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Azzera la bolletta

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Il popolo del Venezuela non si arrende, tra loro molti italo-venezuelani in pericolo di vita

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17 i paesi firmatari della condanna verso il totalitarismo di Nicolas Maduro, gli Usa congelano i beni dei responsabili della Assemblea Costituente eletta in sprezzo della democrazia. Alfredo Arpaia Lidu onlus esprime condanna e auspica un corridoio umanitario in aiuto degli italo venezuelani, vessati da un regime che nega cibo e medicine. Il racconto di un professionista con la doppia cittadinanza

Di Tiziana Primozich

“Una tragedia annunciata quella che si sta consumando in Venezuela. Sono passati 15 anni da quando la scelta con la mia famiglia fu di rientrare in Italia, da cui ero andato via a soli tre anni con i miei genitori, perché l’elezione alla presidenza del paese di Hugo Chavez dava già tutti i segnali di una crisi economica e del declino della democrazia che avrebbe stravolto il paese”, è questo l’inizio del racconto di Francesco D. italiano di nascita e venezuelano d’adozione che ha descritto una situazione raccapricciante che è iniziata molto prima che l’opinione pubblica internazionale ne fosse a conoscenza. Francesco, ingegnere edile laureatosi in Venezuela, è uno dei circa 124mila venezuelani con passaporto italiano, che insieme ai due milioni di oriundi costituiscono una realtà importante per il paese dove è in corso una battaglia civile di buona parte della popolazione, per il ripristino della democrazia e del rispetto dei diritti umani.

 

A tal punto che domenica scorsa a Valencia un gruppo di militari si è unito ai civili nel tentativo di arginare lo strapotere di Nicolas Maduro e ripristinare l’ordine costituzionale. Tentativo fallito per la risposta violenta delle forze governative con un bilancio di 2 morti, una decina di arresti ed un numero imprecisato di feriti. “Abbiamo percorso una lunga strada, e il nostro popolo ha pagato un alto costo di oltre 120 connazionali caduti per mano della dittatura, 620 prigionieri politici e 15.000 feriti in quasi 130 giorni di resistenza”- spiega Francesco D. che in Venezuela ha ancora parenti ed amici, tra cui un fratello che ogni giorno gli racconta la disperazione che vive la popolazione – “ restare in contatto con i miei è sempre più difficile e totalmente impossibile aiutarli. La carenza di cibo e di medicine si aggiunge alla paura di non dover manifestare pubblicamente e neanche a bassa voce il dissenso verso l’operato di Maduro. La vita dei miei concittadini è a rischio in qualsiasi momento e per qualsiasi cosa facciano in disaccordo con il Governo”.  Nicolas Maduro non ha avuto tentennamenti a fine marzo quando con l’aiuto  del Tribunale supremo di giustizia utilizzando come scusa lo stato perenne di ribellione del partito di opposizione con maggioranza parlamentare,  ha chiuso le camere e da quel momento ha governato  incontrastato. L’opposizione di fatto si è vista azzerare i 112 seggi su 167 totali conquistati con le elezioni. Un passo deciso verso la dittatura visto che tra i motivi del contendere al primo posto c’è il cambio della Carta Costituzionale. “Maduro elimina qualsiasi ostacolo gli si pone avanti – continua Francesco D. – così come senza mezzi termini ha rimosso qualche giorno fa Luisa Ortega Diaz dal ruolo di procuratrice generale del Venezuela”.

La crisi economica in atto prende il via definitivo nel 2013 con il crollo del prezzo del petrolio, di cui il Venezuela è il maggior produttore in sud America, che da quota 120 dollari al barile passò a 42 dollari. Questo ha stravolto nel corso del tempo tutte le riforme attuate da Chavez, a partire dalla sanità pubblica la cui spesa era alimentata proprio dalla vendita di petrolio. “ Il popolo del Venezuela in questo frangente è senza medicine e  cibo ed impotente nelle mani della malavita – continua Francesco D. – Dobbiamo mostrare al mondo che questo governo è una minoranza e sfruttare il rifiuto globale della violazione dei diritti umani in Venezuela, per  tornare al voto che è l’unico mezzo democratico per ripristinare l’ordine e la legalità”.

E gli italiani del Venezuela come stanno vivendo la tempesta Maduro? “ Molti come me sono rientrati in patria – spiega Francesco D. – Oggi più che mai c’è bisogno dell’aiuto italiano perché lo stato di necessità ha raggiunto quello che si verificò in Argentina nel 2000, quando l’Italia aiutò i propri concittadini a reinserirsi nel tessuto economico e sociale”. Nei giorni scorsi in effetti il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha fatto appello alla Ue per dare supporto agli italiani in Venezuela, e su questo possibile aiuto anche Alfredo Arpaia, presidente d’Onore della Lidu onlus (lega italiana diritti dell’uomo) ha sostenuto ‘l’urgente necessità di costruire un corridoio umanitario di supporto a tutti gli italo venezuelani che volessero rientrare in patria”.

Al momento attuale anche gli Stati Uniti hanno imposto nuove sanzioni contro il Venezuela, colpendo in particolare otto persone collegate all’Assemblea Costituente a cui sono stati congelati i beni su territorio americano. La misura vieta inoltre ai cittadini americani di fare affari con le persone colpite dalle sanzioni. Le stesse sanzioni che la scorsa settimana, subito dopo l’elezione illegittima dell’Assemblea Costituente, gli Stati Uniti hanno fatto scattare per il presidente Nicolas Maduro. A questo si aggiungono 17 paesi che hanno rinnegato l’Assemblea Costituente voluta a tutti i costi dal presidente Maduro per aumentare i suoi poteri assoluti. Un documento  di condanna sulla “rottura dell’ordine democratico in Venezuela” dove si specifica  ” di non riconoscere l’Assemblea Costituente eletta il 30 luglio nel Paese, ne’ gli atti emanati da questa, per la sua illegittimita’” è stato firmato dai ministri degli esteri di Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costarica, Guatemala, Honduras, Giamaica, Messico, Panama, Paraguay e Perù. Nel documento presentato si esprime condanna sulla “violazione sistematica dei diritti umani, la repressione e la persecuzione politica, l’esistenza di prigionieri politici e la mancanza di elezioni libere”.     I paesi ratificano l’ appoggio “in modo urgente e in un quadro di rispetto verso la sovranità venezuelana” ogni possibile “negoziazione credibile” per arrivare in modo pacifico alla “restaurazione democratica nel Paese”.

 

 

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