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Un giorno all’anno non è orgoglio

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Un dibattito nazionale negli Stati Uniti coinvolge anche la comunità italiana del paese e in fondo tratta le loro origini. Però, il tema del dibattito non è semplicemente sulle statue e su un unico giorno di celebrazione, ma su cosa vuol dire veramente essere orgogliosi delle proprie origini

di Gianni Pezzano

Cristoforo Colombo e i Vichinghi

Qualche settimana fa il consiglio comunale di Los Angeles in California ha deciso di rimuovere la festa del Columbus Day e rimpiazzare l’occasione con “L’Indigenous Peoples Day”, cioè una giornata per i popoli indigeni. Los Angeles non è la prima e non sarà l’ultima città a prendere questa decisione che ha suscitato l’ira di tanti italo-americani perché è interpretata con un’offesa allora loro comunità.

Infatti, la decisione non è un’offesa alle imprese degli italo-americani, bensì il risultato delle varie ricerche storiche sulla figura di Cristoforo Colombo a partire dalla “scoperta” del continente americano. Non c’è dubbio ormai che i primi europei a trovare quel che molti chiamano il Nuovo Mondo erano infatti i Normanni, conosciuti ai più come  Vichinghi. Scoperte archeologiche hanno dimostrato i resti di accampamenti normanni risalenti a molti secoli prima della scoperta di Colombo. Ma il nodo central  della contestazione odierna sono altri altri due  punti.

Contestazioni

La prima e senza dubbio più importante contestazione è il semplice fatto che le Americhe non erano deserte, ma avevano popoli indigeni sparsi per tutti i loro territori e, nel caso degli Inca e gli Aztechi, esistevano due imperi importanti sul continente che furono distrutti dai conquistadores spagnoli. Per questo motivo nasce la decisione di riconoscere l’impatto della colonizzazione delle Americhe ai popoli indigeni. La seconda contestazione storica poi tocca Colombo direttamente.
Secondo recenti ricerche storiche serie su Colombo, lui era una figura controversa anche tra gli spagnoli dell’epoca che avevano finanziato i suoi viaggi e che lo investirono di ruoli importanti nel Nuovo Mondo. Infatti, queste ricerche dimostrano che lui non era affatto tenero con le popolazioni indigene, infatti molti diventavano suoi schiavi e il trattamento che gli riservava  era tale che fu ammonito e poi rimosso dai suoi incarichi. Sono state queste ricerche e i libri che ne sono seguiti a spingere le decisioni in molti paesi di rivalutare la figura di Cristoforo Colombo.

Questo dibattito è ancora più acceso negli Stati Uniti perché coincide con il dibattito nazionale sui monumenti  dei protagonisti della Guerra di Secessione Americana che hanno combattuto per gli Stati confederati contro il governo di Washington. Erano le proteste alle statue il motivo dei recenti scontri a Charlottesville tra esponenti dell’estrema destra americana e rappresentanti del gruppo razzista del Ku Klux  Klan e chi li contestava che sono stati la causa della morte di una donna che protestava contro chi difende la memoria di quelli che molti altri americani considerano traditori della Patria a causa della loro ribellione. Una ribellione nata in difesa dallo schiavismo razzista dei confederati.

Proteste

Naturalmente molti italo-americani hanno deciso di opporsi a tale  decisione perchè convinti di una forma di discriminazione verse le loro comunità, rifiutando la base storica della decisione che timbrano come “revisionismo” su un personaggio a loro caro. Senza dubbio i decenni di celebrazioni del Columbus Day in tutti gli Stati Uniti sono diventati occasione per mostrare pubblicamente l’italianità degli italo-americani. Ma dobbiamo porci una domanda semplice ma profonda.

Davvero la nostra identità si basa soltanto su una figura storica?

La risposta deve essere fortemente negativa. Senza dubbio l’Italia è il paese con il patrimonio storico/culturale più grande del mondo. Per quanto possa essere stata importante,  realtà oggi contestata dagli storici, la vita di Cristoforo Colombo è semplicemente un capitolo relativamente recente della Storia multi millenaria che è il tesoro vero degli italiani, comprese le decine di milioni di discendenti degli emigrati italiani in tutti i continenti.

Un giorno non basterebbe mai per onorare in pieno il ruolo che i nostri antenati hanno avuto nella vita culturale, di ogni genere, del piccolo paese a forma di stivale nel mezzo del Mediterraneo. Un ruolo che continua ancora quando vediamo i nomi italiani di artisti, scienziati, autori, registi cinematografici e in tutti i campi della vita, ogni giorno nei giornali e nei documentari televisivi.

Orgoglio

Infatti, il miglior modo per noi oriundi, chi scrive fa orgogliosamente parte di questa categoria, non è di organizzare o far parte di una manifestazione all’anno vestito nel tricolore, ma di studiare il nostro passato, riconoscere le imprese, come anche i peccati, di chi ci ha preceduti nei secoli.

Orgoglio nelle nostre origini non vuol dire niente se noi non sappiamo cosa rappresenta nel mondo il contributo della penisola italiana al mondo. Non credo d’essere l’unico, anzi ne sono più che sicuro, a litigare con i miei coetanei in Australia (o negli Stati Uniti, Argentina, Canada, ecc, ecc…) che non sanno niente delle glorie che il nostro paese ha prodotto ed esportato nel mondo.

Un esempio lampante viene proprio dagli Stati Uniti con la lotta ultracentenaria per far riconoscere l’inventore vero del telefono, che non era lo scozzese Alexander Graham Bell, ma l’italianissimo Antonio Meucci, amico di un altro grande italiano, Giuseppe Garibaldi. Un riconoscimento dato dal voto dell’aula del Congresso americano nel 2002.

Egoismo e obbligo

La nostra identità di italiani non si basa soltanto su capitoli individuali e isolati, ma da secoli e millenni su storie di  grandi personaggi che non hanno scritto pagine della Storia ma interi capitoli e non ci limitiamo solo all’Impero Romano e al Rinascimento. Non esiste secolo nel quale gli italiani non hanno dato contributi fondamentali a cambiare il mondo d’oggi e continuiamo ancora a produrre le persone che stanno creando il future del mondo.

Però abbiamo anche un obbligo molto importante che il caso Colombo dimostra in modo molto eloquente. Non tutti i nostri contributi sono stati positivi e in alcuni casi sono stati nocivi. Colombo aveva un risvolto feroce e poco conosciuto per secoli nella storia ufficiale, ma altre figure storiche italiane non sono state da meno. Il ruolo di italiani nelle Inquisizioni, figure strane come Cagliostro, senza dimenticare la nostra eterna vergogna nazionale della criminalità organizzata che abbiamo esportato nel mondo, sono italiani quanto Leonardo Da Vinci, Michelangelo e Giuseppe Verdi.

Riconoscere solo il buono del nostro patrimonio italiano non è orgoglio, è egoismo vero e proprio.

Allo stesso modo, l’ orgoglio vero non dura un giorno all’anno per festeggiare un personaggio, ma consiste nell’ imparare il nostro passato e presente e nel farlo conoscere a chi non lo sa.

Promuovere la nostra Cultura e i grandi personaggi, le nostre opere, libri, film, musicisti e altri contributi è il vero modo di dimostrare l’orgoglio della nostra identità. Questo è il nostro compito nella vita, conoscere e far conoscere da dove veniamo per capire davvero chi siamo.

 

 

 

 

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