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Salute

Inquinamento e cibo scadente attivano il nostro sistema immunitario. Saremo tutti infiammati?

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Infiammazioni, sistema immunitario e metabolismo sono strettamente interconnesse tra di loro. Negli ultimi decenni, la diffusione delle infiammazioni è decisamente aumentata, in Italia colpisce dal 20% al 30% della popolazione.

di Antonio Virgili – vicepresidente Lidu onlus

Il corpo umano è un insieme complesso e stupefacente che, tra le altre cose, cerca di difendersi automaticamente quando un fattore esterno lo attacca o rischia di essere pericoloso. La più diffusa e comune manifestazione di difesa è quella che chiamiamo infiammazione, nome che rievoca le fiamme per le caratteristiche distintive, quelli che chiamiamo sintomi, di questo tipo di difesa.  Infatti, il primo segnale è un arrossamento, che si associa al calore, al dolore, al gonfiore e ad una possibile alterazione funzionale dell’area infiammata.

Lo studio sulle infiammazioni è antico, essa venne descritta per la prima volta dagli egizi nel 3000 a.C., ma fu solo nel I secolo d.C. che Celso elaborò i quattro segni caratteristici del processo infiammatorio: rubor, calor, tumor, dolor.  Nel 1844 Virchow introdusse il quinto segno, la functio laesa.  Nell’Ottocento si videro quali erano le cellule dell’infiammazione, Metchnikoff osservò l’associazione con la fagocitosi ed Ehrlich studiò l’azione degli anticorpi.  Nel 1900 Lewis elaborò la triplice reazione: vide che, strofinando con forza una porzione di cute con un righello, in prossimità della riga si determina una linea arrossata attorno alla quale si sviluppa un alone rosso; la linea, successivamente, diventa pomfo (tumor).  L’arrossamento (rubor) è dovuto alla dilatazione dei vasi sanguigni dell’area, il calore dall’aumento del flusso sanguigno; il dolore in parte dalla distorsione dei tessuti causata dal gonfiore (tumefazione) e da alcuni mediatori chimici; il gonfiore (anche chiamato edema) è causato dall’accumulo di liquidi all’esterno dei vasi sanguigni; la possibile perdita o limitazione di funzionalità è dovuta sia al gonfiore che al dolore che inibiscono il movimento. I sistemi metabolico ed immunitario che portano al manifestarsi di una infiammazione (attenzione, ma non ne sono la causa scatenante!) sono assolutamente fondamentali per la nostra sopravvivenza.  L’ infiammazione si può manifestare in forma acuta o cronica.

Le infiammazioni sono, allo stesso tempo, una manifestazione comune di normale difesa dell’organismo ma anche una delle cause e concause di molti disturbi e patologie da esse prodotte, la cui diffusione è in rapida crescita.   Analogamente allo stress, se limitate e brevi, hanno la funzione di difendere meglio l’organismo da elementi ad esso esterni, tra questi anche lo stesso stress; se acute o persistenti producono effetti negativi di varia entità, sino alle patologie più gravi.  Infiammazioni, sistema immunitario e metabolismo sono strettamente interconnesse tra di loro, non solo, anche altri sistemi e fattori interagiscono ampiamente interferendo con le infiammazioni e con l’ordinario funzionamento corporeo.  Il modo più semplice di descrivere queste connessioni è definirle parte di un sistema, cioè di un insieme di componenti, dotato di struttura e di alcune funzioni.   Questo sistema si può descrivere associandolo all’approccio metodologico della SoPNEI, Socio Psico Neuro Endocrino Immunologia, un approccio sistemico che include le componenti ambientali e sociali (prima ignorate nel vecchio approccio pnei e dallo scrivente reintegrate), approccio che oggi può essere complementare al modello dell’Unica Salute (One Health), considerato il modello dall’Organizzazione Mondiale della Sanità il più avanzato poiché integra le componenti ambientali, sanitarie umane e animali.

