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Politica

Il Decreto Scuola è legge: ieri l’approvazione della Camera tra le polemiche delle opposizioni

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Dopo innumerevoli critiche e obiezioni sui provvedimenti in tempo di Covid dell’attuale Ministra della pubblica istruzione Lucia Azzolina, il suo Decreto Scuola è ieri diventato ufficialmente legge con 245 voti favorevoli e 122 contrari.

 

Dopo innumerevoli critiche e obiezioni sui provvedimenti in tempo di Covid dell’attuale Ministra della pubblica istruzione Lucia Azzolina, il suo Decreto Scuola è ieri diventato ufficialmente legge con 245 voti favorevoli e 122 contrari.
I temi affrontati nel disegno, già approvato dal Senato il 28 maggio scorso, riguardano alcune delle questioni più delicate al momento nel mondo della scuola, come il futuro dei docenti precari (circa 32.000 persone che da troppi anni aspettano di essere stabilizzate attraverso una sanatoria o un ragionevole concorso), e gli esami di maturità previsti per 500.000 studenti.
Tuttavia, insieme a queste due fondamentali questioni sono state affrontate anche le modalità degli Esami di Stato conclusivi del I ciclo di istruzione e l’avvio dell’anno scolastico 2020/2021, una vexata quaestio ancora molto confusa anche a causa dell’estrema indecisione della Ministra (incline a parlare sempre troppo presto).
I temi del Decreto

Il Dl presenta alcune disposizioni oggettivamente discutibili, specie in merito alla valutazione dell’esame di terza media. Il giudizio relativo alla conclusione del primo ciclo scolastico risulta snaturato dalle modalità dell’esame, essendo prevista la sola valutazione da parte del Consiglio di classe che terrà conto anche di un elaborato consegnato e discusso online dagli studenti.
Considerato che la maturità appena varata prevede invece un’ora di colloquio orale in presenza – per altro già plausibile nella precedente formula d’esame – non si capisce per quale motivo ai ragazzi di terza media non sia data la possibilità di cimentarsi con una vera prova da giovani studenti, importantissima per il loro personale percorso di crescita.
Tornando invece all’esame di maturità, ci saranno importanti cambiamenti per i privatisti che sosterranno la prova a settembre, in quanto sarà loro consentito di partecipare con riserva alle prove di ammissione ai corsi di laurea a numero programmato e ad altre prove previste dalle Università, istituzioni dell’Alta formazione artistica musicale e coreutica e altre istituzioni di formazione superiore post diploma. Saranno consentite anche le procedure concorsuali pubbliche, le selezioni e le procedure di abilitazione per le quali sia richiesto il diploma di II grado.
Cambieranno di nuovo, inoltre, anche i giudizi presso le scuole Elementari, tornati descrittivi al posto dei voti in decimi, mentre agli studenti disabili, sicuramente i più penalizzati durante l’emergenza Covid, sarà consentita la “reiscrizione al medesimo anno di corso frequentato nell’anno scolastico 2019/2020”. Questo permetterà di recuperare il mancato conseguimento degli obiettivi didattici e inclusivi per l’autonomia, stabiliti nel Piano educativo individualizzato.
Le decisioni sul precariato

Infine, l’approvazione dei provvedimenti sul precariato: il concorso straordinario per i precari storici non sarà più a crocette ma prevedrà una prova con quesiti a risposta aperta diversi per ogni disciplina e sempre al computer, mentre le graduatorie dei supplenti saranno aggiornate ma anche provincializzate e digitalizzate.
In questo modo le segreterie delle scuole non verranno più intasate di candidature, ma saranno gli Uffici territoriali del Ministero a seguire il processo e a distribuire le supplenze. Si confida così in una procedura di assegnazione delle cattedre più rapida, ma restano ancora in ballo altri due temi (per altro preoccupanti): la data del concorso ordinario per gli aspiranti docenti con 24 cfu (sulla quale regna il riserbo più assoluto) e il tavolo sui percorsi abilitanti all’insegnamento.
Un futuro ancor più incerto per chi insegna

Eh già, perché l’attuale Ministra e il suo staff stanno riflettendo sulla possibilità di ripristinare un iter di formazione specifica per chiunque voglia intraprendere la professione dell’insegnante nei prossimi anni, una decisione inquietante se pensiamo che i precedenti percorsi – le SISS, ovvero le scuole di specializzazione all’insegnamento secondario e il TFA, cioè il tirocinio didattico formativo – sono stati ritenuti inadeguati a un tale scopo e quindi soppressi.
Di sicuro l’approvazione di un valido piano per l’avvenire della scuola in Italia dipenderà necessariamente dalla reazione del futuro governo al consiglio (sinora rimasto inadempiuto) di molte opposizioni: ascoltare tutti, così da decidere poi per il meglio.

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