Italiani nel Mondo
ROMA: CGIE (Italiani all’estero), Assemblea plenaria 2025 alla Farnesina: al centro cittadinanza, voto e rientri

Una settimana cruciale per il futuro degli italiani all’estero. I video interventi di Antonio Tajani e Maria Chiara Prodi. Le interviste a Gianluca Lodetti e Aniello Gargiulo.
di Laura Marà
Dal 16 al 20 giugno si è svolta a Roma presso la Farnesina, l’Assemblea Plenaria del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE), momento istituzionale centrale per il dialogo tra lo Stato italiano e le comunità di connazionali residenti oltre confine.
Presenti i 63 consiglieri eletti in tutto il mondo, i membri di nomina governativa e parlamentare, numerosi rappresentanti del Ministero degli Esteri, del Cnel, di Comites e associazioni territoriali. Al centro dei lavori: la nuova legge sulla cittadinanza, la messa in sicurezza del voto all’estero e gli incentivi al rientro, tre temi che toccano direttamente i quasi 90 milioni di italiani nel mondo.
Tajani, Silli e Prodi: cittadini all’estero al centro del dibattito
Tra gli interventi istituzionali più attesi, quelli del Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Antonio Tajani, del Sottosegretario agli Esteri Giorgio Silli, e della Vicepresidente del CGIE Maria Chiara Prodi, intervenuta nel corso del dibattito per esprimere il punto di vista delle comunità rappresentate.
Prodi ha sottolineato l’importanza della presenza del Ministro Tajani in tutte le sue funzioni:
“È importante per noi averla presente in tutte le sue funzioni, che ci assicurano di poter avere il Consiglio nel cuore della vita democratica del Paese. La centralità del CGIE riflette quella delle comunità che rappresentiamo. Affronteremo temi fondamentali: cittadinanza, voto e incentivi al rientro. Non possiamo separare queste sfide da quelle globali per la democrazia e i diritti”.
Prodi ha insistito sulla necessità di ascoltare le comunità, raccoglierne i bisogni e rinsaldare il legame con la politica italiana, ricordando quanto la questione della cittadinanza impatti sull’identità e sull’appartenenza.
Tajani risponde: “La cittadinanza italiana è una cosa seria”
La replica del Ministro Tajani non si è fatta attendere. Il vicepresidente del Consiglio ha difeso con forza l’impianto della riforma della cittadinanza:
“Ho grande rispetto per tutti gli italiani all’estero, ma dobbiamo fare chiarezza: abbiamo scoperto vere e proprie agenzie che trafficavano in cittadinanze false. È inaccettabile. In alcuni comuni italiani abbiamo dovuto revocare la cittadinanza a centinaia di persone, in casi in cui l’ascendenza italiana era inventata. In Brasile e Argentina si promuoveva il ‘Black Friday del passaporto italiano’. Essere italiani non può ridursi al desiderio di un documento per viaggiare o lavorare in Europa: significa conoscere la lingua, condividere valori, sentirsi parte di un’identità”.
Tajani ha poi ribadito la disponibilità a migliorare il testo in Parlamento, ma ha difeso la necessità della stretta:
“Troppa gente ha lucrato sull’italianità. Le leggi si possono correggere, ma era tempo di rimettere ordine.
Lodetti: “Cittadinanza, voto, rientro: le tre sfide cruciali”
A sintetizzare le priorità dell’Assemblea è stato il vicesegretario generale del CGIE, Gianluca Lodetti che ha evidenziato come la riforma della cittadinanza, così come oggi proposta, rappresenti un punto di rottura con la visione tradizionale dell’identità italiana all’estero:
“La nuova legge spezza l’automatismo nella trasmissione della cittadinanza per discendenza. Questo provoca incertezza, dubbi, e rischia di allontanare milioni di persone che da generazioni si sentono italiane pur essendo nate altrove. Il principio della ius sanguinis non è solo una norma: è un ponte culturale, affettivo e identitario”.
