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Falcone e Borsellino, 25 anni dopo: il ricordo dei presidenti delle Regioni

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L’Italia delle Regioni si stringe intorno al ricordo dei due grandi magistrati che pagarono con la vita l’impegno nella lotta alla mafia

“1992 – 2017: 25 anni dopo le stragi di Capaci e di via D’Amelio queste immagini provocano ancora rabbia e dolore. Ma ci dicono che la battaglia contro le mafie è attuale, oggi come allora. Per ricordare Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, gli agenti delle loro scorte, tutte le persone che hanno lottato e perso la vita. Ma soprattutto per le nuove generazioni e per il loro futuro”, lo scrive su facebook Nicola Zingaretti, presidente regione Lazio che (alla commemorazione delle stragi di Capaci e via d’Amelio al teatro Ambra Jovinelli di Roma, accanto al procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e all’aggiunto Michele Prestipino) ha aggiunto “La Regione Lazio è ferita” dalle mafie, “ma non gliela daremo mai vinta perche’ crediamo nella nostra libertà”.
Su Twitter la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani,  ha annotato: “25 anni fa la mafia, uccidendo Giovanni Falcone, tentò di uccidere l’Italia. Il massacro di Capaci ci ha invece insegnato come sconfiggerla”
Anche il presidente della Lombardia, Roberto Maroni twitta “Mai arrendersi. Mai” e posta una foto di Giovanni Falcone con la celebre citazione “Chi tace e piega la testa muore ogni volta che lo fa”.
Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha ricordato con un lungo messaggio sulla sua pagina Facebook le vittime della strage di Capaci, Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, e gli agenti della scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani, i primi due pugliesi. Il presidente Emiliano ha dedicato un pensiero speciale in questa giornata a Stefano Fumarulo, compagno di strada in tutti questi anni nell’impegno per la lotta non repressiva alla criminalità. Questo il testo del suo messaggio: “Questa sarebbe stata una di quelle “nostre” giornate in cui Stefano ed io avremmo vissuto insieme le iniziative per ricordare il 23 di maggio, la strage di Capaci. Per il 25ennale mi avrebbe suggerito cose che non abbiamo fatto in tempo a condividere. Per noi due questa giornata era sì dedicata alle vittime ed ai loro familiari, a Radiokreattiva, a Libera, ai familiari di tutte le vittime di mafia, ma era soprattutto una “nostra” giornata che vivevamo come un evento familiare e abituale. Adesso chiamerò Tilde Montinaro, suo marito, i suoi figli e parleremo dei nostri cari che tanto ci mancano e parleremo anche di Stefano. In questo giorno Lui si occupava del loro dolore e lo faceva senza retorica, senza apparire, senza alcuna speculazione mediatica. Lo facevamo insieme assolvendo da compagni di lotta ad un compito che apparteneva peró alla nostra essenza umana. Ci condividevamo l’un l’altro nel cammino per una vita migliore per gli ultimi, contro tutte le mafie, le prepotenze, le ingiustizie, le menzogne. Ricordavamo il 23 di maggio non perché tutti facevano così, ma per un bisogno interiore. Che adesso ci farà ricordare per sempre anche Stefano in questa data assieme a coloro per la cui memoria tanto si era speso. Non credo che nessuno si dispiacerà per questo. Anche lavorare infaticabilmente per la memoria della morte violenta dei Giusti costituisce qull’eroismo quotidiano che accomuna le generazioni e che alla fine batterà Cosa Nostra e le altre mafie. Da oggi camminano sulle nostre gambe non solo le idee delle vittime di Capaci, ma anche quelle di Stefano che per tanti anni ha fatto camminare sulle sue quelle di Giovanni, Francesca, Antonio, Vito e Rocco”.
il Presidente della Campania, Vincenzo De Luca, ha affermato che proprio “Nel ricordo del sacrificio di Giovanni Falcone, insieme a quello di Francesca Morvillo e degli uomini della sua scorta, riaffermiamo oggi l’impegno, innanzitutto nelle istituzioni, a difendere quotidianamente, nei fatti, quei principi di legalità e di rigore che sono non solo memoria, ma insegnamento costante per tutti nella battaglia contro la delinquenza organizzata”.
