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Diritti umani

Intelligenza artificiale e ricerca sul cervello

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Tra gli altri appellativi, il ‘900 dovrebbe anche avere quello di “Secolo delle scoperte sul cervello”, che iniziano quando, nel 1906, Camillo Golgi e Santiago Ramon y Cajal ottennero il Nobel per la scoperta della struttura del sistema nervoso. 

di Antonio Virgili – pres. comm. Cultura Lidu onlus

Quando si parla di quarta rivoluzione industriale (o, come è di moda dire, rivoluzione 4.0) e di presente ipertecnologico e iperconnesso si concorda nel riconoscere che essi sono dominati dalle applicazioni delle tecnologie informatiche e dell’Intelligenza Artificiale (IA), ma spesso si ignora una delle aree di ricerca che ha fornito la spinta determinante a questa rivoluzione: la ricerca sul cervello.  Se oggi si applica in misura sempre più ampia l’Intelligenza Artificiale lo si deve infatti largamente agli ultimi cento anni di affascinante ed intensa ricerca delle neuroscienze, testimoniata dai ben 11 premi Nobel assegnati a scoperte nel settore, dal 1906 al 2000.  Tra gli altri appellativi, il ‘900 dovrebbe anche avere quello di “Secolo delle scoperte sul cervello”, che iniziano quando, nel 1906, Camillo Golgi e Santiago Ramon y Cajal ottennero il Nobel per la scoperta della struttura del sistema nervoso.  Da allora, attraverso un crescendo, gli altri premi Nobel hanno riguardato: le funzioni dei neuroni (1932), il meccanismo di trasmissione degli impulsi nervosi (1936), le funzioni delle cellule nervose (1944), poi l’organizzazione funzionale del cervello (1949), i meccanismi neuronali e quelli ormonali, i neurotrasmettitori (1970), le specializzazioni degli emisferi cerebrali (1981), il fattore di crescita delle cellule nervose (1986, con Rita Levi Montalcini), sino alle scoperte sui meccanismi di trasduzione dei segnali nel sistema nervoso (2000).  Una carrellata quasi incredibile che ha rinnovato e talvolta rivoluzionato molte delle conoscenze precedenti portandoci a definire con sempre maggiore precisione il funzionamento del cervello e che ha influenzato altre discipline. 

  Le nuove conoscenze sul cervello hanno sollecitato la competizione per cercare di simulare e riprodurre almeno parte del suo funzionamento, dando vita al filone di ricerca denominato appunto dell’Intelligenza Artificiale che, dalla metà del ‘900 ad oggi, ha compiuto notevoli passi in avanti coinvolgendo matematici, psicologi, economisti, informatici.  Elementi di transizione verso l’approccio dell’Intelligenza Artificiale furono la Teoria dell’Informazione (con Shannon) e la Cibernetica (con Wiener), entrambe contribuirono a volgere l’attenzione verso sistemi sempre più complessi.  Lo studio dell’Intelligenza Artificiale, nel tempo, si è diversificato in vari sottosettori ed approcci metodologici, tra i quali quello che si occupa proprio delle Reti Neurali Artificiali, che si basano sulle associazioni o connessioni tra vari strati di unità, cercando di imitare l’apprendimento come si verifica tra i neuroni cerebrali.  Importanti anche i modelli ibridi che inseriscono le possibilità di ulteriore modellamento dei sistemi (in analogia con la plasticità neuronale).  Non va trascurato che la celere espansione fu anche dovuta ai cospicui finanziamenti per le ricerche sull’IA giunti dal settore militare, così come era già ampiamente avvenuto per l’informatica ed il web. Tanto che, forse estremizzando, ma rendendo bene l’idea, lo scrittore americano Frank Rose affermava che “L’informatizzazione della società … è stata essenzialmente un effetto collaterale dell’informatizzazione della guerra“.

  La IA è progressivamente divenuta lo studio e la progettazione di “agenti intelligenti”, dove per agente intelligente si intende un sistema artificiale (ad es. una macchina automatizzata, robot), progettato e realizzato per simulare alcuni aspetti comportamentali animali e umani, che si interfaccia con l’ambiente esterno grazie a progettazioni dei sistemi artificiali che manifestano le caratteristiche associate all’intelligenza umana, quali la comprensione del linguaggio, l’apprendimento, il ragionamento logico, la risoluzione dei problemi ed altri aspetti fattorizzabili legati al comportamento sia animale che umano.

  L’impatto previsto sulla società da tali apparati e la diffusione di capacità in stile cyborg (cioè apparati con bio-tecnologie aumentative oculari, uditive, muscolari e neurali destinati alle persone) vedrà una forte componente militare ma anche importanti applicazioni in ambito medico-sanitario, ponendo le basi per una realtà iper-tecnologica e virtuale densa di sfide etiche, antropologiche, legali e sociali senza precedenti. Il fatto di interfacciarsi, relazionarsi e competere, con presunti agenti intelligenti, ovvero con sistemi robotici provvisti di Intelligenza Artificiale, ai quali potrebbe essere riconosciuto lo status giuridico di personalità elettronica, sta già aprendo la strada a dibattiti ed a nuove ipotesi giuridiche, oltre che sociali. La Risoluzione del Parlamento europeo del 16 febbraio 2017, recante raccomandazioni alla Commissione concernenti norme di diritto civile sulla robotica (2015/2103(INL), sebbene l’autonomia di tali macchinari sia oggi ancora molto limitata, prefigura scenari futuri complessi.  Tale risoluzione considera infatti che, a fronte delle crescenti divisioni della società e della riduzione delle dimensioni della classe media, è importante tenere presente che gli sviluppi della robotica possono condurre a una forte concentrazione di ricchezza e potere nelle mani di una minoranza e che, oltre all’impatto sul mondo del lavoro, si porranno difficili problemi di trasparenza, di sicurezza e di responsabilità per le verifiche, i controlli, le scelte.  Ponendo quindi il tema della responsabilità civile per i danni causati dai robot. 

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