Italiani nel Mondo
Un ritratto di oltre cent’anni della Storia della Calabria – A portrait of more than a hundred years of the history of Calabria
Un ritratto di oltre cent’anni della Storia della Calabria
Vorrei ringraziare Sergio Bevilacqua, il titolare di IBUC Edizioni per l’opportunità di leggere e recensire il romanzo descritto sotto. Papà era originario della zona descritta nel romanzo e il suo paese è nominato più volte nel volume. Nel corso di molti viaggi ho avuto la possibilità di conoscere bene questa zona della Calabria e corrisponde alle descrizioni contenute nel libro. Infatti, il libro mi ha dato l’opportunità di conoscere meglio la Storia di questa zona e così capire di più le condizioni che hanno costretto i figli e le figlie di queste terre a cercare una vita nuova all’estero. Per coloro che volessero leggere il libro, ci sarà il link in fondo all’articolo per poterlo acquistare in forma elettronica.
La celebre locuzione latina “Sic transit gloria mundi”, cioè “Così passa la gloria del Mondo” riassume perfettamente sia l’inizio che la parte finale del romanzo “I Marafioti e Capo Spartivento” di Antonio Fortunato Aloi pubblicato da IBUC Edizioni nella collana “Colpi di A,L.A. (Ndr: acronimo di Accolita Lettere e Arti)” dedicata ad autori italiani contemporanei.
In questa recensione non vorrei utilizzare una parola importante per descrivere il periodo storico illustrato della Storia d’Italia, compresa la storia della famiglia Marafioti raccontata: i Latifondisti.
Il motivo è semplice, il lettore estero, e purtroppo ora molti lettori anche in Italia, conoscono poco o niente di questo fenomeno socioeconomico fondamentale per capire il passato del nostro paese e, come diremo alla conclusione, credo fortemente che romanzi come questo abbiano un potenziale importante proprio per attivare l’attenzione di quei molti con poca conoscenza del fenomeno, partendo dai discendenti dei nostri emigrati da queste regioni.
Il romanzo inizia con la vendita obbligatoria della Tenuta le Tre Fiumare a Capo Spartivento, il punto più a sud della penisola italiana nella provincia di Reggio Calabria, da parte del casato Genoese Dusmet, al dottor/chirurgo (come si chiamerebbe oggi) Matteo Marafioti di Reggio Calabria, circa nella metà dell’800.
Difatti, l’autore Antonio Fortunato Aloi è discendente di Saverio Aloi, un fattore della tenuta, e il romanzo racconta la Storia della famiglia Marafioti dall’acquisto della proprietà, fino alla divisione inevitabile della tenuta tra i molti eredi.
La prima gloria della locuzione è rappresenta da Francesco Genoese, l’ultimo membro del casato Genoese Dusmet, incaricato dal giudice del fallimento di fare da guida per il dott. Marafioti al fine di assicurare la miglior vendita del gioiello che apparteneva al casato dal ‘500. Inoltre, a parte un cenno breve, è mantenuto un riserbo di cronaca sui motivi precisi dei pesanti debiti accumulati che esposero il nobile al fallimento e causarono la conseguente vendita della grande tenuta.
Una volta convinto del potenziale dei terreni, il dott. Marafioti non esita a firmarne il contratto, ottenendo anche un mutuo non indifferente dalla banca. In seguito, nomina come amministratore delle Tre Fiumare, suo nipote, l’omonimo don Matteo Marafioti, non solo un familiare, ma anche prete, col preciso mandato di fare i lavori necessari per aumentare la produzione dei circa mille ettari, e di assicurare così il pagamento regolare delle rate del mutuo alla banca.
A questo punto inizia la storia vera del libro, perché, durante la descrizione dei giri compiuti dal neo-amministratore per prendere visione dei terreni, il lettore si rende conto che la società che lavorava per i Genoese, e ora per il medico reggino, è veramente feudale. Si capisce come uomini, donne e persino ragazzi lavorino sottomessi all’amministratore e quindi al proprietario, ma anche le dure condizioni di vita che regnavano, con due aspetti particolari che ne dettavano le condizioni (di vita e lavoro).
Il primo che quasi tutti i laboratores vassalli, sono analfabeti e conoscono solo la vita della terra, e il secondo che la produzione dei terreni è condizionata dalla mancanza di acqua, che sarà il vero problema da affrontare dal prete/amministratore, che desidera anche mantenere fede alla sua vocazione, quasi immediatamente aprendo di nuovo la chiesa abbandonata da anni.
