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Stoccafisso: l’artista di automi che ha conquistato social e New York Times

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Stoccafisso nome d'arte Amedeo Capelli e i suoi automi
Tempo di lettura: 7 minuti

Amedeo Capelli, in arte Stoccafisso, ci racconta la sua professione: artista inventore di automi. I suoi giocattoli in legno con personaggi di fiabe prendono vita grazie a dei meccanismi “magici”. 

Piccoli ingranaggi che animano creature da favola e generano un’illusione degna del signor George Méliès. Solo che invece di consegnare un’invenzione all’eternità del cinema viene recapitata a chi desidera tornare bambino: sono gli automi in legno di Amedeo Capelli aka Stoccafisso. Artista inventore lombardo sulla cui carta del destino è “intagliato” Azzate 1992 e che dopo il contatto con l’arte dell’incisione, avvenuto in tenera età, da ormai tre anni fa scorrere la linfa vitale nei suoi giocattoli. Così topolini, gamberetti, personaggi fiabeschi e del folclore, e persino scheletri musicisti prendono vita e ondeggiano sul mare, danzano in circolo e si scatenano a ritmo di musica.

Giocattoli/artifici unici, tutti realizzati a mano e all’interno di un box auto, celebrati dal New York Times. E non stupisce il perché: il lavoro di Stoccafisso è minuzioso, a metà fra character design e meccanica. Oltre a sperimentare il moto di un’arte, in passato prerogativa dei mastri orologiai, che affascina il mondo digital.  

Da titolare di un birrificio, dove prende coscienza che il luppolo non ha la stessa forza motrice delle emozioni lignee, a creatore di mobili, fino alla presa di coscienza del suo io Stoccafisso, ad oggi, con più di 500 giocattoli venduti. Scopriamo l’arte di questo costruttore dalle svariate passioni che, lungi da Mastro Geppetto, adopera la tecnologia e l’online che tutto movono.     

Amedeo Capelli aka Stoccafisso design con alcuni suoi automi

Stoccafisso delle nostre favole, dunque, chi sei? 

«Sono una persona introversa con tante passioni e interessi che cambiano sempre e da cui attingo per i miei lavori come scienza o tecnologia. Il mio hobby principale è poi, collezionare ogni cosa, specie i cristalli.

Ho sempre avuto interesse nel capire le cose, smontavo tutto quello che mi capitava per comprendere il meccanismo, cosa che sono riuscito a rielaborare. Smontare e distruggere per creare». 

 

Se dovessi descrivere la tua professione quali parole useresti? 

«Tecnicamente sono un costruttore di automi, e dato che pochissime persone sanno cosa sono, quando mi chiedono cosa faccio rispondo: artista inventore. Quando parliamo del costruttore di automi, in passato, era l’orologiaio e l’automa è stato considerato sempre un oggetto di metallo molto complesso; più era complesso più era apprezzato.

Io mi attacco alla branca moderna di costruttori di automi che da metà ‘900 hanno iniziato a produrre queste opere in legno» 

 

Dalle birre artigianali, all’arte dell’intaglio. Come avviene questo cambiamento e quando nasce la passione per la lavorazione del legno? 

«La passione per il legno e l’intaglio l’ho sempre avuta. Da quando ho memoria ho sempre fatto lavoretti e sculturine, ho frequentato molto il Tirolo dove hanno questa forte cultura per il legno e in più mio padre lo ha sempre lavorato.  

Il beer shop è stata una parentesi molto breve, poco più di un anno, e tra le varie cose che vendevo c’erano delle confezioni personalizzate in legno, primi lavori fatti malissimo. Ma a un certo punto ho iniziato ad avere più richieste di queste scatolette che della birra, così ho deciso di chiudere. Ho fatto scatolette per qualche mese e poi mi sono dato alla falegnameria.

Subito dopo, ho fatto mobili, oggetti artistici, costumi per cosplay e armature fantasy. Tutto questo mentre ero in ricerca di cosa volessi fare». 

