Attualità
Pink Freud. Ogni vita ha la propria missione

È sempre la missione a spingerci a concentrare le nostre energie e ad aiutarci a prendere le giuste decisioni. PIÙ CHE UNA SCOPERTA SUL SENTIERO DELLA VITA, LA MISSIONE È IL SENTIERO STESSO.
di Maringlen De Iudicibus
Non si può certo dire che ci si prepari molto alla propria missione. Veniamo però preparati a nostra insaputa, da decisioni non sempre razionali, da consensi timorosi, da una malattia, da un burn-out, da eventi bizzarri.
La missione personale può assumere varie forme e modalità, ma per realizzarla in maniera adeguata, basterà apportare alcune modifiche ad esempio al proprio Lavoro: si potrà continuare a svolgere il medesimo incarico, ma in un altro contesto, ci si può mettere in proprio diventando così padroni di sé stessi e così via. In certi casi la missione consisterà nel cambiare atteggiamento, diventando ad esempio più creativi, più sensibili alle sofferenze altrui, più stimolanti e meno timorosi più intraprendenti, più soddisfatti, più grati e più impegnati. Altre volte si dovrà arrivare a cambiare impiego o professione se si vuole rispondere a un appello persistente dell’anima, come quello di mettersi al servizio degli altri, di entrare in politica, di riaccendere una vecchia passione, di dedicarsi alla cooperazione internazionale e così via.
Infine adempiere alla propria missione significherà forse scegliere uno stile di vita totalmente nuovo: sposarsi, avere un figlio, vivere in campagna, unirsi a una comunità di persone che vogliono condividere gli stessi valori.
Allora come riconoscere la propria missione personale? Essa come abbiamo detto si può nascondere sotto varie forme: un ideale da perseguire, una passione, un traguardo importante da raggiungere, un desiderio tenace e profondo, una inclinazione persistente dell’anima, un entusiasmo incontenibile per un tipo di attività ecc.
Talvolta può anche accadere che si scopra la propria missione personale senza arrivare alla sua scoperta avendola rifiutata. Anche se non scoperta o negata, la missione continuerà a essere un faro che brilla nelle tenebre. A volte si pensa che ciascuno scelga liberamente la propria missione. Sarebbe giusto dire che è la missione a scegliere l’individuo, il quale accettando di collaborare, la vede trasformarsi in sapienza dell’anima e in guida del percorso da compiere, con precise indicazioni che gli faranno evitare dispersione e smarrimenti.
È sempre la missione a spingerci a concentrare le nostre energie e ad aiutarci a prendere le giuste decisioni. PIÙ CHE UNA SCOPERTA SUL SENTIERO DELLA VITA, LA MISSIONE È IL SENTIERO STESSO. Per scoprire la propria missione, molti di noi si aspettano di ricevere una rivelazione dal cielo con la comparsa magari di lampi e tuoni, dalla voce di Dio che ci indichi la via da seguire. Certi personaggi storici hanno ricevuto certamente segni inequivocabili della loro missione, mi vengono infatti in mente i profeti della Bibbia, quali Isaia, Elias, Amos, oppure a Giovanna D’arco, la quale sentiva le voci che le ingiungevano di andare a salvare la Francia. Ma la rivelazione della missione personale avviene abitualmente in maniera molto più discreta.
Succederà ad esempio che si incontrerà per caso una persona che discute di un argomento avvincente, si accetterà un incarico che a prima vista appare superiore alle proprie capacità, si avrà una malattia, si subirà un incidente o si dovranno passare le traversie di un divorzio. Potrebbe succedere di essere testimoni di una situazione sociale deplorevole, che non mancherà di scuoterci nel più intimo della nostra anima. Tutti questi avvenimenti ci obbligheranno a cambiare strada.
L’annuncio della missione può anche fare a meno di segni esteriori e rivelarsi attraverso certi stati d’animo che di solito si tende a trascurare, addirittura a ignorare: Continuare a rinnegare, provare avversione per un certo tipo di lavoro, abbandonarsi a fantasmi fugaci, sognare a occhi aperti, coinvolgere sempre più il proprio interesse sullo stesso obiettivo.