Nella sezione dedicata alla gestione ventennale di don Matteo Marafioti, che adempie alla lettera le richieste dello zio, intravediamo l’arrivo di Garibaldi e la fine del dominio dei Borboni nel Sud.
Trattandosi di un romanzo, quindi di un’opera con almeno alcuni contenuti di fantasia, la cui base documentale è stata caratterizzata da ricerca in archivi sommari e da racconti verbali della famiglia Marafioti e del popolo locale, tramandati da generazione a generazione fino all’autore, non possiamo chiedere all’opera un quadro storico esteso e profondo. L’oggetto del romanzo è la comunità di un fazzoletto di terra tra monti e mare della lunga Calabria, pur emblematico dell’intero territorio costiero per molti aspetti; per ciò i cambi epocali raccontati nel romanzo dicono poco o niente di aspetti storici ben sentiti altrove e meno dagli abitanti delle Tre Fiumare, come ad esempio l’esposizione, citata peraltro diverse volte, a predatori dal mare ancora in epoca borbonica.
Poi, il romanzo è ambientato in un periodo che vide anche in Calabria e nella area ionica e dell’Aspromonte, il fenomeno del brigantaggio che ancora suscita controversie tra storici: a dimostrare la particolarità dell’area, si trova nel testo solo un riferimento passeggero. E quindi, sappiamo che il prete/amministratore non dovette agire contro i briganti, e che quasi certamente prevenne lo scatenarsi popolare del brigantaggio e gli eventuali danni con la saggia amministrazione… Una via ancora valida e, diciamolo, poco praticata.
Quel che colpisce è come il successo dell’amministratore/prete fa pensare alle differenze tra l’aristocrazia e i ceti medi che vediamo in azione nel corso del libro, con il conseguente aumento enorme della produzione dei terreni, e quindi il pagamento del mutuo in modo esemplare.
In questo modo, il lettore comincia a vedere anche cambi dell’atteggiamento verso i laboratores vassalli: educa prima il suo giovane assistente personale, Angelino, poi estende ad altri tale cura nel corso degli anni.
Dopo oltre due decenni di gestione di don Matteo Marafioti, il testimone passa poi al nipote del proprietario Matteo Marafioti. Con Salvatore Marafioti, vediamo un cambio nello stile di gestione dei terreni. Cambi dovuti al fatto che il nuovo amministratore non è un prete, e ha un punto debole per il gentil sesso, e allora i popolani del feudo si adeguano, incoraggiando le figlie ad attirare l’attenzione di lui e altri della famiglia, nella speranza di ottenere favori/vantaggi per le loro famiglie.
Già durante l’amministrazione don Matteo il lettore vede i cambi nel territorio dovuti al nuovo Regno d’Italia e in modo particolare la costruzione del Faro a Capo Spartivento e poi della ferrovia da Reggio Calabria a Bianco lungo la costa Ionica. Lavori che lasciarono una importante impronta sul territorio, ben presente ancor’oggi.
L’autore spiega minuziosamente i matrimoni e i lutti, di generazione in generazione, della famiglia che avranno effetti enormi nel corso del tempo al destino delle Tre Fiumare. Il lettore capisce gli effetti devastanti di malattie e disastri naturali sulla popolazione, sia tra i ricchi che tra i poveri.
Di seguito, il libro spiega come, propria a causa dei molti eredi, le Tre Fiumare furono divise, per cui la tenuta ormai non esiste più nella forma acquistata originariamente dal dottor Marafioti.
Inoltre, a quel punto nessun erede porta più il cognome Marafioti, quindi confermando la seconda affermazione della locuzione latina nominata nella introduzione.
Il messaggio più importante del romanzo è come i discendenti, sia del dott. Marafioti, che dei suoi vassalli, sono cambiati con l’arrivo dell’educazione per tutti, senza distinzione di classe, che portò a epigoni professionisti di ogni genere ora presenti un pò ovunque in Italia.
Prima di concludere, bisogna dire che il libro presenta una gestione positiva, sia dei terreni che del popolo vassallo, ma si tratta sempre di una vita difficile: ci vuole poco, come dimostra anche Luigi Pirandello nel suo racconto stupendo, “La Giara” , per capire che molti proprietari erano invece duri e/o violenti verso i loro vassalli, e la vita del popolo era sicuramente più difficile di quel che si legge nel romanzo, è ciò spiega bene perché molti contadini e artigiani vassalli decisero poi di emigrare alla prima possibilità.
