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Diritti umani

GOOD CLOTHES FAIR PAY: la più grande campagna mai lanciata a sostegno del settore tessile e dell’abbigliamento

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Tempo di lettura: 3 minuti

Per evitare che i lavoratori del settore continuino ad essere sottopagati occorre una tutela efficace. Ecco perchè la raccolta di un milione di firme dei cittadini UE. Anche la Lidu onlus aderisce all’iniziativa per l’impegno di Enzo Peluso, responsabile dell’Osservatorio “Diritti Umani delle Attività Produttive” a tutela dei lavoratori del comparto

di Damiana Cicconetti

Valeria Oppenheimer, Fashion Reporter, Contest Creator nonché Autrice TV  ma, invero, Docente di Moda Fashion Expert e Giornalista freelance, non ha potuto fare a meno di rendersi testimonial di un’importante campagna denominata GOOD CLOTHES FAIR PAY, che altro non significa se non “Bei Vestiti Salari Equi”, lanciata da Fashion Revolution ed il cui fine è la raccolta di un milione di firmeper ottenere una legge sulla giustizia sociale  nella produzione della moda e dell’abbigliamento…”: queste le accorate parole di Valeria Oppenheimer.

Una campagna davvero rilevante perché si pone l’obiettivo di garantire un salario dignitoso a particolari categorie di lavoratori ma, invero, un diritto umano ritenuto fondamentale per ciascun lavoratore.

… Se non altro sulla carta, perché, nella realtà, non è affatto così, visto che sono ancora molti i Paesi e i settori lavorativi in cui tale diritto non è minimamente garantito.

Questo è quanto accade ai lavoratori della catena di produzione del tessile e dell’abbigliamento, addetti a produrre abiti e calzature.

In effetti, sono proprio i lavoratori di questo settore ad apparire tra le categorie più fragili, anche perché composte in larga parte da donne e minori, persone particolarmente vulnerabili, sottopagate nella misura dell’80%.

Del resto, un salario dignitoso non rappresenta un lusso bensì un diritto umano fondamentale.

 

Tanto più in questo particolare momento storico, in cui la maggior parte dei lavoratori del tessile e dell’abbigliamento non solo non appare tutelata ma, anzi, è sotto-pagata, al punto da non poter soddisfare finanche i bisogni primari dei figli… Magari minori e che, perciò, si vedono costretti ad abbandonare gli studi per lavorare, divenendo loro stessi sottopagati e non tutelati nello stesso settore.

Anche la Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo aderisce all’iniziativa: “Come responsabile dell’Osservatorio “Diritti Umani delle Attività Produttive” della Lidu, aderisco con convinzione alla campagna, a nome mio personale e della Lidu stessa. Siamo in una fase storico e sociale in cui l’attenzione al rispetto dei diritti umani in tutte le attività di impresa deve essere massima: sappiamo che i lavoratori del tessile vivono, in questo senso, un disagio enorme a livello globale ed è doveroso sostenere loro e chi ci cerca di migliorare le loro condizioni” spiega Enzo Peluso, vertice della storica associazione ricordando che il rispetto dei diritti dei lavoratori del tessile ha effetti positivi anche sullo slancio produttivo di un settore economicamente rilevante per il nostro paese: quello della moda.

Senza dubbio fino ad oggi i marchi della moda hanno messo in rilievo più volte tante e tali problematiche, addirittura facendo promesse, pur senza impegnarsi per, poi, vederle realmente realizzate.

Ecco perché appare oramai fin troppo evidente che bisogna creare leggi e obblighi, atti a regolare l’industria del tessile; al contempo rendendo i marchi responsabili legalmente di tanti e tali ingiustizie.

E la legislazione, ad onore del vero, va richiesta per tutte le persone che producono abiti nel mondo intero, perché il problema del salario dignitoso non è solo italiano bensì globale.

Per questo GOOD CLOTHES FAIR PAY è una campagna che necessita di un milione di firme di cittadini dell’UE, proprio al fine di sollecitare la nascita di una legislazione che imponga alle aziende mondiali di adottare salari dignitosi nelle loro intera catene di fornitura.

E se è vero che la povertà lavorativa è un fenomeno sociale complesso che dipende da diversi fattori, è ancor più vero che il problema per essere affrontato e aggredito nelle sue cause strutturali necessita di misure di natura legislativa e contrattuale a livello nazionale ed internazionale.

Ecco perché è importante condividere l’iniziativa che, non a caso, è supportata da ONG, oltre che da responsabili politici ed esperti in materia, tra cui Valeria Oppenheimer, che non può non invitare ognuno a firmare la petizione on line, dopo aver visionato il link indicato nelle sue storie.  

…Si tratta della più grande campagna europea mai lanciata sul tema.

Una campagna che durerà per un anno, fino al 19 luglio 2023.

…Una campagna  che,  nel caso in cui si raggiunga il 3,5% di attivisti della popolazione mondiale, riuscirà – finalmente! – a far cambiare la tragica situazione in cui da sempre sopravvivono i lavoratori del tessile.

QUI il  VIDEO di Valeria Oppenheimer

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