solo se saremo insieme a lavorare per tornare ad essere una polis  di greca memoria, ricca di cultura e di nuovo umanesimo, di rispetto per la dignità di cui ogni persona è portatrice. E’ importante ritrovare quell’etica valoriale per troppi anni chiusa nei cassetti dei poteri forti e di chi finanziariamente ha governato tutti i processi economici globalizzati. Ora, paradossalmente, grazie a questa terribile pandemia, hanno svelato il loro vero volto proteso solo a creare nuove povertà, virtualità nelle relazioni, depauperamento spirituale, in nome di una facile scalata alla ricchezza, al successo, al potere facile per tutti,  ma in realtà riservata solo ai sempre più pochi detentori della ricchezza, che attraverso l’eclissi delle ideologie hanno ingenerato una crescente liquidità di senso e di significato, per disperdere quella coscienza collettiva unica capace di salvaguardare la libertà e la democrazia individuale e collettiva.

Ricordare allora Falcone, Moro, Borsellino e tutti coloro che hanno sacrificato e perso la vita per servire fedelmente lo Stato, significa far crescere nella società il senso del dovere e dell’impegno per contrastare la mafia e per far luce sulle sue tenebre, infondendo coraggio, suscitando rigetto e indignazione, provocando volontà di giustizia e di legalità. Come ha affermato il Presidente Mattarella, giorni fa, in occasione della giornata della legalità: “I mafiosi non avevano previsto che l’esempio di Falcone e Borsellino sarebbe sopravvissuto”; allora, ricordiamo sempre questi esempi, riprendiamoci ognuno in mano la nostra vita, e camminiamo insieme per rifondare una nuova società basata sui valori e principi universali e fondiamo un neo umanesimo europeo!

Consolidal Sezione Locale di Roma

Circonvallazione Gianicolense, n. 408 – 00152 ROMA

 

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