Attualità
Lavoratori e leader – una questione di dignità – Workers and leaders – a question of dignity
Lavoratori e leader – una questione di dignità
di Carmelina Micallef
Ci siamo mai fermati a riflettere su come viene valutata la vita umana in una società che vede le persone solo come risorse economiche? E cosa definisce un vero leader? In teoria, un leader dovrebbe assumersi la responsabilità e cercare di rendere felici gli altri. Questo concetto si applica a ogni area della vita, dalle relazioni personali all’unità familiare, dalle dinamiche lavorative al funzionamento della società.
Porsi alcune domande importanti può aiutarci a capire come la nostra percezione del valore umano sia spesso distorta da un’enfasi sul controllo delle persone e sul generare profitti.
Oggi, vediamo spesso i leader come individui che parlano troppo o troppo poco, che fanno grandi promesse o nessuna, e che trattano le persone ingiustamente. Questi cosiddetti leader dimenticano che il vero valore di una persona si misura da quanto essa aiuta gli altri. Prima o poi, le conseguenze delle loro azioni li raggiungono, portando a una perdita del rispetto che anche loro cercano disperatamente e che non trovano.
Facciamo qualche passo indietro e riflettiamo un momento sul concetto antico di valore umano. Un tempo, gli schiavi erano valutati e comprati per la loro forza fisica e la capacità di produrre. Erano strumenti per raggiungere obiettivi economici e sociali e soprattutto per il benessere personale di chi li sfruttava. Con la rivoluzione industriale questa visione si è ulteriormente radicata con gli operai delle fabbriche, ora diventati “ingranaggi” della stessa macchina produttiva. Anche qui, questa gente era costretta a lavorare in condizioni disumane per lunghissime ore, privi di ogni diritto e sicurezza e con salari da fame fino allo sfinimento. In ogni parte del pianeta si generavano disuguaglianze sociali di ogni genere, fino a quando qualcuno ha incominciato a dire basta.
E cosa dire del 2024? Si, parliamo proprio di noi, in un’epoca in cui lanciamo razzi nello spazio e possiamo connetterci con chiunque nel mondo in un batter d’occhio, tranne che con noi stessi. Viviamo nel paradosso in cui la tecnologia avanza a passi da gigante, ma il nostro rapporto con chi ci sfrutta sul lavoro e nella vita personale resta invariato. Intrappolati, sempre noi nel 2024, in una dinamica in cui subiamo tutto, come se la nostra dignità fosse il prezzo inevitabile della sopravvivenza, e proprio come i nostri antenati sfruttati, non siamo poi tanto diversi!
Eppure, c’è una sottile differenza.
Il confronto tra gli antenati sfruttati nel passato, e gli individui odierni che approfittano della vulnerabilità altrui, rivela una realtà ancora più inquietante. La dura verità è che il persistere dello sfruttamento, da parte di individui avidi si basa sempre e solo sulla paura degli oppressi! Mantenendo le vittime nella paura e nella confusione, gli sfruttatori in posizioni privilegiate continuano a prosperare incontrastati. Ogni cambiamento in positivo è scoraggiato poichè questo minerebbe il loro status quo favorevole. E qui si capisce bene che la povertà materiale non è la cosa peggiore; è piuttosto l’accettazione di essa come cosa normale. Quando la morte e la sofferenza diventano realtà quotidiane, non attirano più attenzione e tutto rimane esattamente com’è stato, e come è.
La mancanza di rispetto e di apprezzamento per le persone influisce negativamente sui lavoratori, sui loro supervisori e sull’intera comunità. E questo cosa comporta?
A poco a poco vediamo meno lavoratori, più tensione e problemi di salute, e una maggiore infelicità tra coloro che lasciano i loro mestieri e i loro paesi. L’emigrazione di massa si intensifica, portando a una significativa perdita di giovani talenti che avrebbero potuto contribuire al progresso dei loro paesi d’origine, ma che scelgono di non tornare più. Questo dramma si manifesta in tanti settori e particolarmente nella sanità, dove la mancanza di professionisti qualificati è particolarmente critica. Ad esempio, molti medici e infermieri emigrano verso paesi con migliori condizioni lavorative e salariali, lasciando intere comunità senza assistenza sanitaria adeguata. Allo stesso modo, i giovani laureati in scienze, ingegneria e tecnologia, trovano maggiori opportunità all’estero, privando i loro paesi di idee innovative e competenze avanzate. Questo esodo di talenti non solo limita il potenziale di crescita economica, ma crea anche un senso di sfiducia e rassegnazione tra coloro che rimangono, alimentando ulteriormente il ciclo di impoverimento. Le infrastrutture si deteriorano, i servizi pubblici diventano inadeguati e la qualità della vita peggiora.
Sfruttare le persone è un segno vergognoso per l’umanità e una malattia nelle menti orientate al profitto. Permettere alle persone di “sopravvivere” nel 2024, invece di vivere con orgoglio e dignità, dimostra il disfacimento lento dei popoli e dei lavoratori i cui sforzi sono il cuore palpitante che mantengono in funzione la società stessa.
Ogni lavoratore, indipendentemente da chi sia o cosa faccia, contribuisce alla comunità!