Il giorno in cui finalmente ci si fermerà per collegare tra loro tutti questi impulsi interiori e per decifrare questi molteplici segnali, ci si troverà di fronte alla propria missione. A volte il percorso interiore della nostra anima si imporrà in maniera più convincente, assumerà allora la forma di un appello inequivocabile, di un’emozione sconvolgente, di un’ispirazione improvvisamente, di un’idea vincente, di un lampo di genio, di un’occasione insperata, di un incontro imprevisto, di una situazione sociale problematica.
Solo molto più tardi ripercorrendo l’itinerario della propria vita, ci si accorge che un disegno misterioso ci aveva fatto da guida. Ma la MISSIONE con L’IDENTITÀ cosa hanno in comune? Esse sono molto collegate, infatti la conoscenza di sé è il fattore principale nella scoperta della propria missione. Al di là delle forme che può assumere, la missione si radica nell’identità di ciascun individuo. A volte ci si sente dire: “LA MIA MISSIONE NELLA VITA È QUELLA DI ESSERE “, per me infatti non vi è nulla di più vero in questa affermazione. La missione deriva dall’essere, ma non è la stessa cosa. La formula filosofica “agere sequitur esse” (l’agire segue sempre l’essere) è sempre attuale. Il lavoro della missione prosegue anche se a volte occorre fermare la propria ricerca per meditare con più attenzione sul proprio essere profondo.
Ogni individuo possiede un’identità unica, immutabile, specifica ed è la stessa cosa per quanto riguarda la sua missione nel mondo. Viktor Frankl, noto neurologo, psichiatra e filosofo austriaco, nonché uno dei fondatori dell’analisi esistenziale e della logoterapia, sosteneva chiaramente: ciascuno possiede una vocazione o una missione specifica nella vita, infatti non può mai essere ripetuta. Il compito di ogni persona è unico, nel senso che solo quella persona può realizzare questa unica possibilità.
Si può evitare la propria missione? No, non la si sfugge, la si può fraintendere, schivare, credere di averla scoperta, perché si è acquisita una certa popolarità, fare in modo che si disperda in molteplici attività. Qualunque sia il palliativo che ci si inventa per sottrarsi alla sua presenza, si continuerà ad essere ossessionati dalla propria missione come da un fantasma fino a quando non si sarà deciso di mettersi al suo servizio. La missione è immanente nel corso della vita, non può subire variazioni essenziali anche se può precisarsi, concretizzarsi, ampliarsi, giovare a un maggior numero di persone. In altre parole quando una persona rimane in contatto con la propria missione, questa si trasforma in un faro di vita e diventa sapienza dell’anima, consentendole di prendere buone decisioni, di scegliere amici veri e di lanciarsi in attività positive. A ciascuno spetta dunque il compito di scoprire la propria missione. Sempre VIKTOR FRANKL afferma infatti che non inventiamo minimamente la nostra missione esistenziale, ma ci limitiamo a scoprirla e sempre secondo FRANKL, la missione rappresenta un maestro o un senso interiore, una coscienza che ci fornisce una conoscenza della nostra personale unicità. Sboccia come un fiore, emerge dall’interno di sé o meglio dal “Sé “, come si intuisce, soltanto si lascia discernere poco a poco, è raro che esploda, dal momento che si sviluppa lentamente, in parallelo con la crescita dell’essere. Soltanto noi possiamo scoprire la nostra missione, essa è il frutto di una fatica fatta di riflessione, di solitudine, ma anche del timore di potersi sbagliare. LA MISSIONE ATTIRA E SPAVENTA ALLO STESSO TEMPO. LA RICERCA DELLA PROPRIA MISSIONE ESIGE INFATTI UN IMPEGNO SERIO, IMPRESCINDIBILE DAI FATTI. Questo distacco o sacrificio come un tempo veniva chiamato, non ha nulla di masochistico, impone semmai di rinunciare ad alcuni beni a vantaggio di un bene superiore, qual è la realizzazione di sé stessi o della propria missione.
