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Arte & Cultura

Una vita dedicata all’arte in tutte le sue forme. Questo è Reginaldo D’Agostino

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Tempo di lettura: 5 minuti

Pittore, scultore, ceramista, liutaio, tra i più importanti del territorio calabrese, eppure Reginaldo D’Agostino si descrive non come un artista bensì come un “artigiano”.

Nasce il 2 agosto del 1939 Reginaldo D’Agostino, e noi lo festeggiamo così, parlando insieme a lui, della sua Arte.

Nato in una famiglia di 15 figli, in un piccolo paese dell’altopiano della provincia vibonese -Spilinga- , vive la guerra, conosce povertà e fame. Ma già nell’infanzia rivela la predisposizione per tutto ciò che è arte e, fortissima, la sua contagiosa gioia di vivere, che non lo abbandona neppure quando la vita lo mette a dura prova.

E in questo piccolo paese, che porterà con le sue opere agli onori della cronaca nazionale, inizia la sua storia artistica scolpendo intere pareti di arenaria.

Nella sua scultura, così come nei dipinti e nelle ceramiche, la storia e la ricerca che nasce dal dialogo continuo con la gente: contadini dalle grandi mani, donne impegnate nei campi, irrorati dal sole, quel sole che in ogni sua opera si scorge, inno alla “luce” ed alla gioia.

Ma anche gente che parte, piena di angosce, di speranze e sogni. Quella che a volte ritorna con un diverso accento e la valigia carica di doni, o che non torna più.

Dietro volti e corpi piegati dalla fatica, innumerevoli particolari, forniscono immersioni nei paesaggi circostanti e nell’avvicendarsi delle stagioni.

Si appassiona al suono della lira, antico strumento musicale di cui apprende l’uso in giovanissima età da un vecchio artigiano locale. Intelligenza vivace e curiosa ne studia la meccanica, così come i codici, del periodo dal 300 al 500, che applica non solo alla lira ma anche ad altri strumenti antichi che si affretta a costruire o restaurare.

Il legno diventa strumento e suono, sotto le mani abili di Reginaldo e, viole, violini, mandolini, liuti e lire, si arricchiscono di decorazioni e intagli che raccontano anche alla vista sentimenti e storie, quell’amore che lo radica indissolubilmente alla sua terra.

 

Tra quadri, sculture, ceramiche, strumenti e litografie, il mondo fantastico di Reginaldo

 

Lo incontriamo nella sua casa dove ci accoglie sorridente, una casa ricca delle sue opere. Ogni parete, ogni gradino, ogni appoggio, parla di lui.

In mezzo a questa meraviglia ci si sente trasportati altrove, in un tempo non definito, e lo sguardo si riempie di emozioni e colori.

Oggi compie 83 anni. Una splendida vita per l’arte e nell’arte. Chi era ieri e chi è oggi Reginaldo D’Agostino?

Non un artista. Non credo nel concetto che si attribuisce a questo termine. Piuttosto un artigiano, che propone i contenuti della vita tramite colori, linee, sculture, strumenti e musica. Un “lavoratore dell’arte” che utilizza, per raccontare periodi, storia, uomini e donne, un linguaggio universale.

Sicuramente sono sempre la stessa persona, quella che ha scelto di compiere un percorso intellettuale nel quale è stata fondamentale l’osservazione della realtà e la trasposizione dei suoi contenuti.

Così se da una parte rappresentavo con pittura e scultura, ad esempio, l’emigrazione e il “grappolo umano” che partiva, al contempo andavo evidenziando il dramma di una società che andava frantumandosi.

Oppure nello studio di un codice musicale, attraverso la minuziosa ed attenta costruzione dello strumento adatto, rendevo vivido il miracolo della riproduzione di un suono di centinaia di anni fa.

Pittore, scultore, ceramista, liutaio, musicista. Ora una immersione totale nella pittura, con soggetti nuovi e nuovi colori?

In questo dialogo incessante e continuo con la realtà vi è stata crescita e cambio di interlocutori. Nel periodo che ha pesantemente segnato il sud ho raccontato la vita di contadini, operai, anziani, accompagnandoli con strumenti e musica medievale.

Ora dipingo persone che amano suonare e danzare. Movimenti non più stanchi ma guizzanti, quasi atletici, quelli accompagnati dalla musica contemporanea, o meglio quella dodecafonica di Stravinsky e Schӧnberg, in cui un ordine preciso dei toni, utilizzati prima del processo di composizione, garantisce una coesione interna, nonostante una totale libertà compositiva. Una “luce musicale” che cerco di portare nelle mie nuove opere.

E se da giovane ho rappresentato stanchezza e vecchiezza, ora rappresento gioventù e agilità.

 

Cosa è rimasto, se c’è, di costante ?

E’ rimasta la medesima tecnica così come quelle che adopero sono da sempre le stesse terre. E poi il mio sole che ha il compito, in ogni mia opera di rivelare i colori.

Lei è un artista eclettico che ha sempre riservato grandi sorprese ai suoi estimatori. Cosa possiamo aspettarci?

La mia scoperta della felicità, insita nella comprensione dello scorrere della vita, mi porta a voler continuare questo dialogo universale attraverso l’arte e, attraverso le mie opere, spero di portare ancora questo canto di luce e di gioia di vivere.

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