Ogni persona, con la propria storia ha il desiderio di essere riconosciuta economicamente e moralmente per i propri sforzi e non soggiogata da delinquenti. Non capire questo, oppure rendersi complici di un sistema marcio con il silenzio, è il legame mancante tra la persona e il suo senso di valore, un’arma a doppio taglio che erode il benessere comune.
Educare i giovani e le famiglie sui diritti umani è fondamentale per eliminare ogni forma di sfruttamento, sia sul lavoro che in ambito domestico. Sensibilizzare sul diritto alla vita attraverso corsi scolastici, con insegnanti e professionisti del settore, è una necessità che non può assolutamente essere trascurata nel nome di un’autentica libertà.
In definitva, migliorare la qualità della vita di ogni individuo è un investimento nella sostenibilità di qualsiasi società che si definisce democratica.
Nessuno può definirsi un vero “leader” se non riconosce l’importanza del lavoratore e non lo mette al primo posto.
Oggi, più che mai, il lavoratore è sacro e rappresenta la spina dorsale di una società prospera, anche se forse non ne è ancora pienamente consapevole.
Abbiamo tutti i mezzi necessari per contrastare lo sfruttamento, la debolezza e l’ignoranza su cui si alimentano gli sciacalli, ed è nostro dovere pretendere e garantire il rispetto della persona sempre. Dobbiamo esigere il rispetto e la valorizzazione del lavoratore, del nostro ruolo in famiglia, del nostro impegno civile e di tutto ciò che ci rende umani, distinguendoci da ogni forma di assurda brutalità!
Workers and leaders – a question of dignity
by Carmelina Micallef
Have we ever stopped to consider how human life is valued in a society that sees people only as economic resources? And what defines a true leader? In theory, a leader should take responsibility and strive to make others happy. This concept applies to every area of life, from personal relationships to family unity, from working environments to the functioning of society.
Asking tough questions can help us see how our sense of worth is often distorted by a focus on controlling people and generating profits. Leaders today are often seen as individuals who talk too much or too little, who make big promises or none at all, and who treat people unfairly. These so-called leaders often forget that the true value of a person is measured by how much they help others. Sooner or later, the consequences of their actions catch up with them, causing them to lose the respect they so desperately crave but cannot find.
Let’s take a step back and reflect on the ancient concept of human value for a moment.
Once upon a time, slaves were valued for their physical strength and ability to produce. They were the tools to achieve economic and social objectives, mainly for the personal well-being of those who exploited them, their “leaders”. During the Industrial Revolution, factory workers were gradually transformed into machines within the same production system, and this idea gained more ground. People were forced to work for very long hours without any rights or safety, and were paid meagre wages until exhaustion. Social inequality spread around the world until someone finally decided they had “enough!”
In 2024, we can launch rockets into space and connect instantly with anyone on the planet, yet we often struggle with self-connection. Despite rapid technological advancement, our relationships with exploiters at work and in private life remain unchanged. Today, we accept everything, as if sacrificing our dignity is the unavoidable cost of survival, much like our exploited ancestors did.
But there’s a subtle, yet even more unsettling reality when we compare ourselves to our exploited ancestors in the past.
The harsh reality is that the oppressed remain perpetually exploited due to the fear instilled in them by greedy individuals. Those who exploit from privileged positions thrive unchecked, keeping their victims in a perpetual state of fear and uncertainty and actively resist any positive changes that could threaten their comfortable status quo. Here, it becomes clear that material poverty is just one aspect of the problem; the deeper issue lies in its normalization. When death and suffering become a routine, unnoticed and accepted as “inevitable”, the status quo of unscrupulous leaders persists.
Working individuals, their supervisors, and the whole community are negatively impacted by the lack of respect and appreciation for people. And what’s the result of all this?
Gradually, we see fewer workers, more tension and health problems, and a greater unhappiness among those who leave their jobs and countries. Mass emigration increases, leading to a significant loss of young talents who could have contributed to the progress of their home countries but choose not to return. This drama is evident in many sectors, particularly in healthcare, where the lack of qualified professionals is especially critical. For example, many doctors and nurses emigrate to countries with better working conditions and salaries, leaving whole communities without adequate healthcare. Similarly, young graduates in science, engineering, and technology find greater opportunities abroad, depriving their home countries of innovative ideas and skills. This loss of talent not only limits economic growth but also creates a sense of distrust and resignation among those who remain. Infrastructure deteriorates, public services become inadequate, and the quality of life declines.
Exploiting people is a shameful mark on humanity and a disease in profit-oriented minds!
Allowing people to just “survive” in 2024, instead of living with pride and dignity, demonstrates the slow decay of societies.
Every worker contributes to the community, regardless of their role or what they do.
Everyone has their own story and wants to be rightly acknowledged for their efforts, rather than being continually exploited by scavengers. Failing to understand this truth, or turning a blind eye to corruption, widens the gap between our personal dignity and social value. If we do not grasp this reality, or silently support a corrupt system, it further deepens the divide.
To eradicate all forms of exploitation, both in workplaces and at home, it is essential to educate youth and families about human rights.
Teaching the right to life through social courses, led by teachers and professionals is a powerful step toward achieving freedom.
No one can claim to be a true leader without recognizing the importance of working individuals who are the heartbeat of a thriving society. And right now, we have everything we need to fight inequalities!