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Italia al voto , le mille battaglie alle urne

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Italia al voto , le mille battaglie alle urne

La prima cosa che bisogna dire è che gli italiani non eleggono direttamente il nuovo Capo di Governo, come non eleggono il loro Presidente

di Gianni Pezzano

Nel corso degli anni la politica Italiana è stata la fonte di innumerevoli battute e ironie in tutto il mondo a causo dei suoi frequenti cambi di governi e particolarmente le sue tattiche bizantine che dominano le due Camere del Parlamento.

La prima cosa che bisogna dire è che gli italiani non eleggono direttamente il nuovo Capo di Governo, come non eleggono il loro Presidente.

Le mille battaglie
Quando cerca di analizzare il risultato dell’elezione l’osservatore straniero deve capire che i cittadini italiani non faranno parte di una campagna elettorale singola, bensì decideranno chi occuperà i quasi mille posti nella Camera del Deputati e il Senato. Per questo motivo non vedremo una singola battaglia elettorale, ma una campagna composta da quasi mille battaglie individuali.

Da aggiungere a questa confusione per osservatori stranieri sono i 12 Deputati e 6 Senatori che saranno eletti dai cittadini italiani residenti all’estero e , data la straordinaria volatilità di queste elezioni, questi 18 parlamentari potrebbero decidere il vincitore iniziale della campagna in termini di seggi in entrambe le Camere, come è già successo una volta.

Tristemente, a differenza di altri sistemi politici, i risultati di molte di queste battaglie non saranno noti per  qualche tempo dopo il 4 marzo, il sistema elettorale misto con seggi uninominali e le percentuali di parlamentari eletti sotto il sistema preferenziale faranno si che il conteggio sarà complesso e che potrebbe essere soggetto a sfide legali.

Nel sistema di governo Westminster il Primo Ministro è automaticamente il capo del partito o della coalizione con la maggioranza nella Camera dei Deputati, ma questo non è il caso dell’Italia e questo aspetto è quel che crea più confusione riguardo la politica italiana perché, dopo che milioni decidono chi li rappresenterà in Parlamento, soltanto una persona deciderà chi avrà l’incarico di formare il governo nuovo, una scelta che deve essere ratificata da entrambe le Camere del Parlamento.

Questo è una delle due cause maggiori della conseguente instabilità della politica italiana.

L’arbitro
La Costituzione Italiana fu scritta immediatamente dopo la dittatura fascista di Benito Mussolini. I fondatori del sistema politico attuale erano più preoccupati a evitare il possibile ritorno di una dittatura, di qualsiasi forma, che di garantire la stabilità dei governi del futuro. Di conseguenza, fecero due scelte che portarono ai giochi politici infiniti degli ultimi sette decenni.

La prima fu la scelta di affidare la nomina del Primo Ministro al Presidente della Repubblica in carica che è anche il titolare Capo di Stato e il comandante delle forze armate. In effetti, il Presidente della Repubblica è l’arbitro del paese che può decidere se convalidare o no il risultato della squadra elettoralmente vincente e quindi se sarà in grado di gestire il paese.

Non c’è alcun prerequisito che la nomina sia su un parlamentare oppure se abbia esperienza parlamentare. Il solito criterio è che il Presidente abbia fiducia che il nominato sarà in grado di superare l’ostacolo più grande che è anche quel che crea più confusione per gli osservatori stranieri.

Consultazioni
Il secondo ostacolo è chiaramente l’esigenza del candidato a Primo Ministro di ottenere il voto di fiducia in entrambe le Camere del Parlamento e questa fu la seconda scelta imprudente dei padri costituenti.

Naturalmente in una legislatura dove le maggioranze potrebbero essere diverse tra le due Camere questo porta a manovre e negoziati dietro le quinte che spesso sono la causa della grande insoddisfazione degli italiani verso il loro sistema politico. Il candidato deve consultare tutte le forze politiche presenti nel parlamento per cercare una maggioranza o maggioranze necessarie per superare il voto di fiducia necessario per ratificare il candidato del Presidente. Spesso questo è più facile a dirsi che a farsi.

