Attualità
Australia, governo Abbott: poche donne e limitati cambiamenti
Il nuovo premier australiano Tony Abbott nomina una sola donna su 20 ministri e punta con decisione a tagli alla spesa, riforme fiscali e controllo dell’immigrazione
Roma, 16 settembre – Pochi e ben delineati gli obiettivi da raggiungere del nuovo governo australiano dopo l’elezione a premier del liberale Tony Abbot, il 7 settembre scorso. Tra gli elementi messi in campo durante la campagna elettorale, nella quale Abbott prometteva tagli alla spesa e riforme fiscali a partire dal settore minerario, al primo posto la lotta all’immigrazione. Priorità assoluta alla trattativa con l’Indonesia, per discutere del nodo immigrazione, in particolare per la controversa proposta di pagare pescatori indonesiani come informatori, per avere notizie delle partenze di migranti diretti verso l’Australia, in assoluto contrasto con il rispetto in ambito diritti umani dei richiedenti asilo politico. Poi va ridisegnato il rapporto con la Cina, principale partner commerciale di Canberra e destinazione di oltre un terzo delle esportazioni australiane, in particolare di risorse energetiche. Polemiche sulla squadra di governo che su 20 ministri vede una sola donna, Julie Bishop, numero due del Partito liberale, nominata alla guida degli Affari Esteri. Anche se diverse donne, come Mathisa Cormann, 42enne senatore liberale, sono state nominate in incarichi governativi, Abbott, considerato misogino, dovrà fare i conti con numerose critiche: “Il governo dell’Afghanistan conta ora più donne che quello dell’Australia”, ha commentato il leader laburista, all’opposizione, Chris Bowen.