Il romanzo è pieno di spunti di riflessione e ha indubbiamente un pregio particolare: la Storia oltre centenaria raccontata può incoraggiare i lettori a fare ricerche per capire le molte complessità delle regioni meridionali del Paese, le quali ancora soffrono di problemi che hanno origini proprio nel periodo raccontato.
In modo particolare, questo è uno dei libri da presentare ai discendenti dei nostri emigrati dei decenni a cavallo tra l’800 e il ‘900, e non solo meridionali, ma anche settentrionali, come il Veneto e il Friuli, che fuggirono dalle condizioni di vita raccontate in questo romanzo.
Quindi, non esito a consigliare la lettura del romanzo a chi, cominciando dai discendenti dei nostri emigrati oltreoceano, non ha mai saputo il motivo vero dell’emigrazione dei loro avi in altri continenti. Il libro non stanca mai e presenta al lettore un quadro importante di una società che non esiste più.
Il link per poter acquistare il romanzo in forma elettronica
A portrait of more than a hundred years of the history of Calabria
I would like to thank Sergio Bevilacqua, the owner of IBUC Edizioni for the opportunity to read and review the novel below. Papà came from the area described in the novel and his town is mentioned many times in the book. During many trips to I have had the chance to know this area of Calabria well and it corresponds to the descriptions contained in the book. Indeed, the book gave me the chance to know the history of this area better and so understand more about the conditions that forced the sons and daughters of these lands to look for a new life overseas. For those who would like to read the book, there will be the link below the article to purchase it in electronic form.
The famous Latin saying, “Sic transit gloria mundi”, in other words “So passes the glory of the world”, perfectly sums up both the start and the final part of the novel “I Marafioti e Capo Spartivento” (The Marafioti family and Cape Spartivento), published by IBUC Editions in its series of books “Colpi di A,L.A.” , in which “A.L.A” stands for “Acolytes, Literature and Arts”, dedicated to contemporary Italian authors.
In this review I do not want to use an important word to describe this period of Italian history, including the story of the Marafioti family told in the book, the Latifondisti, the great land owners, originally aristocrats, who dominated Italy’s agriculture for centuries.
The reason is simple, overseas readers, and now, unfortunately, even many readers in Italy, know little or nothing of this socio-economic phenomenon that is fundamental for understanding our country’s history and, as will be said at the conclusion, I strongly believe that novels like this have an important potential precisely for activating the attention of the many with little knowledge of the phenomenon, starting with the descendants of our migrants from these regions.
The novel begins with the compulsory sale of the holding called the “Tre Fiumare” (Three Rivers) at Cape Spartivento, the southernmost point of the Italian peninsula in the province of Reggio Calabria, by the aristocratic Genoese Dusmet family, to the doctor/surgeon (as we would say today) Matteo Marafioti of Reggio Calabria in the mid-19th century.
In fact, the author Antonio Fortunato Aloi is a descendant of Saverio Aloi, a manager of the holding, and the book tells the story of the Marafioti family from the purchase of the holding to the inevitable division of the property between many heirs.
The first glory of the phrase is represented by Francesco Genoese, the last member of the Genoese Dusmet family, who is charged by the bankruptcy judge to act as a guide for Dr. Marafioti for the purpose of ensuring the best sale price of the jewel that had belonged to the aristocratic family since the 16th century. Furthermore, apart from a fleeting mention, the confidentiality is maintained for the precise reasons for the heavy debts that exposed the Nobleman to bankruptcy and caused the subsequent sale of the great estate
Once convinced of the potential of the lands, Dr. Marafioti does not hesitate to sign the contract, even obtaining a not-inconsiderable bank loan. Subsequently, he nominates as Administrator of the Tre Fiumare his nephew and namesake don Matteo Marafioti, not only a relative, but also a priest (as denoted by the title “don”) with the precise task of undertaking the work necessary to increase the production for the approximately one thousand hectares, and so ensure the regular payment of the instalments of the bank loan.
And at this point, the real story of the book begins, because, during the description of the rounds of the new administrator to inspect the lands, the reader realises that the society that worked for the Genoese family, and now for the doctor from Reggio Calabria, truly is feudal. We understand how men, women and even children worked subserviently to the administrator, and thus to the owner, and also the harsh conditions of life that reigned, with two specific aspects that dictated the conditions of life and work.
