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Politica

Tensioni tra Berlusconi e Salvini, coalizione a rischio

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Maroni: “non mi ricandido”. Lotta sul candidato alla presidenza della regione Lombardia

 

di Vito Nicola Lacerenza

A pochi giorni dall’inizio della campagna elettorale, è ormai chiaro come tutti i contendenti in gioco non arriveranno mai a palazzo Chigi in pompa magna, bensì dovranno sudare, sgualcirsi la giacca. Anche con i sondaggi al 40%. A tanto ammontano, al momento, i consensi per la coalizione a quattro del centro destra. Una partenza in quarta interrotta, però, da un inciampo. Roberto Maroni, governatore uscente della regione Lombardia non si ricandiderà, “per motivi personali che meritano rispetto”. Un addio alla politica? No! «Non vado in pensione- ha detto Maroni in conferenza stampa- resto, a disposizione». È stata proprio questa la frase che ha rischiato di far saltare l’alleanza tra il carroccio e Forza Italia.

E già, è difficile, infatti, spiegare come mai un presidente della regione, quasi sicuro vincitore alle prossime regionali, lasci il Pirellone senza ritirarsi a vita privata, ma restando “a disposizione”. Dal momento che la Lega ha escluso la possibilità che il governatore possa avere altri incarichi politici in futuro, qualcuno, in via Bellerio, sospetta possibili accordi tra Maroni e il leader azzurro. Si vedrà. Intanto il leader della Lega Matteo Salvini, da parte sua, para il colpo e propone subito come successore di Maroni Attilio Fontana, ex sindaco di Varese, il quale, pur dando la sua disponibilità, attende il nulla osta degli alleati del centodestra. Di Berlusconi in particolare, che, per la corsa al Pirellone sarebbe più disposto a puntare sulla sua ex ministra dell’istruzione, Mariastella Gelmini. Lo scontro, se pur velato, e già aperto. La Lega non sarà, di certo, disposta a lasciare il cuore della “padania” al Cavaliere, sia per la leadership territoriale, sia per non permettere a Berlusconi di diventare capo della coalizione di centro destra.

Come sempre, tra l’altro. Ecco come la storia di un sondaggio vittorioso, al 40%, può rischiare di trasformarsi in una saga di “odiati alleati”, pronti a tutto pur di rubarsi qualche voto. Solo il timore comune verso i 5 stelle e la voglia di arrivare a palazzo Chigi potrebbero evitare che la destra arrivi all’appuntamento del 4 marzo in pezzi. Come si è appena visto, però, i colpi di scena e i colpi bassi sono parte integrante di questa campagna elettorale, perciò nessuna alleanza o coalizione può dirsi sicura. Resta il fatto che, allo stato attuale, lo smembramento del centro destra potrebbe consegnare il governo al movimento 5 stelle. Ipotesi da non scartare, soprattutto se si considera l’apertura tentata da Salvini verso i grillini. Il segretario della Lega è stato bloccato solo dal un “no” di questi ultimi. Chissà, però, che i penta stellati non cambino improvvisamente idea in campagna elettorale. Per ora la situazione è convulsa ed è impossibile fare previsioni. Per avere le idee un po’ più chiare bisognerà attendere i prossimi giorni.

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