Se il candidato non è in grado di farlo entro un certo periodo riconsegna il mandato al Presidente che deve poi candidare un’altra persona per cercare di formare un nuovo governo. In casi estremi il Presidente potrebbe decidere che nessuno è in grado di formare un governo e quindi chiamare ulteriori elezioni nella speranza che una maggioranza funzionale possa poi emergere.

Questo è lo scenario che alcuni politici italiani, compresi gli ex Presidenti del Consiglio Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, hanno dichiarato pubblicamente di temere dopo il voto del 4 marzo.

Fiducia, si o no
Una volta che le due Camere hanno dato la loro fiducia al candidato premier il nuovo governo si insedierà ufficialmente e, inevitabilmente, sarà soggetto agli accordi occulti fatti per garantire le due fiducie che hanno confermato la nomina.

Come abbiamo visto più volte dal 1946, Presidenti del Consiglio hanno perso la fiducia di almeno una Camera. In questo caso la legislatura non si chiude come succede nel sistema Westminster, bensì la Costituzione Italiana obbliga il Presidente a confermare che manca una maggioranza funzionale nelle Camere e questo si fa nominando un altro Presidente del Consiglio per fare un tentativo. A volte questi è proprio il Primo Ministro uscente, o un altro membro dello stesso partito. Oppure, come è successo nel caso di Mario Monti recentemente, potrebbe emergere un governo “tecnico” con un gabinetto senza parlamentari. Questi tentativi di formare governi nuovi si chiamano “crisi di governo”.

Se il nuovo candidato non è in grado di formare un governo, allora il Presidente è costretto a sciogliere le Camere e indire elezioni nuove nella speranza che le elezioni daranno una soluzione elettorale all’impasse.

Futuro
Questo allora è lo scenario che i quasi mille nuovi parlamentari affronteranno dopo aver vinto le loro battaglie elettorali individuali.  Quindi, cosa potremo aspettarci nel corso delle prossime settimane, particolarmente dopo il 4 marzo?

Dobbiamo porrci questa domanda alla luce dei sondaggi attuali che dimostrano che attualmente nessun partito, coalizione o gruppo (il Movimento 5 Stelle non si considera un partito politico) ha abbastanza appoggio per formare una maggioranza funzionale in entrambe le Camere. Questo vorrà dire che il risultato finale impegnerà più tempo del solito per emergere.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si troverà sotto pressione enorme sia dalla popolazione che è sempre più delusa dai politici, sia dai partiti politici stessi che vorranno occupare le panchine del governo nella Camera dei Deputati e il Senato.

Fino ad ora lui ha dimostrato grande carattere nella sua posizione, allora è improbabile che si piegherà a questa pressione e, indubbiamente, come ex Giudice della Corte Costituzionale, applicherà le disposizioni della Costituzione alla lettera.

Possiamo solo aspettare i risultati del 4 marzo e sperare che una maggioranza funzionale uscirà dalle mille battaglie alle urne in giro per il mondo. Se non dovesse accadere, gli italiani potrebbero trovarsi a votare di nuovo nel prossimo futuro.

A night of music in Melbourne with Sylvana, Robert Severini and Gianni Turcio

The first thing that must be said is that Italians do not directly elect the new Head of government, just as they do not elect their President.

by Gianni Pezzano

Over the years Italian politics has been the source of endless jokes and irony around the world due to its frequent changes of government and particularly the Byzantine like tactics that dominate the two chambers of its Parliament. As we watch the current national electoral campaign unfold let us look at its peculiarities so we can understand what will happen when Italians at home and overseas vote on March 4th.

The first thing that must be said is that Italians do not directly elect the new Head of government, just as they do not elect their President.

The thousand battles
The overseas observer must understand when trying to analyze the result is that Italian citizens will not be taking part in a single electoral campaign, but will effectively decide who will fill the nearly one thousand seats in the Chamber of Deputies and the Senate. For this reason we will not be watching a single electoral battle, but a campaign made up of nearly a thousand individual battles.

To add to this confusion for foreign observers, 12 Deputies and 6 Senators will be elected by Italian citizens who are resident overseas and, given the extraordinary volatility of this election, these 18 parliamentarians may well decide the initial winner of the campaign in terms of seats in both houses, as happened once already.