The first is that all the vassal workers are illiterate and know only the life on the land, and the second is that the production of the lands is conditioned by the lack of water, which will be the real problem to be faced by the priest-administrator who also wishes to keep faith with his vocation, almost immediately reopening the church that had been abandoned for years.
In the section to dedicated to the two-decade administration of don Matteo Marafioti, who carried out the requests of his uncle to the letter, we glimpse the arrival of Garibaldi and the end of the rule of the Bourbon family in the south of Italy.
Since it is a novel, and so with at least some elements of imagination, in which the documentary basis is characterized by research in summary documents and verbal histories of the Marafioti family and the local population, passed on from generation to generation up to the author, we cannot expect an extensive and deep historical framework. The subject of the novel is the community of a pocket of land between the mountains and the sea of the long Calabria, albeit emblematic of the entire coastal territory in many respects, hence the epochal changes told in the book say little or nothing about historical issues felt strongly in other places, and less so by the inhabitants of the Tre Fiumare, such as, for example, mentioned a few times , the exposure to predators from the sea, even in Bourbon times.
And then, the novel is set in a period that also saw in Calabria, in the area of the Ionian Sea and Aspromonte, the phenomenon of brigandage that still stirs controversy today amongst historians, and to illustrate the specificity of the area, in the text there is only one fleeting mention of it. And so, we know that the priest-administrator did not have to act against the brigands, and that almost certainly he prevented the popular unleashing of brigandage and eventual damage with wise administration… A means that is still valid, and let us say it, little practiced way…
What is striking is how the success of the administrator/priest hints at the differences between the aristocracy and the middle class in action in the course of the book, and the subsequent enormous increase of production of the lands and thus the repayment of the bank loan in an exemplary manner
In this way the reader begins to see the changes of his attitude towards the vassal workers, first he educated his young personal assistant, Angelino, and then extends this care to others over the years.
After more than two decades of management by don Matteo Marafioti, the baton was then passed to the nephew of the owner Matteo Marafioti. With Salvatore Marafioti we see a change in the style of management of the lands. Changes due to the fact that the new administrator is not a priest, and has a soft spot for the fairer sex, and so the peasants of the fiefdom adapt, encouraging their daughters to attract the attention of him and others in the family, in the hope of obtaining favours/advantages for their families.
During the administration of don Matteo the reader already saw the changes to the territory due to the new Kingdom Of Italy and particularly in the construction of the Lighthouse at Cape Spartivento and the railway from Reggio Calabria to Bianco along the Ionian Coast. Works that left an important mark on the territory that is still present today.
The author explains minutely the marriages and the deaths in the family from generation to generation, which will have enormous effects over time to the fate of the Tre Fiumare. The reader understands the devastating effects of diseases and natural disasters on the population, both rich and poor.
Subsequently, the book explains, precisely due to the many heirs, that the Tre Fiumare was divided, so that that holding no longer exists in the form originally purchased by Dr. Marafioti,
Moreover, at that point no heir no longer bore the surname Marafioti, thus providing the second affirmation of the Latin locution mentioned in the introduction.
The most important message of the novel is how the descendants, of both Dr Marafioti, and his vassals, changed with the arrival of education for all, regardless of class, that led to professionals of every kind now present almost everywhere in Italy.
Before concluding, it must be said that the book presents positive management of both the lands and the vassal population, but it was always a hard life. It takes little to understand, as Luigi Pirandello demonstrated in his stupendous short story “La Giara” (The Jar, ), to understand that many owners were instead harsh/violent towards their vassals, and the life of the people was certainly more difficult than we read about in the novel, and this explains very well why many peasants and vassal craftsmen then decided to migrate at the first opportunity.
The novel is full of food for thought and undoubtedly has one specific merit, the more than a century of history narrated can encourage the readers to carry out research to understand the many complexities of the southern regions of Italy, which still suffer from problems that have their origins precisely in the period recounted.
In particular, this is one of the books that should be presented to descendants of our migrants of the decades between the 19th and 20th centuries, and not only southern migrants, but also northerners, such as from the Veneto and the Friuli who fled from conditions of life recounted in this novel.
So, I do not hesitate recommending reading this book to, starting from the descendants of our migrants overseas, who never knew the real reason for the migration of their ancestors to other continents. The book is never boring and presents the reader with an important picture of a society that no longer exists.
The link to be able to purchase the novel in electronic format