Per quale motivo sia rilevante soffermarsi sul tema delle infiammazioni trova risposta nel numero complessivo di persone colpite da infiammazioni, numero che si stima sia più che raddoppiato negli ultimi venti anni raggiungendo cifre di tipo epidemico. Un incremento che ha riguardato principalmente i Paesi più industrializzati, ma che va includendo progressivamente aree sempre più estese a causa del degrado ambientale.  Sino alla fine del secolo scorso infiammazioni e allergie sono state considerate manifestazioni “secondarie minori”, sintomi da ridurre, ma secondari rispetto alla maggior parte delle patologie, oggi invece molte ricerche e studi hanno dimostrato che i meccanismi infiammatori sono coinvolti in una ampia varietà di patologie anche gravi, e che le infiammazioni silenti (cioè con minima o nulla manifestazione evidente) sono spesso la premessa per l’insorgere, nel tempo, di molti disturbi. Le manifestazioni infiammatorie includono un ampio spettro di disordini e malattie, il sistema immunitario ne risulta spesso coinvolto in alcune forme molto note (allergie, miopatie, disordini del sistema immunitario stesso), mentre tra le patologie diffuse che si originano in gran parte proprio a seguito delle infiammazioni ci sono l’aterosclerosi, le cardiopatie ischemiche, il cancro.  Infatti, sebbene l’infiammazione sia parte di un processo di ristabilimento omeostatico in risposta a traumi, agenti patogeni o corpi estranei, quindi un processo e azione di difesa, essa è anche implicata nella patogenesi di malattie croniche ed acute molto diverse tra loro, ad esempio può essere causa di diabete di tipo2, arteriosclerosi, artrite reumatoide, shock emorragico, ischemia, setticemia, dermatiti, ulteriori allergie, malattie croniche intestinali ed altre.

Negli ultimi decenni, la diffusione delle infiammazioni è decisamente aumentata, in Italia colpisce dal 20% al 30% della popolazione.  Secondo i dati dell’OMS, la percentuale di persone del pianeta che soffre, in vario modo, di allergie è di circa il 40%, cifre impressionanti e ben indicatrici di un problema che ha – oramai sembra chiaro – cause prevalentemente ambientali e sociali. Il nesso con una peggiore qualità dell’aria, con sostanze tossiche disperse nell’ambiente e con l’uso di sostanze alimentari e nelle bevande non bilanciate risulta evidente, anche per il fatto che l’aumento maggiore è tra i giovani.  Scendendo più nello specifico, nel mondo, varie centinaia di milioni di persone soffrono di rinite allergica, di queste circa 300 milioni anche di asma. Tra le manifestazioni infiammatorie più diffuse sono infatti le allergie respiratorie (polline, polvere, ecc.), ma esse vanno sommate alle molte forme di allergia alimentare, della pelle (dermatiti), oculari, quelle causate dai farmaci, da materiali usati nell’abbigliamento, da varie sostanze e materiali di uso comune. Così, le Infiammazioni, sono diventate oggi uno dei disturbi più comuni e diffusi nel mondo, includendo con tale denominazione sia le infiammazioni acute che quelle silenti e croniche.

Ѐ bene ricordare che le infiammazioni costituiscono un insieme vario di disturbi che presentano manifestazioni dirette multiformi ed una molteplicità ancora maggiore di sintomi e manifestazioni indirette.  L’insieme di questi disturbi e patologie ha una diffusione in celere crescita, coinvolgendo grandi numeri della popolazione mondiale anche se, in modo sempre più evidente, si concentrano prevalentemente in aree e società urbanizzate e con alti livelli di sviluppo e inquinamento.  Secondo dati della Fondazione Veronesi, circa centomila italiani soffrono di allergie o intolleranze a coloranti, emulsionanti e conservanti (che provocano sia intolleranze che allergie), ed a molte altre fonti (sostanze), alimentari e non, meno diffuse o note, ad esempio i PFAS. In generale, sono moltissime le sostanze che possono essere considerate tossiche o infiammatorie, ovvero nocive, dipende dalla dose assunta e dal tempo di esposizione ad esse. Il rischio che si manifesti un effetto tossico è quindi dato: dalla dose, dalla pericolosità intrinseca della sostanza, dal tempo di esposizione e dalla modalità di assorbimento. A queste variabili si somma la possibile predisposizione individuale, o stati pregressi di equilibrio alterato che possano acuire gli effetti delle manifestazioni. Alcune sostanze, inoltre, producono maggiore rischio quando si trasformano (biotrasformazione) e/o entrano in contatto con altre sostanze. Infine, alcune sostanze tendono ad accumularsi nell’organismo più di altre, il potenziale di bio-accumulo di una sostanza è dato dalla sua tendenza a ripartirsi nei lipidi.