In una nota, il Presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, ricorda che pur essendo passati 25 anni da quel tragico 23 maggio, la memoria di quel sacrificio rimane viva e fortemente radicata nel cuore e nella mente di ognuno di noi e di chiunque coltivi i valori della legalita’, della civilta’ e della convivenza. Tante cose – prosegue Oliverio – sono state scritte e dette in questi 25 anni, ma cio’ che rimane, su tutto, è l’esempio di un uomo, di un magistrato che è morto in nome della giustizia. Il nostro compito e’ quello di non dimenticare e di trasmettere questo messaggio ai giovani, alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi che, a loro volta, dovranno far vivere e camminare le idee e gli ideali di uomini come Falcone e Borsellino sulle loro gambe, facendo ognuno la propria parte e moltiplicando gli sforzi per combattere e sconfiggere definitivamente la criminalita’, l’illegalita’, il malaffare, la corruzione, in una parola la negazione di un futuro libero e sicuro per i cittadini. Sconfiggere la mafia -aggiunge il Presidente della Regione – oggi è possibile. Nel nostro Paese e nella nostra regione ci sono uomini dello Stato, forze dell’ordine, agenti di polizia e rappresentanti delle istituzioni, a cui rivolgo il mio ringraziamento sincero per i sacrifici che spesso devono affrontare per combattere la criminalità organizzata, che sono quotidianamente in trincea e rischiano la vita. Ci sono imprenditori, studenti, forze sociali, uomini e donne che in questa regione rappresentano la maggioranza e che vivono, lottano e combattono quotidianamente per opporsi ad ogni forma di illegalita’ e di violenza. Ad esse devono guardare la politica e le istituzioni, affiancando e sostenendo i loro percorsi. A questo modello – aggiunge – abbiamo improntato e vogliano continuare ad improntare la nostra azione di governo dando noi, per primi, l’esempio e favorendo il dibattito, l’informazione, la conoscenza diretta, soprattutto fra i giovani, di un fenomeno sfregia l’immagine della nostra terra e blocca e qualsiasi iniziativa di crescita e di sviluppo. Abbiamo scelto di farlo – conclude – nella consapevolezza che tutto questo serva ad opporre significative barriere a difesa della memoria di quanto si e’ saputo costruire per la democrazia e la giustizia e per quanto ancora bisognera’ fare per liberare il Paese e la Calabria dalla piaga purulenta della violenza, della criminalita’ e del malaffare”.
“In questi giorni – scrive su facebook il presidente del Molise, Paolo Di Laura Frattura – tutti siamo stati coinvolti dal ricordo del magistrato simbolo della lotta alla mafia, Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e dei tre agenti della scorta, uomini che hanno trovato la morte nella violenza del tritolo. Abbiamo ripensato al valore del loro coraggio, del loro impegno, della loro intelligenza e della loro statura morale e civile messa al servizio della legalità. La loro lotta, la loro missione – aggiunge – ci investono adesso ancora di più in un mondo minato al cuore che rischia di cedere alla paura. L’impegno per la legalità è la chiamata corale che ci coinvolge tutti: in memoria del giudice Falcone, delle vittime della mafia e di quelle del terrorismo”.
Emma Petitti, Assessore al bilancio dell’Emilia-Romagna, ricorda (su facebook): “Una volta un giornalista gli chiese: ‘Ma chi glielo fa fare?’. Il giudice Falcone rispose: “Soltanto lo spirito di servizio”. Sono passati venticinque anni dalla strage di Capaci. Hanno ucciso Falcone ma non hanno potuto cancellare questo suo spirito. E’ compito di ognuno di noi tenerlo vivo in eterno”.
Fonte: Regioni.it
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