Stoccafisso design – barca in mare

Hai un nome d’arte molto particolare: Stoccafisso. Quando nasce? 

«Tre anni fa, era il nome del negozio su Etsy. Volevo trasferire online l’attività con qualcosa di più piccolo, veloce da eseguire e a costi accessibili. Così, ho fatto tantissimi esperimenti su cartapesta, plastica, metallo, resine e inizialmente il prodotto che vendevo di più erano dei pesci di cartapesta. Da qui “Stoccafisso design” che poi è rimasto». 

 

Quando hai capito che i giocattoli in movimento erano il tuo destino?  

«Ci sono stati diversi momenti. Il primo quando ho creato un po’ di anni fa un giocattolo e ho visto che ha avuto successo tra i miei clienti che mi conoscevano come falegname. Poi, ho fatto un’altra serie di 4 o 5 pezzi e anche quelli hanno avuto un discreto successo.

Quando è stato il momento di portare l’attività online vedevo che i giocattoli meccanici ottenevano più successo. E da lì ho cominciato a produrne sempre di più; fino a quando ho fatto il “colpaccio” con il primo video andato virale su Instagram: la guerriera dai capelli rossi che si muovono al vento». 

 

I soggetti che prediligi per i tuoi giocattoli? 

«I gamberetti e i topolini, per questi il pubblico va matto. Ne ho provati tanti, ma quelli che trovo più adattabili a diverse situazioni sono loro e pure gli scheletri, che ovviamente hanno un po’ meno interesse da parte del pubblico, ma li trovo molto versatili per rappresentare diverse cose». 

Stoccafisso design – band di gamberetti

I materiali che usi e quanto tempo impieghi per realizzare un’opera

«Quello che salta all’occhio è il legno, ma in realtà uso tantissimi altri materiali: c’è sempre metallo (filo di ferro), corda, lana sintetica, a volte anche la plastica, bambù di stuzzicadenti per i dettagli. Il legno quasi esclusivamente di abete, perché è molto morbido, si lavora facilmente e ha una venatura che mi piace molto anche se è considerato un “legnaccio” dalla carpenteria. In realtà ha una venatura molto marcata che nell’immaginario comune è il colore del legno.  

Mentre per i meccanismi servono dei legni molto duri e utilizzo il faggio o la quercia. Generalmente, per le opere più semplici impiego una giornata di lavoro ai miei ritmi; e quando produco cose che so già fare molto bene magari riesco a farne anche 5/6 alla volta. Il mio record è di 20 pezzi alla volta. Mentre quello di tempo è stato un mese di lavoro e uno di progettazione per realizzare l’orchestra con gli scheletri». 

 

Le fasi che segui per le tue creazioni? 

«Raramente faccio dei progetti. Di solito, penso a quello che dovrebbe essere la scenetta, la invento di volta in volta. Magari ogni tanto faccio degli schizzi a matita per il design del personaggio sui legni di scarto o su quello che mi capita.

Poi dalla progettazione a mente passo alla realizzazione, alla colorazione e alla creazione del video (metà del mio lavoro), per mantenere alte l’attenzione e la quantità di interazioni con il pubblico. C’è tanto studio dietro e spesso penso a come fare il video ancora prima del soggetto, perché se è un soggetto che va su YouTube richiede una ripresa diversa da quella di Instagram» 

 

Parlavi di meccanismi. In che modo prendono vita le tue opere? 

«Utilizzo circa 10/20 meccanismi differenti che corrispondono a un effetto. Si gira una manovella in legno di solito attaccata alle camme (dischetti). Gli stessi meccanismi che ci sono all’interno delle auto a motore endotermico, oppure uso ingranaggi con i denti che fanno alzare, abbassare o girare altri componenti che poi trasferiscono il moto al soggetto.

I miei lavori sono molto semplici con un solo meccanismo all’interno, come il caso del topolino che balla con il formaggio oppure ne hanno 3/4. Mentre per gli ingranaggi è un discorso diverso, sono più complessi e lì diventa quasi un discorso da orologeria».  

