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Italia

Anna, la testimonianza di una storica tifosa calcistica, tra lotte sindacali, orfanotrofi e impegno politico.

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Si chiama Anna e a Roma nel suo quartiere, il Trullo, la conoscono tutti per il grande amore per la sua squadra di calcio, ma anche per le battaglie politiche a favore delle donne

di Anna Maria Antoniazza

C’è una donna, classe 1947, grande amante dei calciatori, grande amante della Roma.

La trovi passeggiare ogni giorno per il Trullo. Si chiama Anna, ama cucirsi sulla mascherina lo stemma della sua squadra di calcio, quella che segue da quando era una giovane adolescente.

Figlia di una ragazza madre, una “guerrigliera”, una persona tosta, che sapeva comandare in famiglia, amata da tutti. Morta nel 2007, una delle tante ragazze madri della Roma anni ’50, rimasta incinta di un uomo già impegnato.

La figlia di questa donna speciale si chiama Anna. Sta davanti a me, poco più che 70enne, le sorridono gli occhi quando mi parla della Roma, dei suoi calciatori. Anna è stata una delle prime tifose accanite, di quelle che non si perdono neanche una partita, che non si vergognavano a viaggiare con 50 uomini da sola per seguire la squadra in trasferta.

Anna si è sposata, ha avuto due figli, ha lavorato per una vita come badante di persone anziane.

Al Boccon del Povero di Trastevere ha trascorso però la sua infanzia e la sua prima adolescenza. Ha ricevuto la sua educazione per mano di un gruppo di suore. Ogni bambina, ogni ragazza aveva i suoi compiti precisi, una distribuzione accurata delle attività. “Sono stata bene, ho fatto lì fino alla terza media”. Poi a 18 anni si ricongiunge alla mamma, prendono casa insieme a Piazza di Pietra. La sua mamma ragazza madre ritrova la figliola ormai donna, le insegna i primi trucchi della sartoria, la porta con sé nelle grandi case di Roma come aiutante. Anna vede la vita dei politici e dei nobili romani.

Anna fa politica fin da giovane, come rappresentante sindacale.  Lotta per le paghe basse delle ragazze allora impiegate nei lavori umili. Roma era anche questo e forse lo è ancora.

Ma Anna rinasce: dopo tanti anni lontane, finalmente insieme alla mamma e libere nel cuore della Capitale. Con l’umiltà di una donna che non si è più legata a nessun uomo, che ha trascorso la sua vita nel grande amore per l’unica figlia di un giovane amore fugace.

Anna è scatenata: frequenta tutte le settimane il piccolo grande giro dei tifosi romanisti.

Giusto in chiesa, la domenica mattina, costituisce il suo piccolo gruppo di amiche: unite dalla fede e dalla passione per il calcio. Tutte cristiane ma divise con simpatia nella passione per il pallone. Anna romanista, le altre juventine e milaniste. Donne di borgata, che amano trascorrere insieme il tempo a prescindere dai propri idoli. Questo piccolo di gruppo si divideva solo per le partite di calcio: ognuna seguiva il proprio esercito di appassionati, con striscioni, trombette e cappellini cuciti a mano.

Anna si sposa a 33 anni ma il suo matrimonio con la Roma non conosce fine, neanche dopo due gravidanze.

Incontra il marito proprio durante queste partite, compagni di grida e soddisfazioni. E’ un amore a prima vista.

Anna ha sostenuto la grande campagna per il divorzio e l’interruzione di gravidanza insieme alle sue amiche.

“Noi pensavamo che quando una donna era maltrattata dovesse trovare la via per andarsene. Avevo una amica menata dal marito e io le facevo da spalla. L’avevo ospitata anche a casa mia. Tu con una donna ci devi parlare con tranquillità, senza violenza …. Sorridi, canta, quando assisti gli anziani lo capisci bene quanto sia importante infondere il buon umore in chi ti sta intorno. E quando una delle tue migliori amiche è pestata dal marito non puoi non sperare che se ne vada per sempre da quell’uomo. Oggi gli uomini violenti e abbandonati ammazzano i figli avuti dalla compagna per punirla ma è qualcosa di assurdo, di incomprensibile. Mi fa terrore la direzione che la società sta prendendo oggi. Io e le mie amiche non condividevamo solo la Chiesa, il calcio e le questioni politiche: per noi era importante soprattutto l’autodeterminazione femminile, nessuna donna può essere costretta ad avere un futuro che non vuole”. 

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