Lodetti ha sottolineato l’importanza di una cittadinanza consapevole, ma non esclusiva:
“Siamo d’accordo sulla necessità di contrastare abusi, ma questo non deve significare chiudere le porte a chi ha un legame autentico con l’Italia. Servono strumenti per rafforzare l’identità: corsi di lingua, cultura, accesso semplificato ai servizi consolari, percorsi di conoscenza dell’Italia. Invece stiamo creando ostacoli”.
Ha poi ricordato che molte delle proposte presenti nella legge sono state calate dall’alto, senza un confronto con le comunità:
“Serve ascolto. Il CGIE deve essere coinvolto prima, non dopo. Questa riforma ha colto di sorpresa milioni di italo-discendenti in Sudamerica, Nord America, Europa e Australia. Ora dobbiamo costruire un dialogo, anche con il Parlamento, per correggere le storture”.
Lodetti ha anche parlato del voto all’estero e degli incentivi al rientro:
“Sul voto serve una riforma radicale per garantire sicurezza, trasparenza e partecipazione. È una questione di credibilità democratica. Quanto agli incentivi al rientro, devono essere concreti: casa, lavoro, istruzione, fiscalità agevolata. Il protocollo firmato col CNEL è un passo, ma servono politiche strutturate, non spot”.
Arcobelli: “Serve una riforma profonda del CGIE”
Tra i momenti più rilevanti, l’intervento di Vincenzo Arcobelli, consigliere eletto dagli italiani negli Stati Uniti, che ha lanciato un appello per la riforma del Consiglio:
“Il CGIE deve tornare a essere un organismo pluralista, autonomo e indipendente. Per rafforzare il legame con le nuove generazioni di italo-discendenti servono politiche concrete: corsi di lingua accessibili, programmi culturali, borse di studio, scambi scolastici e tirocini in aziende italiane”.
Arcobelli ha proposto di attivare piattaforme digitali moderne, promuovere eventi ricreativi e culturali, e costruire ponti tra giovani italiani all’estero e l’Italia anche attraverso il turismo delle radici.
Gargiulo: “Cittadinanza e voto consapevole, le sfide del presente”
In rappresentanza degli italiani in Cile è intervenuto Nello Gargiulo, che ha espresso la voce delle comunità sudamericane:
“Porto in Assemblea le preoccupazioni dei nostri connazionali: la tutela dell’identità, della lingua, e la necessità di un voto responsabile e aggiornato. Sulla cittadinanza, occorre valutare l’impatto della nuova legge prima di proporre modifiche. Serve maggiore dialogo tra base e istituzioni, cosa che oggi manca”.
Gargiulo ha anche ricordato come la lingua italiana continui a vivere grazie all’impegno delle famiglie e delle scuole fondate storicamente all’estero, come quelle dell’associazione Dante Alighieri e ha sottolineato il potenziale del turismo delle radici come ponte culturale ed economico tra Italia e italo-discendenti.
Il Presidente Mattarella ha ricevuto il Consiglio Generale al Quirinale
I 63 Consiglieri del CGIE sono stati ricevuti al Quirinale il pomeriggio del 17 giugno dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in un passaggio significativo e di grande importanza per la rappresentanza degli italiani all’estero, che ha anticipato l’entrata nel vivo dei lavori dell’Assemblea plenaria.
L’Assemblea si è riunita in un momento particolarmente delicato per la nostra diaspora, in allarme per l’entrata in vigore del Decreto-legge 36/2025 che, con il passaggio di conversione in legge, ha ristretto in maniera drastica la trasmissione della cittadinanza e l’ha condizionata a molte variabili, generando disparità di trattamento tra connazionali, in particolar modo se in possesso di altra cittadinanza.