Stoccafisso design - Macabra Orchestra automi

Stoccafisso design – Macabra Orchestra

La parte più bella del mio lavoro è vedere un pezzo di legno prendere vita” dichiari al New York Times. Che sensazioni provi quando accade? 

«Sempre fascino, che è un po’ quello che cerco di instillare in chi guarda i miei lavori. Poi, ovviamente, per me c’è la soddisfazione di essere riuscito a fare una determinata cosa. Quello che cerco un po’ di fare è stupire». 

 

Ti hanno definito “Mastro Geppetto”, ma tu come ti inquadreresti? 

«Sono stato definito così solo negli articoli italiani, anche se non mi sono mai identificato nella sua figura. Penso ci sia questa visione del falegname come il vecchietto povero, attaccato alle sue radici; in realtà, sono un po’ più modernista.

Mi piace molto l’innovazione, il digitale e integro sempre di più laser, macchinari a controllo numerico, cosa che invece dai tradizionalisti è un po’ malvista. Tra l’altro, a me piacerebbe tantissimo integrare anche l’Ai nei miei lavori. Ho visto fare i primi esperimenti con la scultura, però servono conoscenze e attrezzature che non ho; magari in futuro». 

 

Oggi, appunto, si parla di Ai anche per i giocattoli soprattutto negli Stati Uniti. Cosa ne pensi? 

«Penso che il mondo dell’arte e, in generale, quello legato all’essere umano se fosse tradizionalista saremmo ancora a lavorare le selci nelle caverne, quindi secondo me qualsiasi cosa si fa va innovata con il tempo. Oggi, si va alla velocità della luce però penso che ognuno debba sapersi adattare; rimanere indietro non serve a nulla.

Poi essendo un po’ a contatto con il mondo dell’arte noto che c’è molta preoccupazione specie per illustratori e grafici, perché c’è la paura che l’Ai possa sostituire il disegno manuale; però chi vuole un disegno autentico continuerà a chiederlo all’artista, non al computer.  

Conosco anche persone che facevano lavori creativi e con l’Ai si sono messi proprio a fare arte; è una nuova opportunità secondo me». 

 

Se fossi un tuo personaggio chi saresti? 

«Sicuramente un gamberetto che suona. Mi sono pure appena fatto un autoritratto nel libro medievale (vestito in fucsia)» 

Autoritratto di Amedeo Capelli in arte Stoccafisso

Cosa rappresenta per te e la tua arte il mondo digitale? 

«Tutto! Se non ci fosse internet probabilmente non farei questo lavoro, perché vendo esclusivamente online e il 90% delle mie vendite va negli Stati Uniti. Poi, oltre alla vendita c’è tutto il discorso della comunicazione su TikTok, Instagram e YouTube, tutti modi di comunicare con clienti e appassionati». 

 

Quali sono le reazioni di chi vede le tue opere online? 

«Ricevo complimenti, commenti o messaggi privati in cui le persone mi dicono che un mio video ha cambiato la loro giornata terribile. Mi fa molto piacere! Anche quando qualcun’altro replica la mia opera e me la fa vedere, questa è sicuramente la soddisfazione più grande. I lavori, infatti, che mi arrivano li ripubblico nelle storie Instagram e a ogni fine anno ho intenzione di farci un video». 

 

Prossimo automa? 

«Sto battendo il record della Macabra Orchestra con un altro lavoro più complesso e un po’ insolito, pensato per il mio canale YouTube. È ispirato a Theo Jansen che fa delle macchine che camminano sulle spiagge dal nome “strandbeest” ed è tutto in legno, azionato da un motore a vapore in miniatura che mi sono fatto inviare da un’azienda americana con cui sto facendo una collaborazione.

Non c’è un personaggio, ma un veicolo grande 50X50 cm che ha richiesto mesi di progettazione, ecco perché questo rimarrà, per un bel po’ di tempo, il lavoro più complicato» 

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