Nel caso dell’aumento delle allergie (una delle forme di infiammazioni più comuni) le cause non sono sempre ben definibili e sono state oggetto di numerosi studi negli ultimi quarant’ anni. Tali studi hanno escluso una modificazione rapida dei fattori genetici e si sono concentrati su fattori non genetici, quali inquinamento, fumo di tabacco, esposizione agli allergeni, sedentarietà, fattori psico-sociali di stress e la ridotta circolazione degli agenti infettivi, definita “ipotesi dell’igiene”.  In media, ciascuna persona allergica reagisce a 2-3 tipi diversi di allergeni. Oggi sono identificati oltre cento diversi allergeni, raggruppati in alcune famiglie principali, perché più comuni: gli pneumo-allergeni, che attivano reazioni attraverso le vie respiratorie (dalla polvere domestica al polline, peli, muffe e lieviti); il veleno degli imenotteri; gli allergeni alimentari; quelli chimici; medicinali e da contatto.  Se le allergie non sono trattate, i sintomi tendono a peggiorare, diventano cronici e progressivi, e si accresce il rischio di asma o di allergie a nuove sostanze che causano sintomi analoghi o molto diversi.  Secondo una ricerca di alcuni anni fa, con approssimazione, il numero di persone colpite, in Italia, da infiammazioni e dalle più comuni patologie ad esse associate registra:

  • manifestazioni croniche intestinali (es. colite ulcerosa, circa 200 mila)
  • manifestazioni reumatiche (es: artrite reumatoide, lupus eritematoso, sclerodermia, ecc.) 5 milioni
  • manifestazioni cutanee (es. psoriasi 2,5 milioni;      dermatite atopica  3 milioni)
  • Manifestazioni respiratorie (allergie respiratorie 9-12 milioni;    asma     3 milioni)

In totale, circa un terzo della popolazione italiana è coinvolto. Dati analoghi, seppure con variazioni nella distribuzione interna tra le diverse patologie, riguardano quasi tutti i Paesi industrializzati.  Infiammazioni e allergie si posizionano ai primi posti come malattie croniche. La prevalenza, secondo i dati dell’Oms, si attesta tra il 10 e il 40% della popolazione, a seconda delle regioni e dei periodi dell’anno. Negli Stati Uniti, l’Istituto di salute nazionale e l’Accademia americana delle allergie e dell’asma valutano che 35 milioni di persone soffrano di sintomi allergici dovuti ad allergeni trasportati dall’aria. Oltre 11 milioni sono i malati di asma. Nel loro complesso, quindi, le allergie coinvolgono dai 40 ai 50 milioni di americani, e sono la sesta causa di malattia e disabilità. In Europa, diverse società scientifiche e associazioni dei malati stimano una prevalenza delle riniti allergiche, nel loro complesso, del 10-25%, a seconda delle zone e delle stagioni, con una tendenza che risulta essere in crescita negli ultimi anni.

Una crescente quantità di studi e ricerche conferma inoltre che i cambiamenti climatici e l’accresciuta presenza di inquinanti ambientali sta determinando l’aumento di patologie mediate dal sistema immunitario, il quale è spesso iperstimolato dall’ambiente e ingenera danni diretti e indiretti. Analogamente, le ricerche hanno rilevato che oltre il 50% delle malattie infettive subisce l’effetto negativo dei cambiamenti climatici diffondendosi con maggiore facilità. Infezioni persistenti, esposizione prolungata ad agenti tossici, nonché reazioni autoimmuni e di ipersensibilità portano a forme di infiammazione cronica, anche esse sempre più diffuse. Purtroppo, pochi ne traggono le conclusioni ai fini di una reale prevenzione.

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