Italia
Arturo Artom in diretta con Starting Finance: “Con agevolazioni fiscali il risparmio degli italiani aiuterà le aziende”
L’imprenditore e fondatore di Confapri è ospite sulla Instagram Live della startup di investitori e divulgatori under 25
“Fino a oggi il governo ha messo in campo degli strumenti per garantire liquidità di breve periodo alle piccole e medie imprese: sono meccanismi migliorabili, ma complessivamente discreti. Sarà quando saremo arrivati a settembre, e ci ritroveremo con un PIL sceso del 10%, che obiettivamente avremo fra le mani un disastro”: chiede di guardare al lungo periodo Arturo Artom, fondatore di Confapri, durante la diretta trasmessa su Instagram Live dai profili di Starting Finance, la startup e il network di giovani esperti ed appassionati di finanza che punta a lavorare per diffondere in Italia la cultura dell’informazione finanziaria. Una discussione, quella con l’ingegnere e innovatore piemontese, che ha spaziato dall’analisi del Decreto Liquidità approvato dal governo fino alle prospettive dell’economia italiana all’indomani della “fase 2”, quando si potrà dunque parlare di ripartenza concreta del sistema economico.
“Finora”, ha spiegato Artom, “non saremo al livello di efficienza della Svizzera, ma tramite il fondo di garanzia per le PMI siamo riusciti ad approntare una linea di sicurezza abbastanza solida. Si va in banca, si compila un po’ di modulistica, magari c’è un po’ da insistere ma per tutte le imprese fino a 499 dipendenti si potrà erogare un primo versamento da 25mila euro completamente garantito dallo stato – questo è un limite massimo ovviamente, da calcolare in base al 25% del fatturato dell’anno precedente – e una ulteriore linea di finanziamento fino a 5mln, garantito fino al 90% sempre dallo stato. E’ vero, dare o non dare l’ok è una valutazione della banca, ma se fino a febbraio 2020 siete stati clienti anche solo discreti, se la centrale rischi è a posto, non vedo proprio motivi per cui vi dovrebbero essere negati – e anzi chiedo a tutti di segnalarmi se qualche istituto di credito fa resistenze. Questo non sarà un patrimonio ma è una dotazione che può essere d’aiuto: le aziende lo chiedano, poi zero polemiche e pancia a terra a lavorare. Il ministro Gualtieri ha ripetutamente garantito che le risorse per questi scudi di liquidità saranno finanziate dal decreto di aprile, che ormai mi aspetto per maggio; sono sicuro che dunque tutto sarà confermato e anzi, sarebbe gravissimo se così non fosse”, ha continuato l’imprenditore.
“Questa liquidità”, ha continuato Artom, “mostrerà i suoi effetti da maggio in poi; quel che mi dà pensiero è invece l’appuntamento di settembre. Questa linea di soccorso rischia di non bastare e per molte imprese potrebbero essere necessari, mi aspetto, dei concreti aumenti di capitale. Si deve allora trovare un modo per innescare quel circuito virtuoso fra industria, aziende e mercato che è tipico del capitalismo americano ed escludere così la necessità di andare ulteriormente ad aumentare il debito pubblico. Creare una diffusa cultura di investimento è qualcosa che alla borsa italiana non è mai riuscito, io penso che oggi siamo al “se non ora quando?”, nel senso che questo è il momento perfetto, direi cruciale, per mostrare alle piccole e medie imprese, solitamente sotto capitalizzate, che la via dell’apertura al mercato è la più strategica e la più percorribile. Si potrebbe ad esempio”, conclude Artom, “pensare a un forte vantaggio fiscale, azzerando per qualche anno la tassazione sui capital gain relativi agli investimenti in PMI italiane”.
E a proposito del meccanismo del debito pubblico, Artom ha aggiunto, anche commentando lo scenario europeo: “Il dato di fatto è che siamo stati i primi a chiudere tutto e saremo fra gli ultimi a riaprire. Quanto all’Europa, io sono stato durissimo sulla questione dei Coronabond: partiamo dal presupposto che quest’anno, e solo per quest’anno, la BCE comprerà 220 dei 500 mld di euro di debito che servono all’Italia; dopo un primo momento di timidezza insomma sia Christine Lagarde sia la commissione si sono mossi con importanti misure di stimolo. Ora quel che manca è il Consiglio, il luogo degli egoismi degli stati membri e davvero non capisco Angela Merkel, una donna che ha già governato la Germania per 15 anni, che ha annunciato che non si ricandiderà alla guida del suo Paese: aveva l’opportunità storica di comportarsi seguendo il famoso detto “un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista … alle prossime generazioni”. Non l’ha fatto credo che alla fine nel prossimo consiglio del 23 aprile una qualche misura di solidarietà uscirà fuori, ma rischia di sembrare tutto forzato, poco naturale. Dall’Europa”, conclude Artom, “ormai è partito un brutto messaggio”.