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Salute

I rischi ambientali per la salute al centro del Congresso nazionale del Medici di ISDE – Italia

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Al Congresso, intitolato “Inquinamento atmosferico e mutamenti climatici: ruolo del medico imparziale ma non neutrale”, hanno partecipato anche i rappresentanti di numerose società medico-scientifiche ed associazioni di cittadini attivi

di Antonio Virgili – vicepresidente Lidu onlus

Si è svolto nei giorni 20, 21 e 22 ottobre 2023 il Congresso nazionale dell’Associazione medici per l’ambiente- ISDE Italia. L’Associazione è nata nel 1989 da un gruppo di medici italiani consapevoli che per garantire la salute di ciascuno, i medici devono occuparsi anche della salute dell’ambiente in cui viviamo, sia come medici che come abitanti della terra ed è affiliata all’ ISDE – International Society of Doctors for the Environment, che è presente in 35 Paesi del mondo.  Al Congresso, intitolato “Inquinamento atmosferico e mutamenti climatici: ruolo del medico imparziale ma non neutrale”, hanno partecipato anche i rappresentanti di numerose società medico-scientifiche ed associazioni di cittadini attivi con le quali ISDE – Italia ha stabilito da tempo rapporti di collaborazione.

Dopo le giornate di venerdì 20 e sabato 21 ottobre, durante le quali si è parlato di regionalismo differenziato, di inquinamento atmosferico, di agricoltura e sostenibilità, per poi approfondire le tematiche delle relazioni tra inquinamento atmosferico e condizioni di salute e quelle dell’inquinamento ambientale più in generale, la sessione conclusiva di domenica mattina è stata dedicata alle “Buone pratiche ambientali per indurre il cambiamento” e migliorare lo stato di salute.   Durante il Congresso sono stati affrontati numerosi aspetti fondamentali che collegano le condizioni dell’ambiente allo stato della salute collettiva, tra questi: il rischio ambientale dei farmaci; la Campagna nazionale di prevenzione danni da plastica alla salute; l’epidemiologia degli effetti delle PFAS su salute e fertilità; l’inquinamento elettromagnetico; i danni sanitari dello smaltimento dei rifiuti speciali; l’inquinamento luminoso, e altri temi di rilievo scientifico e sanitario.

Nell’occasione dell’incontro nazionale, il dott. Francesco Bertola, Presidente di ISDE Vicenza, è stato premiato per aver promosso lo studio su «PFAS e fertilità maschile» che ISDE sta conducendo nella cosiddetta “area rossa” del Veneto, pesantemente contaminata dai PFAS.  Dallo studio sono stati rilevati dati allarmanti circa anomalie dello sperma (al momento circa il 30% dei quasi 1000 soggetti esaminati) causati dai PFAS (sostanze per- e polifluoroalchiliche) oramai largamente usati su molti materiali di diffuso consumo per le proprietà idrofobiche e oleorepellenti.  I danni alla fertilità maschile, ma anche femminile, riscontrati dovrebbero costituire una sfida primaria in un Paese nel quale la natalità è già a livelli così bassi da lasciare prevedere una consistente diminuzione della popolazione italiana. Della diffusione e dei rischi di queste sostanze si sono pure occupate di recente, con giusto allarme, sia l’Agenzia europea per l’ambiente che la stampa italiana, perché non soltanto sono molto diffuse, ma sono pure estremamente persistenti (resistono anche alle alte temperature) e si accumulano nelle persone e nell’ambiente. La loro cancerogenicità e azione patologica è nota, ma purtroppo ancora sottovalutata o ignorata, e si interviene troppo poco per ridurne la presenza.  I PFAS nel corso degli anni hanno contaminato acqua e suoli in modo stabile, entrando sempre più nelle catene alimentari umane e animali e danneggiando anche i feti durante la gravidanza.

I partecipanti al Congresso si sono quindi espressi in modo spesso fortemente critico sullo stato attuale dell’ambiente in Italia, sempre più contaminato da sostanze pericolose per la salute umana i cui danni sono già ben evidenti nonostante la ancora scarsa attenzione verso di essi. Forti preoccupazioni sono pure state espresse sui rischi di una crisi irreversibile del servizio sanitario nazionale, sulla inadeguatezza di norme ed interventi per migliorare la prevenzione riducendo il degrado ambientale e sui rischi del regionalismo differenziato, che minerebbe irrimediabilmente il diritto alla salute comune a tutti i cittadini.  I dati epidemiologici riportati sono spesso più critici e allarmanti di quanto si immagini comunemente, ciò sia per i danni alla salute indotti dall’inquinamento atmosferico che per i danni causati dallo smaltimento incontrollato e illegale dei rifiuti speciali, che oramai alimentano una filiera di spostamenti di materiali e di interessi economici di milioni di euro.  A quanti affermano che migliorare le condizioni ambientali ha un costo si ricorda che pure i molteplici danni alla salute, ad esempio nella forma di precoci manifestazioni tumorali, allergie, o malattie respiratorie, patologie circolatorie, producono danni ingenti, per fronteggiare i quali la spesa e l’organizzazione sanitarie risultano sempre meno adeguate.  Il semplice principio del “chi inquina paghi”, già sostenuto dall’Unione Europea, trova ancora scarse applicazioni in Italia, dove ai risparmi di chi inquina corrispondono le alte spese sanitarie dei cittadini che subiscono i danni, sia di salute che economici, dell’inquinamento.  Non a caso, anche l’inquinamento atmosferico è oramai diventato costante preoccupazione per molti abitanti delle maggiori città italiane, che percepiscono, quotidianamente, una qualità dell’aria sempre peggiore.

Tra gli interventi ricchi di dati statistici e scientifici quello del farmacologo-oncologo dott. Antonio Marfella, Presidente di ISDE-Italia Sezione di Napoli, che ha affrontato il tema, purtroppo comune a molte aree del Paese, dello smaltimento dei rifiuti speciali. Mentre spesso si parla di quelli urbani e del loro riciclaggio, poco o nulla viene detto in relazione ai rifiuti speciali, molto più pericolosi, di origine industriale e manifatturiera. La dispersione nell’ambiente di tali rifiuti speciali, spesso non tracciata e quindi senza un dato puntuale di pericolosità dei siti di stoccaggio o di discarica abusiva, alimenta non solo traffici illegali ma anche gravissimi rischi per la salute.

Il dott. Marfella ha sottolineato come le zone dove sono presenti tali rifiuti siano quelle con il maggiore incremento di manifestazioni tumorali e il fatto che l’età media delle persone con tali patologie si stia abbassando sempre di più. Anche in sede di audizione dei medici di ISDE – Italia, presso la Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, è stato precisato che la PREVENZIONE PRIMARIA implica la messa in campo di tutte le strategie perché una malattia NON accada; la prevenzione secondaria consiste nella ricerca precoce di una malattia già presente; la prevenzione terziaria consiste nella ricerca precoce di recidive di una malattia già curata. In Italia, e in tanti altri Paesi, si privilegiano la prevenzione secondaria e terziaria, quando le persone si sono già ammalate, modalità certo utili ma anche redditizie per quanti producono

farmaci e gestiscono tali attività, ma sicuramente poco preventive in senso stretto. La vera prevenzione fondamentale resta quella primaria, riducendo il rischio che le persone si ammalino attraverso veleni e sostanze tossiche, oramai già note, la parola è esplicita e chiara, bisogna pre-venire.

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