Il Consiglio Generale ha sostenuto da tempo la necessità di una riforma, con la convinzione che questa tematica non potesse ridursi esclusivamente a uno status giuridico, ma dovesse concernere la consapevolezza, ossia il legame effettivo identitario con il Paese, da coltivare attraverso la conoscenza della lingua e della cultura, nonché delle nozioni costituzionali. Dopo essersi espresso sul decreto-legge lo scorso aprile, con audizioni in Parlamento e attraverso l’emissione di un parere formale, il CGIE, a fronte delle novità introdotte dalla conversione in legge del decreto, ha svolto una capillare attività sui territori, consultando la base e incontrando le autorità diplomatico-consolari per acquisire il quadro più completo possibile delle criticità emerse. Ha inoltre impegnato sul tema la III Commissione tematica e ha riunito le Commissioni continentali, nonché il Gruppo dei Consiglieri di nomina governativa, per rappresentare le proprie specificità e avanzare proposte.
Tra i protagonisti di questa fase preparatoria è emersa anche Maria Candida Imburgia, presidente della II Commissione tematica del CGIE, figura di riferimento per il lavoro sulle politiche di cittadinanza e partecipazione. Imburgia, unica donna tra i 20 componenti di nomina governativa, ha guidato con autorevolezza i lavori della sua Commissione, raccogliendo istanze e proposte dal territorio e dando voce a una rappresentanza femminile ancora troppo limitata nelle nomine istituzionali. Il suo impegno si è distinto per l’attenzione ai temi dell’inclusione e del rafforzamento del legame culturale con l’Italia, soprattutto tra le nuove generazioni. La sua presenza ha rappresentato, anche simbolicamente, un richiamo alla necessità di un maggiore equilibrio di genere nei processi decisionali che hanno coinvolto la comunità degli italiani all’estero.
Questa attività preparatoria è andata a sintesi durante le riunioni degli organi interni del CGIE nel corso delle due prime giornate di lavori e si è concretizzata in Assemblea plenaria con l’espressione di una posizione condivisa che ha formato oggetto del parere del CGIE, chiamato a esprimersi, come previsto dalla sua legge istitutiva, sui disegni di legge governativi per la riforma complessiva della materia già depositati in Parlamento. Hanno contribuito al dibattito i Presidenti dei Com.It.Es. di Bogotà e Johannesburg, invitati in qualità di esperti delle realtà di Colombia e Sudafrica, Paesi che non godono di una rappresentanza organica in seno al CGIE.
La mattina del 19 giugno è stata dedicata al tema della messa in sicurezza del voto all’estero con il contributo di due esperti che hanno illustrato i loro studi sull’argomento: il professor Saverio D’Auria dell’Università Statale di Milano e il dottor Stefano Quintarelli, accademico e imprenditore informatico, che da presidente dell’Agenzia per l’Italia Digitale ha diretto l’implementazione del codice dell’amministrazione digitale, gettando le basi per la modernizzazione della pubblica amministrazione.
Lo stesso giorno è stato affrontato il tema degli incentivi al rientro, oggetto del lavoro di diverse commissioni tematiche, coordinate dalla VII Commissione, che hanno organizzato webinar e proceduto a una mappatura dei dispositivi esistenti. Il commissario straordinario Castelli, con il quale il CGIE ha firmato un protocollo d’intesa lo scorso aprile, ha illustrato poi la sua relazione sulla flat tax al 7% per i titolari di pensioni estere che decidono di stabilirsi nel territorio di sua competenza. Il dibattito sull’argomento è proseguito il 20 giugno presso la sede del CNEL, istituzione con cui il CGIE ha riavviato nei mesi scorsi una interlocuzione volta alla definizione di un protocollo d’intesa e alla costituzione di un gruppo di lavoro per una collaborazione fattiva tra le due istituzioni, tesa a valorizzare l’apporto delle comunità italiane nel mondo e a creare le condizioni affinché chi si è trasferito all’estero e desidera tornare abbia l’opportunità di farlo.
