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Salute

Vincenzo Tiberio e le muffe

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La quasi totalità delle persone, specialmente fuori dell’Italia, ignora invece chi sia Vincenzo Tiberio, medico e ricercatore italiano che scrisse e pubblicò del potere battericida delle muffe 35 anni prima di Fleming.

di Alexander Virgili

Se si parla del potere battericida delle muffe e della penicillina, il pensiero va subito al nome di Alexander Fleming, medico e ricercatore scozzese.  La quasi totalità delle persone, specialmente fuori dell’Italia, ignora invece chi sia Vincenzo Tiberio, medico e ricercatore italiano che scrisse e pubblicò del potere battericida delle muffe 35 anni prima di Fleming.  Il dott. Tiberio pubblicò sulla rivista italiana Annali di Igiene Sperimentale, del 1895, i risultati di alcune sue ricerche con il titolo: “Sugli estratti di alcune muffe“. Tiberio avviò i suoi studi sulle muffe mentre ancora frequentava la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Napoli, dove poi si laureò e, frequentando l’Istituto universitario di Igiene, ebbe modo di portare in tale laboratorio le muffe per analizzarle e catalogarle.  Tiberio non si limitò a osservare il fenomeno, ma si dedicò anche alla sperimentazione: dopo aver ottenuto i primi risultati in laboratorio, individuò un terreno di coltura adatto ed estrasse un siero concentrato di quello che può essere considerato un antesignano degli antibiotici. Lo iniettò in alcune cavie precedentemente infettate e attese. I topi di laboratorio guarirono. A questo punto mancava solo la sperimentazione sull’uomo e la messa in produzione dell’antibiotico. Purtroppo, le sue ricerche in Facoltà suscitarono poco interesse ed anche dopo la pubblicazione negli Annali la comunità scientifica italiana si dimostrò poco lungimirante. Infatti, le conclusioni di Tiberio furono considerate poco rilevanti (forse per il già diffuso vezzo presuntuoso di considerare degni di attenzione solo gli scritti degli accademici e non quelli di un giovane assistente) i dati lasciati in archivio per 60 anni, e riscoperti quasi 40 anni dopo la morte del Tiberio.  La ricerca e le conclusioni cui era giunto il dott. Tiberio erano chiari, infatti nel testo pubblicato nel 1895 si leggeva che: ” [..] Nella sostanza cellulare delle muffe esaminate sono contenuti dei principi solubili nell’acqua forniti di potere battericida… per queste proprietà le muffe sarebbero di forte ostacolo alla vita e alla propagazione dei batteri patogeni”.  

Accolti con indifferenza nel mondo scientifico italiano e poco diffusi e noti all’estero perché non in inglese, così come accadde per quelli di un altro medico italiano studioso delle muffe, il dott. Bartolomeo Gosio, ebbero una sorte ben diversa da quelli del Fleming che furono invece valorizzati dal gruppo di ricerca ad Oxford, gruppo che fu il reale artefice della scoperta, più dello stesso Fleming.  Furono infatti l’australiano Howard Florey con il tedesco Ernst Chain ed il loro gruppo di lavoro ad Oxford che, riprendendo alcuni scritti di Fleming, riuscirono ad isolare la penicillina, a pubblicare i loro risultati, nel 1940, su The Lancet e ad avviare la sperimentazione su persone. Deluso dall’insipienza di parte del mondo accademico il dott. Tiberio invece abbandonò i progetti di carriera nell’università e si arruolò come Ufficiale medico nella Regia Marina Militare. Partecipò a numerose spedizioni e missioni della Marina, che lo distolsero dall’attività di ricerca, tra queste quella di soccorso per il terremoto di Messina del 1908, durante la quale si prodigò molto nel curare le popolazioni. Si occupò anche di potabilizzazione dell’acqua e di varie malattie infettive diffuse in quel periodo. Nel 1912 al medico venne poi affidato il laboratorio biochimico dell’ospedale militare alla Maddalena, nel 1914 fu nominato Direttore del Gabinetto di Batteriologia e Igiene dell’Ospedale Militare Marittimo di Venezia, infine rientrò a Napoli per dirigere il Gabinetto di Igiene e Batteriologia dell’ospedale della Marina.  In questi anni il Tiberio decise di riprendere i suoi studi sugli antibiotici ma purtroppo il 7 gennaio del 1915 venne stroncato da un infarto, all’età di 45 anni (era nato a Sepino nel 1869). Soltanto trenta anni dopo la sua morte, con la notizia della premiazione di Fleming, e con l’articolo del tenente colonnello Giuseppe Pezzi “Un italiano precursore degli studi sulla penicillina”, fu evidente la grande importanza dei suoi studi, che avrebbero potuto portare ad esiti ben diversi, se valorizzati in Italia e se lo stesso Tiberio avesse avuto tempo e modo di continuarli.

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