Sadly, unlike other political systems, the results of many of these battles will not be known for some time after March 4th as the mix of single member electorates and a percentage of parliamentarians elected proportionally will mean that the counting will be complex and could possibly be challenged legally.

In the Westminster system of government the Prime Minister is automatically the leader of the party or coalition with the most seats in the Lower House, in Italy this is not the case and it is this aspect that causes the most confusion about Italian politics because, after millions have decided who will represent them in Parliament, one single person will decide who will be entrusted with forming the new government, a choice that must then be ratified by both Houses of parliament.

This aspect is one of the two major causes on the inherent instability of Italian politics.

The referee
The Italian Constitution was drawn up in the immediate aftermath of Benito Mussolini’s Fascist dictatorship. The founders of the present Italian political system were more worried about avoiding the possible return of a dictatorship, of any form, than they were in guaranteeing the stability of future governments. As a result they made two choices which led to the endless political games of the last seven decades.

The first of these is the decision to entrust the nomination of any Prime Minister to the sitting President of the Italian Republic who is also its titular Head of State and commander of its armed forces. In effect, the Italian President is the country’s referee who decides whether or not the winning team electorally has scored the winning goal and therefore if it will be able to run the country.

There is no requirement that the nominee be a parliamentarian, or that he or she has previous political experience. The usual criteria is that the President is confident that the nominee will be able to overcome the biggest hurdle of all which is also the one that most confuses foreign observers.

Consultations
The second hurdle is of course the requirement for the nominated Prime Minister to obtain a vote of confidence in both Houses of Parliament which was the founders’ second unwise choice.

Naturally in a legislature where the majorities may well be different between the Houses this leads to manoeuvring and backroom negotiations which are often the cause of the deep dissatisfaction of Italians towards their system of government. The nominee is required to consult with all the political forces present in parliament to find the majority or majorities required to pass the confidence motion required to ratify the President’s nomination. This is often easier said than done.

If the nominee is unable to do so within a set period of time the mandate is given back to the President who will then nominate another person to try and form the new government. In extreme cases the President may decide that nobody is able to form a government and thus to call another election in the hope that a working majority may then emerge.

This is a scenario that some Italian politicians, including former Prime Ministers Silvio Berlusconi and Matteo Renzi, have publicly stated they fear after the vote on March 4th.

Confidence or no confidence
Once the nominee is ratified by the two Houses the new government officially takes power and inevitably it will be subject to the hidden agreements made to ensure the two confidence votes that confirmed the nomination.

As we have seen a number of times since 1946 Italian Prime Ministers have lost the confidence of one or both Houses. In this case the Legislature does not end automatically as occurs in the Westminster system, the Italian Constitution obliges the President to confirm that there is no working majority in the Houses and this is done by nominating another Prime Minister to make the attempt of forming a new government. At times this is the resigning Prime Minister, or another member of the former Prime Minister’s political party, or even, as was the case of Mario Monti recently, a “technical” government may emerge with a cabinet with no parliamentarians. These forms of attempting to form a new government are called crisi di governo (government crisis).

If the new nominee is unable to form a government, then the President is obliged to close the existing legislature and to call new political elections in the hope that the election will provide an electoral solution to the impasse.

Future
This then is the scenario that will face the nearly one thousand new Italian parliamentarians after they have won their individual electoral battles. So, what can we expect over the next few weeks, specifically after March 4th?

We must put this question in the light of the current polls which show that currently no political party, coalition or group (the Movimento 5 Stelle does not consider itself a political party) has enough support to form a working majority in either of the two Houses. This will also mean that the final result will probably take a longer than normal time to decide.

Italian President Sergio Mattarella will be under huge pressure from both the public which is increasingly disillusioned with its politicians and the political parties themselves who want to occupy the government benches in the Chamber of Deputies and the Senate.

Up till now he has shown strength of character in his position so it is unlikely that he will bow to this pressure and undoubtedly, as a former judge of the Constitutional Court, he will apply the provisions of the Constitution to the letter.

All we can do now is to await the results of March 4th and hope that a working majority emerges from the thousand battles at the ballot boxes around the world. If it does not happen Italians may well find themselves voting again in the near future.

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