Hanno fornito inoltre il loro contributo ai lavori il vicepresidente del CNEL Claudio Risso e il consigliere Alessandro Rosina, nonché Gabriele Marzano della Direzione generale conoscenza, ricerca, lavoro e imprese presso la Regione Emilia-Romagna e Michele Valentini del Gruppo Controesodo.
ITALIANI ALL’ESTERO – CONCLUSIONE ASSEMBLEA CGIE (20 GIUGNO 2025)
VII Commissione (Pres. Matteo Bracciali): “Incentivi al rientro: occorre una strategia nazionale”
Nell’ultima giornata dei lavori dell’Assemblea del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE), la VII Commissione – presieduta da Matteo Bracciali – ha posto l’accento su uno dei temi più urgenti e strategici per il futuro del Paese: gli incentivi al rientro degli italiani all’estero.
Bracciali ha introdotto i lavori partendo da un dato di fatto: l’Italia vive una triplice crisi – demografica, produttiva e di fuga dei talenti – che impone l’adozione di politiche strutturali e inclusive volte a favorire il ritorno dei connazionali. Milioni di italiani all’estero – ha sottolineato – costituiscono una risorsa inestimabile: professionisti, imprenditori, tecnici e artigiani con competenze, reti internazionali e capitale umano in grado di contribuire concretamente al rilancio del Paese.
Il documento della VII Commissione propone una strategia nazionale su tre assi principali:
- Ampliare l’accesso agli incentivi anche a lavoratori non iper-qualificati
Attualmente le misure privilegiano profili accademici e professionisti altamente specializzati. Ma la realtà degli italiani all’estero è molto più variegata: artigiani, operai, lavoratori autonomi e piccoli imprenditori che spesso restano esclusi dai benefici.
L’obiettivo, secondo Bracciali, è rendere gli incentivi più inclusivi e progressivi, premiando anche chi può contribuire con esperienze concrete nei settori produttivi locali. Una proposta sostenuta anche dal Gruppo Controesodo, già attivo su questo fronte.
- Creare un ecosistema integrato “casa-lavoro-formazione”
Il rientro non è solo una questione fiscale, ma una scelta di vita complessa. Servono:
- Misure abitative strutturali, come mutui agevolati, accesso facilitato a immobili e bonus per ristrutturazioni;
- Piani di reinserimento lavorativo, riconoscimento dei titoli esteri e programmi di aggiornamento;
- Servizi di accompagnamento, come sportelli territoriali, orientamento scolastico, tutoraggio professionale e accesso rapido alla sanità e alla burocrazia.
Solo così si può garantire un rientro sostenibile e duraturo, che valorizzi chi torna e ne faciliti il reinserimento sociale.
- Favorire il ripopolamento delle aree interne e marginali
Il rientro può trasformarsi in un’opportunità storica per contrastare lo spopolamento dei piccoli comuni italiani. Le regioni del Sud, ma non solo, possono trarre grande beneficio da politiche su misura che combinano:
- incentivi per l’acquisto e ristrutturazione di immobili;
- detassazioni e sgravi per chi apre attività in loco o lavora da remoto;
- accesso ai servizi essenziali e infrastrutture digitali.
La rigenerazione di questi territori può passare anche da chi rientra, purché si garantisca un ecosistema vivibile, inclusivo e con prospettive reali.
Conclusione: “Una strategia nazionale per far tornare l’Italia ai suoi cittadini”
Il messaggio finale della VII Commissione è chiaro: serve un sistema organico, equo e accessibile, che premi non solo i curricula, ma la volontà e il potenziale di chi sceglie di tornare. Una strategia integrata tra Stato e Regioni, tra politiche fiscali e sociali, capace di guardare al rientro come leva di sviluppo locale e coesione nazionale.
“Far rientrare gli italiani all’estero non è solo una questione di numeri: è una scelta politica per il futuro del Paese” – ha concluso Bracciali.