Il compimento della propria missione esige un impegno totale. La missione è aperta agli altri, più si impara ad amare, più si impara ad amare gli altri, questo paradosso non manca mai di stupirmi. Anche la realizzazione della propria vocazione ha qualcosa di paradossale. Chi scopre la propria missione e la valorizza a fondo non mancherà di essere utile alla comunità. Dal momento che la messa in atto dei propri talenti non avviene nell’isolamento, essa non può che avvantaggiare il prossimo.
Lo spirito di creatività che accompagna la realizzazione della missione ha un effetto trainante su chi ci circonda, infatti non vi è nulla di più coinvolgente che vedere una persona che sta facendo fruttare le sue risorse. William James noto psicologo e filosofo statunitense di origine irlandese (1842-1910), nonché fondatore della scuola filosofica del pragmatismo, ci ricorda a sua volta l’influsso sociale del nostro stato interiore sul mondo esterno. Secondo la mia modesta opinione la grande rivoluzione della nostra generazione è aver scoperto che l’essere umano, cambiando gli atteggiamenti interiori dello spirito, può trasformare gli aspetti esteriori della propria vita. In questo modo la scoperta della propria missione e l’applicazione che si metterà nel realizzarla, produrranno necessariamente un riflesso imprevedibile e misterioso su tutta la propria vita e di conseguenza sul proprio entourage. Voglio concludere questo mio articolo spiegando, perché ho deciso di affrontare questo tema così peculiare, ma attuale allo stesso tempo. Non ho potuto fare a meno di notare che negli ultimi decenni di questo secolo è venuto sempre meno quel bisogno o capacità di dare risposte precise, coerenti, chiare su come dare o ritrovare senso e significato alla propria esistenza da ogni punto di vista, soprattutto da parte delle istituzioni preposte a tal compito. Mi è sembrato dunque importante ed opportuno presentare a voi lettori le mie brevi, ma spero altrettanto chiare riflessioni sulla ricerca di senso della propria vita, per mezzo dello strumento principe, cioè individuare la propria “MISSIONE “. Con ciò intendo dire che quest’ultima contribuisce, ma non esaurisce a dare senso ai fatti e ai gesti quotidiani. Conoscendo il perché della propria esistenza, le persone riescono a dare un significato alla propria vita o a raggiungere una coerenza interiore e a orientare la propria attività, ponendo così le basi per uno sviluppo integrale e integrato della personalità.
Penso a tutti coloro in piena crisi esistenziale e insoddisfatti delle motivazioni che in passato hanno dato un senso alla loro vita, alle persone incastrate in un modo di vivere che non è più il loro, perché non vi si riconoscono più, ad altri che non ne possono più o che provano una noia indefinibile e infine a tutti coloro che hanno l’impressione di aver fallito nella propria vita. Ecco, è a questa ricerca personale, volta alla scoperta della vostra missione che vi invito cari miei lettori, tenendo ben presente che con il termine ricerca, derivante dal tardo latino ”circare”, che significa “andare intorno” per scoprire qualcosa, faccio riferimento ad una ricerca di tipo spirituale. Questa ricerca la suddivido e intendo in tre fasi: 1) elaborazione del lutto delle tappe della vita già varcato, 2) approfondimento della propria identità, infine 3) intravedere la propria vera missione esistenziale.
Maringlen De Iudicibus nato a Tirana nel 1985, fin dall’età di quattro anni vive in Italia. Studia presso l’Istituto dei Gesuiti di Palermo e Napoli, e consegue la laurea magistrale in Psicologia Clinica presso la Lumsa di Roma. Si specializza in Sessuologia Clinica presso l’Istituto Internazionale di Sessuologia Clinica di Firenze e Roma, e in Criminologia e Psicologia Giuridica. I suoi interessi sono rivolti a varie discipline di cui è un attento studioso quali: psicologia, storia, geopolitica, astronomia, filosofia, e altre. È docente stabile presso la scuola di Counseling: “Alta Formazione Counseling” con sede a Roma e in Sardegna. Attualmente è concentrato sullo studio e l’analisi del fenomeno dell’immigrazione, sia dal punto di vista sociale che psicosessuale. Coltiva la passione per l’equitazione, che utilizza anche a fini terapeutici.