Diritti umani
30 agosto: la Giornata Internazionale dei Desaparacidos

Da oltre dieci anni, il 30 agosto si celebra la Giornata Internazionale dei Desaparacidos, persone scomparse nel nulla e di cui i familiari hanno perso ogni traccia, semplicemente perché hanno osato esprimere la propria opinione politica, in disaccordo con quella dei Regimi
di Damiana Cicconetti
La Giornata Mondiale delle Vittime delle Sparizioni Forzate si celebra ogni anno il 30 agosto, da ormai tredici anni, al fine di attirare l’attenzione sul destino di persone imprigionate in luoghi sconosciuti ai familiari e finanche agli stessi legali, per motivi politici o sociali.
L’origine della celebrazione risale all’anno 2010, a seguito dell’intervento della Federazione Latino-Americana delle Associazioni dei Parenti dei Detenuti-Desaparacidos – Federacion Latinoamericana de Asociacios de Familiares de Detenidos Desaparacidos (FEDEFAM) – e, ad essere ancor più precisi, per volontà dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con risoluzione n. 65/209.
Del resto, non si sarebbe potuto continuare ad ignorare un fenomeno sì grave e dilagante quale, ad esempio, quello dei 30 mila Desaparacidos dell’Argentina, di cui molti gettati vivi in mare da aerei in corsa, nell’anno 1978, mentre nel Paese in festa erano in corso i Mondiali.
Senza dimenticare che, tra i tanti, vi erano anche 65 persone di origine italiana.
Ecco perché non vi è dubbio sul principale obiettivo della giornata: sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema oramai presente a livello planetario.
Perché tante e tali sparizioni oramai si verificano in moltissimi Paesi, e, perciò, il problema deve trovare risoluzione a livello mondiale.
Ecco perché meritano di essere analizzate attentamente talune circostanze che, laddove si decida di rimanere inerti, non aiuteranno, di certo, a risolvere un fenomeno sì terrificante, quali:
La non attivazione ad opera di parenti, amici e finanche legali a far luce – invero prodigandosi in ogni modo – sulla scomparsa di un numero così elevato di vittime, in circostanze che sono destinate a rimanere per sempre “avvolte nel mistero”, per, poi, finire nell’oblio definitivo. Dunque, un attacco diretto merita chi è addetto alla difesa dei diritti umani e, invece, rimane inerte.
L’utilizzo da parte di tutti i Paesi che sono – e non potrebbero non essere – impegnati nella lotta contro il terrorismo quale “scusante”, al fine di non adempiere agli obblighi di carattere socio-politico che ogni governo ha verso il proprio popolo.
L’impunibilità ancora fortemente presente di chi pratica questo metodo repressivo e, perciò, continua a commettere reati tanto gravi senza conseguenza alcuna.
Altrettante attenzioni meritano, poi, ulteriori casi di sparizioni che, non a caso, sono ricordati sempre più spesso, soprattutto in questi ultimi anni: ci si riferisce alla scomparsa di numerosi bambini, oltre che di persone affette da gravi disabilità.
Scopo della giornata è, quindi, la sensibilizzazione di ogni Stato, al fine di prevenire le sparizioni forzate, perciò indagando e processando i responsabili.
Perché ciò ha una valenza rilevante!
Perché in tal modo si riconosce la sparizione forzata come violazione multipla dei diritti umani.
…Una violazione che, in effetti, si protrae nel tempo, indefinitamente, visto che non si dona pace neppure ai “survivors”, che non hanno neppure il conforto di piangere i corpi esanimi di chi, per sempre, si continuerà ad ignorare di che morte è morto e chi ne è il responsabile.
Perché è intollerabile che, allo stato attuale, in molti Paesi del mondo si utilizzino ancora queste orride condotte per sedare opposizioni interne.
Altro esempio eclatante: il caso della Siria, in cui dall’inizio della guerra civile, avviata nel 2011, oltre 82 mila persone sono sparite senza lasciare traccia.
Un ulteriore esempio: il caso dell’Egitto, nel quale dal 2011 ad oggi vi sono stati in media tre casi al giorno di sparizioni forzate.
Ecco perché è inevitabile che in questa giornata ogni governo si adoperi al meglio per attuare le misure preventive necessarie a porre fine a tanti e tali massacri ma, invero, genocidi.
L’obiettivo principe, pertanto, non può che essere quello di impegnarsi al massimo affinché il fenomeno sia definitivamente debellato, al contempo facendo luce su quanto commesso in passato, al fine di edificare una migliore società.
…Una società in cui ognuno – nessuno escluso! – possa esprimere la propria opinione senza il timore di essere rapito, incarcerato, torturato e finanche ucciso.
Questo è quel che hanno insegnato donne quali Azucena Villaflor, madre-coraggio, grazie alle quale il suo Paese è divenuto più democratici e, indubbiamente, migliore.