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Politica

Rappresentanza parlamentare non comprende solo votare un parlamentare

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Andare a votare per essere rappresentati dal mondo politico nel mondo anglosassone implica un impegno continuo di chi viene eletto verso gli elettori.  I parlamentari non rappresentano i loro partiti, ma la gente che va alle urne.

 

Di Gianni Pezzano

urna

È facile dire che i nostri parlamentari ci rappresentano, ma cosa vuol dire esattamente? Non basta mandare qualcuno a Montecitorio o a Palazzo Madama per sapere che siamo rappresentati, ma dovrebbe esistere un sistema con cui  il cittadino possa mantenere contatti con il suo rappresentante. Il costo non è poco per il modello australiano, ma fa parte del costo giusto della politica.

Un Membro del House of Representatives in Australia, ossia MHR nel gergo australiano, l’equivalente di un Deputato australiano percepisce uno stipendio di circa € 120.000 all’anno. A questo bisogna aggiungere il costo del suo ufficio al seggio e al Parlamento a Canberra e poi un’auto per uso del parlamentare nel suo seggio, oppure un’indennità annuale di circa € 13.000.00 all’anno per le spese di trasporto e le altre spese legate al suo contatto con il pubblico e i gruppi comunitari all’interno del suo seggio. Bisogna precisare che questi seggi sono uninominali.

Infine il Parlamento Federale gli paga le spese dell’ufficio, una segretaria e cinque  collaboratori tra assistente personale, ricercatori e assistenti specializzati necessari non solo per tenere un contatto con gli elettori, ma per aiutare nelle ricerche e capire le proposte di legge che il parlamentare deve votare alla Camera. Ovviamente esiste anche una diaria per il parlamentare per le spese di trasferta per la capitale Canberra, per le sedute del Parlamento e i viaggi ad altri centri importanti legati al lavoro.

Ci vuole poco per capire che le spese totali per ogni parlamentare australiano, sia MHR che Senatore è ben oltre le spese individuali dei parlamentari italiani. Però, queste cifre nascondono una differenza enorme del modo di vedere il ruolo di rappresentanza tra la politica italiana e quella australiana.

Di solito la segretaria e almeno uno degli assistenti rimane nell’ufficio del seggio non tanto per il bisogno del parlamentare, ma per tenere contatti con i suoi elettori. Di solito un minimo numero di giorni ogni mese è riservato ad appuntamenti personali tra il parlamentare e gli elettori, spesso su vicende personali tra loro e la burocrazia e non semplicemente per spiegare il programma politico del suo partito.

Questa crea un legame tra i cittadini e i loro rappresentanti che spesso manca al sistema italiano. Di conseguenza, il politico non solo è giudicato dai suoi voti in aula, ma anche e spesso soprattutto per come riesce a comunicare con chi lo elegge. Per molti australiani non basta una segretaria o un assistente per risolvere i loro problemi, ma pretendono che lo faccia il loro rappresentante.

Per questo motivo molti dei parlamentari organizzano incontri comunitari all’interno dei loro seggi per dare voce agli elettori. C’è chi lo fa in sedi comunitarie, c’è chi letteralmente gira da porta a porta il weekend per presentarsi alle famiglie e per dare loro l’opportunità di esprimere le loro idee direttamente a lui, oppure c’è chi organizza incontri in parchi e altri luoghi pubblici per gli stessi motivi.

Diventa facile capire che per il parlamentare australiano non esiste una vita privata. Ogni volta che esce da casa, anche se per motivi di famiglia, si trova soggetto a domande e commenti dei suoi concittadini e non è insolito che questo crei problemi per la sua famiglia.

In fondo, la parola rappresentanza è quel che definisce il ruolo di questi parlamenti. In aula non sono il MHR Jones, utilizzando un cognome comune, bensì il Membro per il seggio di …., oppure il Senatore per lo Stato di…. Già questo spiega benissimo come sono visti all’interno del Parlamento. Allo stesso modo i voti dei parlamentari non sono segreti.

Per motivi legati alla Storia sanguinosa del Parlamento inglese che è il modello base di quello australiano, le due Camere sono effettivamente campi di Battaglia con Governo e Opposizione che si affacciano in aula. I voti principali sono a voce, ma qualsiasi parlamentare può chiedere il conto definitivo e in quel caso i “Whip” dei due partiti principali, letteralmente le fruste, il cui ruolo è di assicurare la presenza dei parlamentari al voto, mettono i pro e i contro in gruppi separati e si contano le teste per sapere se vince il si e il no.

A differenza dal Parlamento italiano, questo vuol dire che i parlamentari che decidono di votare contro il proprio partito devono avere il coraggio di farlo in modo pubblico e senza nascondersi. E ci son poi elettori che controllano come votano i loro parlamentari per assicurarsi che abbiano votato a favore del seggio e non contro gli interessi dei loro elettori. In questo ultimo caso i concittadini arrabbiati non esitano a chiedere spiegazioni. Il parlamentare sa benissimo che le sue risposte a questi quesiti potrebbero decidere se sarà rieletto poi alle prossime elezioni.

Due mondi diversi e non so quanto sia possibile utilizzare un sistema del genere in Italia. Però, dopo molti anni di lamentele popolari contro la “Casta” sarebbe utile per molti parlamentari controllare come mantengono rapporti con i propri elettori. Non tanto per essere rieletto nel futuro, ma soprattutto perché deve dimostrare la base principale del sistema parlamentare di qualsiasi paese. I parlamentari non rappresentano i loro partiti, ma la gente che va alle urne. Il parlamentare che dimentica questa realtà politica è destinato a una carriera breve.

 

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